giovedì 11 aprile 2013

L'incompiuta.

Se proprio dovessi paragonarmi a un artista, dovrei paragonarmi a Michelangelo ... E un mare di risate lo seppellì giustamente.

Ma no. Non perchè io sia un artista, basta che leggiate un po' di quello che ho scritto e ve ne renderete conto anche voi, ma perchè come lui sono solito non finire le cose. Se andate a cercare nel mio blog troverete una cosa ignobile che parla di cyborg e umani, ispirata palesemente ai borg di Star Trek, e potrete notare che non l'ho finita.
Subito prima di questa pagina potete trovare "La casa sulla collina", che consta (alla faccia del vocabolo!) di molti capitoli e che quando la mia compianta cagnolina, pace all'anima sua, si è ammalata, è andata ad arenarsi come una nave pilotata da un capitano idiota.
Ma ho scoperto da poco un inizio di un racconto scritto da me qualche anno fa, che a mio avviso parte molto bene. Il problema è che parte e ... subito dopo si ferma.
E' praticamente un lungo incipit e non riesco assolutamente a capire dove lo avrei fatto andare a parare. Ve lo propongo, se vi viene una qualche idea sui possibili sviluppi della storia, aspetto suggerimenti.
Ciao!

Barca.

Non penso che Pol Pot e Hitler da piccoli volessero diventare quelli che poi sono stati. Cioè, capitemi se ci riuscite, Anakin Skywalker voleva essere il più grande cavaliere Jedi, Saruman voleva sconfiggere Sauron, e Sauron stesso all’inizio era solo un potente mago che voleva aiutare gli Elfi a migliorare il mondo.
Nessuno da piccolo vuole essere il cattivo, nessuno per davvero. È solo che la vita se ne frega delle tue intenzioni e dei tuoi sogni e te devi combattere per tenerti stretto quel poco che hai conquistato.
Questo mi premeva davvero dirvi prima di raccontare la mia storia, per quanto il tempo che mi resta sia poco, da qui al tramonto, forse un po’ meno se avrò coraggio, e io possa scrivere solo con questa vecchia biro che a volte si inceppa e su una manciata di fogli a quadretti strappati da un vecchio quaderno. Quando avrò finito di scrivere li metterò in una bottiglia, la chiuderò e la lancerò in acqua per chi la raccoglierà, fosse anche un capodoglio affamato, la mia parte nella storia raccontabile sarà finita, perché qualunque cosa possa accadere dopo, nessun essere umano potrà venire a raccontarvela.
E ora cominciamo a raccontare. Partirò dall’inizio. È un inizio banale. Ero giovane, lo sono ancora, ma allora lo ero di più, ero belloccio e avevo un grande futuro davanti a me. E le tasche spudoratamente vuote. Incontrai Camilla in un bar, facevo il barista per pagarmi gli studi di architettura e lei era lì per un caffè con l’amica del cuore, Valeria. A dire il vero subito notai Valeria, era molto più appariscente con quelle tettone, ma dopo dieci minuti avevo occhi solo per Camilla.
Parlammo, ridemmo, forse flirtammo, ma poco. Eravamo timidi tutti e due. Due giorni dopo era di nuovo lì, da sola. Parlammo di nuovo, di tutto e di niente, i clienti erano pochi e avevo tempo. Le chiesi di uscire, andammo a una mostra di fotografia e ci divertimmo. Andammo al cinema e ci divertimmo. Andammo al mare e in campagna, e ci divertimmo. Era di due anni più giovane di me, alta, bionda, magra. Mi piaceva da impazzire. Studiava filosofia ed era ricca sfondata. Figlia di un palazzinaro di quelli un po’ cafoni, un brav’ uomo. Io le piacevo, lei mi piaceva, ma lo ho già detto, avevamo interessi simili e ridevamo delle stesse battute. E ci piaceva tanto scopare, che non guasta mai. Mi laureai e trovai lavoro, presso suo padre. Lei si laureò e trovò un lavoro part-time in una casa editrice piccola e agguerrita. La paga faceva schifo, ma era ricca

E qui finisce. Boh!