Mi è venuta questa idea un po' complottista, e ci ho scritto un racconto.
Il che non vuol dire che ci creda, mica sono scemo.
Attentato!
17:54
Il
grosso uomo dei servizi segreti guardò il ragazzo e gli disse: «Ricordati, sali
su, ti posizioni precisamente dove c'è il sasso grigio e aspetti che lui dica “E guardate cosa succede …”, lui si volterà
verso di te e tu sparerai uccidendo l’uomo in maglia rossa alle sue spalle. È un
killer mandato ad ucciderlo.»
«Sì,
ho capito.» disse il ragazzo che sembrava sul punto di vomitare.
«Ti
devo spiegare di nuovo quanto sia importante? Quell’uomo è un killer mandato
dalla Cina, ma non possiamo assolutamente arrestarlo senza rivelare la nostra
rete di intelligence. Ma se muore in un attentato al Presidente …»
«Capisco,
capisco benissimo. Solo che … non ho mai ucciso nessuno. E poi … non è che mi
ammazzano? Ho paura!»
«I
cecchini dei servizi di sicurezza sono d’accordo con noi, avrai tutto il tempo
di scendere dalla scala, salire in macchina e, tempo cinque minuti, ti avrò
portato a casa tua. Niente filmati, niente telecamere di sorveglianza, niente.
Sarai solo un ignoto cecchino che avrà tentato di uccidere il Presidente. E il
Paese sarà salvo.»
«Vado.»
disse allora il ragazzo, scese dall’auto col fucile in spalla e, riparato dai
cespugli, arrivò alla scala che lo avrebbe condotto sul tetto del capannone. Si
coricò e prese la mira puntando là dove il Presidente, cioè, il futuro
Presidente, sarebbe stato impegnato in un discorso di lì a … guardò l’orologio,
3 minuti. Sì, tra tre minuti avrebbe detto “E guardate cosa succede…” e lui
avrebbe sparato quattro colpi verso quell’uomo coi baffi biodi, la testa pelata
e una maglietta con lo slogan della campagna elettorale sul pancione. Era
quello il killer che lui doveva uccidere per il bene del Paese.
17:55
«Ecco,
vedi? È lo stesso identico vetro del leggio, quando le guardie del corpo ti
getteranno a terra si romperà, è già stato indebolito, e tu getterai questo in
terra.» e gli diede una scheggia di vetro dai riflessi azzurrognoli, smussata
su due lati, dove doveva tenerla tra indice e medio della mano destra, e
affilatissima sulla punta, con cui avrebbe dovuto ferirsi l’orecchio.
«Ripeti
di nuovo. Per sicurezza.»
L’anziano omone dai capelli color carota sbuffò per mostrare noia, ma si vedeva benissimo che aveva un po’ di paura. «Salgo sul palco e mi metto precisamente sulla croce dietro al leggio …»
«Cioè
con la testa esattamente a 45 cm dalla linea di tiro.» disse l’altro.
«Leggo
il discorso e, quando arrivo a “E guardate cosa succede…” mi volto verso questo
lato, dove ci sarai tu che alzerai il pollice. Quindi …»
«Quindi
sentirai tre spari in sequenza, farai una faccia sconvolta, alzerai la mano
portandola all’orecchio e ti colpirai con forza il padiglione auricolare. Poi,
ma subito, ti getterai in terra e verrai coperto dai bodyguard che romperanno
il vetro. Aprirai le dita facendo cadere il vetro e poi, appena saranno finiti
i colpi, ti alzerai mostrando a tutti il volto insanguinato e griderai il tuo
slogan.»
«Combattete
per l’America.» disse l’omaccione guardando il palco. «Mi giro verso di te,
aspetto gli spari, mi porto la mano all’orecchio urlando dal dolore e mi
ferisco.»
«Poi
ti getti a terra e fai cadere il vetro mentre vieni investito dalle guardie.
Ricordati che la ferita deve essere grossa, si deve vedere il sangue che
scorre.»
L’anziano
omone annuì, deglutì e poi mise su la maschera da duro, erano le 17 e 58 e
stavano facendo la storia.
