Finisce l'avventura di Riyo/Morgan e di Rex/Raider.
Essendo un noir non è previsto il lieto fine, ma il vecchio romanticone che sta nascosto in me ha voluto metterci una piccola gocciolina di miele.
Buona lettura!
«Sveglia, Riyo,
svegliati. Dobbiamo andare!» le stava dicendo lui scuotendole la spalla.
«Cosa? Come…»
ci mise alcuni istanti per capire dove era e chi era. E, purtroppo, ricordò
anche la notte appena passata, quel momento a lungo sognato e diventato un
incubo. Perché, perché doveva perdere tutto? «Hai trovato la donna misteriosa?»
gli chiese alzandosi e andando in bagno con indosso solo mutandine e
canottiera.
«No. È un’altra
cosa, ma ti farà piacere.» le disse indossando dei vestiti assolutamente comuni
e una felpa con cappuccio.
Lei si lavò in
fretta e dopo una decina di minuti erano per strada. Presero la navetta di Rex
e andarono a uno dei livelli inferiori, in un vicolo. Lì c’era un clone che li
aspettava e che fece un cenno con la testa verso una porta.
Rex rispose con
un cenno della mano e poi le disse: «Quando stavamo portando via il tuo “corpo”
dal carcere un inserviente … diciamo che ha mancato pesantemente di rispetto a
te, ai morti e… a noi cloni. Diciamo che sta per avere un incidente.»
«Cosa mi ha
fatto?»
«Non è meglio
se questo non te lo dico?»
«Sto per
vederti massacrare di botte uno sconosciuto, preferirei sapere perché.» gli
disse con voce fredda.
Rex alzò lo
sguardo e inspirò, poi sbuffò. Parlò velocemente, senza guardarla. «Ha fatto
degli apprezzamenti sul tuo corpo guardandolo a lungo, ti ha strizzato un seno
e, dicendo che eri una senatrice molto soda, ha detto che ti avrebbe dato molto
volentieri una bottarella. Contenta?»
«No.» gli
rispose ancora più fredda. «Per niente, ma preferisco saperlo.»
Dopo pochi
minuti, l’uomo uscì e l’altro clone lo seguì in silenzio, poi, vicino alla
navetta di Rex, lo prese alle spalle e gli bloccò le braccia. Rex. Con il
cappuccio calato in testa, scese dal mezzo e lo aggredì con una decina di pugni
all’addome e al mento. Poi l’altro mollò il poveretto che crollò a terra come
uno straccio bagnato. Riyo, scesa anche lei, si avvicinò e guardò quell’uomo.
«Che mano ha usato?»
«Cosa?»
«Con che mano
mi ha strizzato la tetta?» e la sua voce era quasi una lama tagliente.
«La sinistra.»
Lei girò
intorno all’uomo che si lamentava penosamente e gli calò il tacco sulle dita
con tutta la sua forza. Il rumore di ossa sbriciolate fu sia soddisfacente che
agghiacciante. Poi camminò ancora intorno all’uomo che, raggomitolato, si
stringeva, piangendo, la mano martoriata e gli diede un calcio fortissimo nei
genitali. Il rantolio dell’uomo fu quasi musica, un accordo del diavolo, ma
sempre musica. Guardò Rex e disse, sottovoce: «Una bottarella.»
Rex strinse la
mano all’altro clone e risalirono sulla navetta per tornare all’appartamento in
attesa dei filmati. Riyo era fredda, lontana.
«Ti piace
quello che stai diventando?» chiese all’improvviso, guardando la distesa
infinita di palazzi davanti a sé.
«In che senso?»
le chiese lui che aveva notato che era diversa.
«Eri un
soldato, eri un capitano. Ora cosa sei? Un giustiziere? Mi sei sembrato quasi
un mafioso, con il tuo picciotto che ti ha aiutato a punire l’infame che ti
aveva mancato di rispetto.»
«Siamo in
guerra.» le rispose lui.
