giovedì 13 ottobre 2016

Per sapere di cosa si sta parlando.

In questi giorni sul quotidiano “La Repubblica” si sono potuti leggere degli interventi di vari personaggi pubblici, politici o intellettuali, riguardo al referendum sulle riforme istituzionali che si terrà il 4 dicembre.
In particolare mi riferisco allo scambio di lettere e risposte tra Scalfari stesso e il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky sull’argomento “democrazia e oligarchia”, dove Scalfari, per riassumere, dice che la democrazia vera e propria, la democrazia totale dove è solo il popolo a decidere, non esiste e non è mai esistita e, se c’è stato a volte qualcosa di simile, come nei primi tempi della Rivoluzione Francese, ha portato solo al Terrore e a una susseguente dittatura, e la vera democrazia è solo un’oligarchia che trae il suo potere dal voto popolare, mentre Zagrebelsky, che vede il rischio di una deriva oligarchica nelle riforme che si voteranno il mese prossimo, dice che la democrazia è o non è, e che se lo è, è contraria all’oligarchia che il professore identifica alla fine con la dittatura, un’oligarchia alla massima potenza.
Teorie interessanti, magari un filino troppo affini ai bizantinismi e ai discorsi sul sesso degli angeli, ma, soprattutto, la gente lo sa di cosa stanno parlando i due dotti contendenti?
Se io scrivo democrazia la casalinga di Voghera capisce cosa sto dicendo? Sa cos’è l’oligarchia? Sa cosa sono la democrazia delegata, la dittatura, i referendum e il famigerato “combinato disposto”?
Proviamo a mettere qualche puntino sulle “i”, non volendo fare i costituzionalisti, non lo sono, ma solo spiegando il significato delle parole e la loro origine.
Democrazia, oligarchia, dittatura, monarchia, aristocrazia, demagogia, tirannide, repubblica, elezione, rappresentanza, sovranità, populismo, plutocrazia … cosa vogliono dire queste parole e quale è la loro storia? E, soprattutto, cosa vogliono dire nell’ambito di cui stiamo parlando?
Cominciamo da due paroline che troveremo spesso, -archia e –crazia. La prima viene dal greco “archìa” e vuol dire governo. La seconda viene dal greco “crazìa” e vuol dire forza, cioè chi ha la forza, il potere, e quindi chi governa, e diventano quindi sinonimi.
Eccoci quindi a democrazia, dal greco “demos” (popolo) e “crazìa” (potere, governo) e quindi il governo del popolo.
E l’oligarchia? Viene dal greco “oligos”, cioè poco, e quindi è una forma di governo in cui ad avere il potere (crazìa), sono “oligoi”, cioè pochi. Non è il popolo nel suo insieme a governare, ma sono solo pochi.
Dittatura, dal latino “dictator” che era un magistrato che veniva eletto solo in caso di grave pericolo (perché ne esiste forse di un altro genere? Chiederebbe il colonnello Nathan Jessup) e che rimaneva in carica per soli sei mesi. Era una carica, praticamente l’unica, non collegiale, a ricoprirla era quindi un’unica persona che non doveva consigliarsi e trattare con un altro. Lo usiamo in italiano però per esprimere un concetto alquanto diverso, riconducibile più che altro al sinonimo “tirannide” dal greco “tyrannos” che definiva invece l’uomo che governava da solo una città, cosa molto comune nel 6° sec. a. C. come Policrate a Samo o Ippia ad Atene. Tanto per capirci Mussolini, un dittatore, era più simile a un tiranno che a un dictator.
La monarchia è il governo di un “monos” che in greco vuol dire “uno”, quindi il governo di uno solo. Anche la dittatura è quindi a rigor di logica una monarchia, ma noi lo intendiamo come una forma di governo in cui il potere è ereditario, tanto che sinonimo di monarca è re.