17:59
Annabel
Lee, sua madre era appassionata di Edgar Allan Poe, era tra la folla e
ascoltava il suo Presidente, la salvezza dell’America, quello che avrebbe
salvato tutti loro dai cannibali rettiliani, quando le venne da starnutire. Si voltò
per non scatarrare sulla schiena della donna obesa che stava davanti a lei e,
asciugandosi il naso con un kleenex, intravide qualcosa. Su un tetto c’era un
uomo. Era miope, non vedeva bene, ma le sembrava che avesse un fucile. Corse da
un uomo dei servizi e gli disse che sul tetto c’era un cecchino. L’uomo guardò
il tetto a 150 metri di distanza, scosse la testa e le disse: «Signora, è l’ombra
di un’antenna.» e ricominciò a controllare la folla ignorandola molto
vistosamente. La donna ricominciò ad ascoltarlo, ma ogni tanto guardava quell’ombra
con un senso di pericolo che le parole dell’agente non avevano scacciato del
tutto.
17:59
Appostato
sul tetto di un palazzo alle spalle del palco il cecchino puntava il suo fucile
sulla sagoma sul tetto. Tre spari, doveva freddarlo dopo tre spari.
18:00
Sudava
molto più del solito, aveva paura. Sbagliò due parole leggendo il discorso sul
gobbo elettronico. Ecco, era il momento… “E guardate cosa succede …” disse col
suo fare istrionico voltandosi come casualmente verso destra, quando sentì una
specie di sibilo, seguito da tre bang meno di mezzo secondo dopo. Urlò e si
portò la mano all’orecchio, fece un bel po’ male, poi si gettò a terra mentre
tutti fuggivano e le guardie gli rovinavano addosso facendo cadere il leggio
che si rompeva in mille pezzi. Aprì le dita insanguinate facendo cadere la
scheggia in mezzo alle altre.
18:00
Un
colpo, due colpi, tre colpi. Il Presidente si gettò a terra, le guardie del
corpo lo nascosero alla folla coi loro corpi. L’uomo in maglia rossa, a quasi
200 metri da lui, fece una buffa espressione con la bocca trasformata in una O
perfetta, poi si portò la mano al petto e si afflosciò. Stava schiacciando il
grilletto per la quarta volta come da accordi quando il proiettile del cecchino
gli fece esplodere la testa. Non si rese mai conto di essere stato ingannato.
18:00
Era
distante, ma gli altoparlanti riportavano benissimo la voce del Presidente,
Dio, come amava quell’uomo, per tutta la vita aveva cercato una guida, uno di
cui fidarsi, e ora era lì, a 50 metri da lui. «E guardate cosa succede …» stava
dicendo dandogli per un attimo le spalle, quando lui fu distratto da un colpo
al petto. Mentre intravedeva il Presidente che si gettava a terra con una mano
sull’orecchio sentì i tre spari. Abbassando lo sguardo al suo petto, mentre sentiva, senza registrare il fatto, gli spari dei cecchini appostati sui tetti, vide il
sangue allargarsi da un buco sul suo petto. Era al centro della A di “MAKE”. Poi
si afflosciò.
18:01
Si
scrollò di dosso le guardie e si alzò mentre ancora risuonava l’eco degli spari
dei cecchini sui tetti. Il sangue, caldo e appiccicoso, gli colava sul viso e
nel colletto della camicia, l’orecchio gli faceva un male bastardo. La folla
era sconvolta. Alzò il pugno in aria, aveva provato la scena molte volte negli
ultimi tre giorni, e gridò: «Combattete per l’America!»
Il
popolo, in estasi, ripeté il grido come un’unica voce. Era fatta.
18:03
L’uomo
dei servizi era andato via appena aveva sentito gli spari, sapeva che il
ragazzo che aveva trovato sulle chat complottiste era morto. La radio riportava
già la notizia. Stava sorridendo soddisfatto quando il camion carico di ghiaia
non rispettò lo stop e investì in pieno il suo SUV. Passò dalla soddisfazione
alla morte. Il primo collegamento era stato tagliato. Presto anche gli altri
sarebbero stati eliminati in normalissimi incidenti. Un complotto funziona se i
complottisti crepano prima di avere la tentazione di parlare, e nessuno ne
avrebbe avuto ancora a lungo la possibilità.
FINE