Lei non disse
nulla, continuò a guardare davanti a sé, poi fece un sorriso che era quasi una
smorfia. «La guerra c’è già stata, e l’abbiamo persa. Il Lato Oscuro non ha
vinto perché un Sith è l’Imperatore e i Jedi sono estinti, il Lato Oscuro ha
vinto perché anche noi ne siamo ormai impregnati. La paura, la disperazione, la
rabbia… la vendetta, la vendetta è la via del Lato Oscuro, dicevano i Jedi, e
noi ci sguazziamo dentro.»
Rex la guardò e
annuì.
Lei continuò
«Non pensi mai che combattere una guerra già persa sia inutile? Vuoi davvero
sconfiggere l’Impero salvando un clone alla volta? Nel momento in cui te
diventi quello che ha appena massacrato un poveraccio e io voglio sputare sul
cadavere di chi mi ha tolto tutto, l’Impero non ha già stravinto?»
«È un modo di
vedere le cose, sì.» le disse lui.
«Non pensi mai
di andare via da tutta questa morte, da tutto questo orrore, abbandonare questo
pianeta che sembra una distesa infinita di mastodontiche lapidi a andare a
strappare quel po’ di vita e di luce che ti è rimasta?»
Lui ci pensò un
attimo. Poi disse: «Due miei fratelli sono andati via. Sono su un pianeta che
avevano visitato durante la guerra, è una specie di deserto. Cacciano degli
enormi animali simili a vermi, che sono straordinariamente buoni da mangiare.
Vivono così, da soli, cacciando. Senza nessuno che gli dica cosa fare e senza
nessuno per cui preoccuparsi. Era da un po’ che accarezzavo l’idea di
raggiungerli.»
«E ora non ci
pensi più?»
Lui la guardò e
le rispose: «Ora ho trovato te.»
Lei lo guardò
con un sorriso triste, gli accarezzò la guancia e disse: «Morgan è solo una
maschera, Rex. E non so più cosa ci sia nascosto dietro.»
Erano arrivati,
in silenzio salirono al minuscolo appartamentino e furono troppo occupati a
guardare ore di filmati per parlare ancora.
«Eccola!» disse
all’improvviso Riyo indicando una donna che passava in strada e che si infilava
in un vicolo. Da quel vicolo era passato, circa nello stesso momento, anche il
professore che si era fatto esplodere. Rex andò a vedere l’ologramma, dopo ore
gli sembravano tutti uguali, e la guardò con attenzione. Umana, o forse una
Mirialana, aveva dei tatuaggi sugli zigomi e, per quanto si poteva capire
dall’ologramma traslucido e azzurrino, la sua pelle poteva essere sicuramente
di una qualche tonalità di verde. Sembrava avere un occhio artificiale e una
ferita sulla fronte.
«Dici che è
lei?»
«Guarda qua.»
gli disse e selezionò sul visore un altro filmato. Era l’immagine di una decina
di minuti prima che lei si infilasse nel negozio di scarpe, il vicolo dove si
apriva la porta del magazzino, una Mirialana con un occhio finto che si
infilava nel vicolo.
«Quindi era
entrata prima di te.»
«Evidentemente
mi aveva già incantata, o ipnotizzata, prima. Lei è entrata e ha aspettato che
arrivassi.»
«Sì. Può
essere, ma potrebbe essere un caso.»
«Come ti ho già
detto, non sei un granché come investigatore, Rex. Guardala bene quando
cammina. Fai attenzione… ecco. Visto? Hai visto?»
«Zoppica.
Zoppica dalla gamba destra.»
«Esatto! E ora
guarda questo, è un filmato del parco dove l’ufficiale era andato a correre la
mattina che ha ammazzato i cloni alla partita. Guarda la donna che mangia un
gelato… Ora!»
Rex guardò la
figura in secondo piano, una donna alta e magra, impossibile essere più
precisi, lontana com’era, ma … zoppicava, zoppicava dalla gamba destra. E la
silhouette… sì, senza dubbio. Sorrise a Riyo e le diede una spinta alla spalla,
poi riportò il proiettore alla prima immagine. Ingrandì il volto, lo ingrandì
ancora, poi lo rimpicciolì perché l’immagine cominciava a sgranarsi. «Ersz’Beth … qualcosa, Ersz’Beth Shalwin, sì,
Ersz’Beth Shalwin, una Jedi.»