Ed eccoci all’aristocrazia, il governo degli “aristoi”, in greco i migliori, che ricorda assai il latino “optimates” che erano i senatori e la loro classe. Da questo deriva il significato che diamo in italiano alla parola, cioè il governo dei nobili, cioè della classe nobiliare che si trasmetteva i titoli e i poteri per eredità. Quando Scalfari parla di oligarchia dovrebbe in realtà usare la parola “aristocrazia” per definire il governo nelle mani dei migliori, degli eletti, ma non lo fa perché al palato di un italiano quella parola dà subito uno sgradevole retrogusto di tizi incipriati con parrucche grigie che indossano attillatissimi pantaloni al ginocchio (le culottes) e che godono come scimmie ad assistere al Re che fa i suoi bisogni.
Demagogia, da “demagogos” cioè in greco “colui che conduce il popolo”, parola che definisce in modo dispregiativo gli arruffapopolo che con la loro parlantina riescono a far fare alla Ggente quello che desiderano. È praticamente sinonimo di populismo, cioè quella forma di politica che solletica gli istinti più bassi del popolo promettendo mari e monti e dando poi in cambio, secondo una vecchia e logora battuta, al massimo una pizza.
E ora “repubblica”, come il giornale e come l’Italia. Viene da “res publica”, in latino “la cosa pubblica”, cioè lo stato, che appartiene a tutti (“publicus” ha la stessa radice di “populus”) e definisce una forma di Stato in cui a governare, ad essere sovrano, è il popolo e non un monarca. Repubblica viene quindi usato in contrapposizione a monarchia.
Elezione, si discute tanto di legge elettorale, elezione diretta, elezione indiretta o di secondo grado, ma cosa vuol dire eleggere? Dal latino “eligere” che vuol dire scegliere, scegliere bene, nominare, che poi in italiano arriva anche al significato di “preferire” (p.e. : il mio luogo d’elezione, cioè il mio posto preferito), cosicché arriviamo al significato di scegliere bene, cioè scegliere il meglio, i migliori, da cui il ragionamento di Scalfari che definisce la democrazia in Italia un’oligarchia (ma abbiamo già spiegato che avrebbe dovuto usare il termine aristocrazia perché a governare sono (dovrebbero essere) i migliori).
E la rappresentanza? Citando Google è “In un ambito di rapporti e manifestazioni ufficiali o di attività connesse al commercio, il potere, riconosciuto o espressamente conferito, di agire in nome e per conto altrui.” E quindi la democrazia rappresentativa è quella in cui il popolo vota, cioè elegge dei rappresentanti che agiranno in suo nome e per suo conto.
Sovranità. Chi è il sovrano? E chi ha il potere e chi è la fonte del potere. Nelle monarchie assolute è il re, detto infatti anche sovrano, mentre nelle monarchie costituzionali e nelle repubbliche è il popolo. Anche nei nostri tribunali infatti si emettono le sentenze “in nome del popolo sovrano” e l’art. 1 della Costituzione dice “… la sovranità appartiene al popolo …”. Il sovrano di solito non governa da solo, ma tramite dei suoi rappresentanti, ministri o governo.
E infine la plutocrazia, dal greco “plutos” che vuol dire ricco, è una forma di governo in cui ad avere il potere sono i ricchi. Una specie di aristocrazia non di sangue, ma di censo, ed è quella che Zagrebelsky descrive quando rispondendo a Scalfari descrive l’oligarchia.

Ecco, penso di aver fatto un po’ di chiarezza sui termini che i due dotti contendenti avevano usato senza preoccuparsi del fatto che i lettori capissero o no il significato delle parole. Ci sarebbe da parlare anche dei poteri di uno Stato, di democrazia diretta o delegata, di bicameralismo o monocameralismo, di leggi elettorali, ma si andrebbe troppo per le lunghe. Leggete gli articoli su Repubblica ogni giorno e fatevi una vostra idea, io la mia ce l’ho già
Buona vita a tutti!