«Cosa?»
«L’ho vista una
volta mentre parlava con generale Skywalker, ne sono sicuro. Era una Maestra
Jedi ed aveva un padawan, anche lui Mirialano, un ragazzino di dodici anni.»
Riyo guardò la
donna stringendo la mano così forte da sbiancare le nocche. «Era sfregiata,
quando l’avevi vista?»
«Non era
sfregiata e non zoppicava.»
«E ora sappiamo
cosa ha contro i cloni.» disse Riyo, poi, a voce bassa e con un tono gelido da
far male, aggiunse «La stronza.»
Prima che
potessero decidere come utilizzare questa loro scoperta, arrivò un messaggio
urgente a Rex. Veniva dalla sua rete clandestina di cloni, diffusa in tutti i
gangli dell’Impero. Ascoltò il messaggio e poi si voltò verso Riyo, era
terrorizzato.
«Cosa c’è?» gli
chiese sentendo un gelo correrle lungo la schiena. Spaventare quell’uomo era
davvero difficile.
«Stamattina è
scomparsa Halle Burtoni, la senatrice kaminoana.»
«Una delle
poche rimaste del popolo che vi ha creato, quella che faceva di tutto perché il
Senato foraggiasse la vostra produzione di massa.»
«Esatto. Ma,
prima di eclissarsi e sparire, è entrata in un laboratorio e ha rubato delle
provette di un’arma sperimentale.»
«Che tipo di
arma?»
«Una tossina
manipolabile, chi ha dato l’allarme ha detto che può essere regolata per
colpire chi ha caratteristiche comuni, parti di DNA, origini geografiche… Se
venisse calibrata sulla Burtoni, che è nata e cresciuta su Kamino, quella
tossina, liberata in aria, potrebbe uccidere migliaia di persone nate e
cresciute nello stesso luogo.»
«Cioè i cloni.»
disse Riyo. Poi, guardando fuori dalla finestra, disse: «Domani è festa,
stasera il 79 sarà pienissimo. Potrebbero esserci anche un paio di migliaia di
cloni là intorno.»
Rex guardò il
locale, chiuso a quell’ora e simile ad un magazzino, poi picchiò il pugno
contro il muro. «Ti va di andare a ballare, Morgan? Conosco un bel localino qua
vicino.»
«Certo, Raider,
ne ho una gran voglia. Voglio proprio veder ballare una certa persona.»
Dopo sei ore,
erano davanti al 79, che avrebbe aperto di lì a cinque minuti. Erano eleganti,
una bella coppia, e si sbaciucchiavano su una panchina. Tutti e due facevano
finta, ma Rex notava che lei si stava sforzando moltissimo. Cosa diamine era
successo tra loro? Dove era finita la Morgan che stonava canzoni d’amore
bevendo buon vino, la Morgan che flirtava con lui con la gioia negli occhi, la
Morgan che gli aveva strappato i boxer di dosso ridendo gioiosa? Ma non era
quello il momento per quel tipo di domande, ora erano in missione.
«Guarda là.»
gli disse indicando l’angolo destro della costruzione con un cenno del capo.
Lui guardò con
la coda dell’occhio e vide il grugno inconfondibile della senatrice Burtoni,
famosa per aver portato a livelli inauditi la bruttezza tipica dei Kaminoani.
Era dietro al muro e sbirciava. Controllava quanti cloni stavano arrivando. Il
pienone sarebbe stato di lì a un’ora.
«Passiamo
dietro.» le disse e si infilarono nel vicolo pieno di casse e scatole vuote
dove gli inservienti del locale scaricavano i rifornimenti e i rifiuti.
Camminarono in silenzio ed entrambi presero in mano i loro blaster. Svoltarono
l’angolo e videro la senatrice Burtoni, in piedi, ferma, con un atteggiamento
da zombie. Evidentemente era in attesa di ordini dalla Jedi. Si guardarono e
cominciarono ad avvicinarsi all’altissima aliena quando i blaster furono
strappati dalle loro mani e volarono in terra ai piedi di una figura
incappucciata, poi una Forza inarrestabile li lanciò contro al muro, dove
rimasero appesi a un paio di metri d’altezza, incapacitati a muoversi. La
figura incappucciata avanzò, si abbassò il cappuccio e li guardò ridendo.
«CT-7567, Capitano Rex, per essere morto nell’incidente all’incrociatore Jedi
tre anni fa è davvero in ottima forma. E anche lei, Senatrice Chuchi, per
essere cadavere da cinque giorni, è davvero meravigliosa. Un po’ … sbiadita,
forse.» e di nuovo rise. Si avvicinò loro e li guardò, passando da una
all’altro, un sorriso malefico sulle labbra mentre si gustava i loro sforzi,
vani, per liberarsi dalla presa dei suoi poteri.
Con un cenno
della mano spostò una grossa cassa fin dietro di lei e vi si sedette sopra, poi
li guardò e disse: «Volete sapere qualcosa? Volete spiegazioni? Volete far
parlare il cattivo per prendere tempo?»
Fu Riyo a
parlare, e la sua voce era gelida e affilata come una lama. «I cloni ti hanno
sparato addosso, ti hanno azzoppata e sfregiata, e ti vuoi vendicare. Sei
sbalordita?»
La Jedi batté
le mani lentamente atteggiando il viso in un’espressione sbalordita. «Senatrice
Chuchi! No.» con un lieve cenno strinse le spire della Forza intorno al collo
di Rex, poco, ma comunque abbastanza per rendergli faticoso respirare. «No.
Cioè, sì, mi hanno ferito, ma su certe cose potrei sorvolare, ma il mio padawan
… Mohand aveva 12 anni, idolatrava i suoi amici cloni, e gli hanno sparato alla
schiena. Alla schiena, a tradimento, e io sono scappata con lui.»
«Mi dispiace.»
disse con voce strozzata Rex.
«CT-7567,
Capitano Rex, Raider … ti dispiace? Davvero?» e strinse ancora un pochino la
presa. Con un sorriso che le allargava gli angoli della bocca, ma che non
sfiorava minimamente gli occhi, gli disse: «A me dispiace di più che le sue
ferite si siano infettate, che dal secondo giorno abbia cominciato a piangere,
che dalla notte del terzo giorno, mentre ci nascondevamo nel bosco, abbia
cominciato ad urlare mentre le mosche brulicavano sulla sua schiena, mi
dispiace di più che abbia cominciato a delirare e che fosse impossibile
calmarlo. Mi dispiace soprattutto di averlo dovuto sopprimere come un animale
quando la sofferenza è diventata così forte da farlo impazzire. Sì, clone, mi
dispiace davvero.»
«Lo sai che è
stato il chip nella loro testa? Lo sai che non potevano ribellarsi, lo sai che
lo hanno vissuto come una violenza?»
«Senatrice
Chuchi, Riyo … Morgan, lo sai che non me ne frega un cazzo di come lo hanno
vissuto? Gli animali pericolosi vanno sterminati, gli esseri nocivi vanno
uccisi dal primo all’ultimo, tutti quei cloni e quegli idioti, come te, che li
difendono, devono morire.»
«E io? Io ho
forse partecipato all’uccisione del tuo padawan?»
«No, Riyo, no.
Tu hai solo difeso queste cose uscite da una provetta, tu volevi dare loro dei
diritti, tu volevi dare loro una pensione, tu, addirittura, tramavi nell’ombra
per salvarli. Ho solo pensato che, se davvero li amavi tanto, avrei potuto fare
in modo che anche loro amassero te. Almeno una ventina di loro, in una stessa
sera, in ogni singolo stramaledetto orifizio che la natura ti ha dato!» e si
mise a sghignazzare battendo le mani come un ragazzino che ha detto una battuta
cattiva, ma divertente. Rex si mosse nella morsa del potere della Jedi decaduta
e questa strinse la mano schiacciandolo ancora di più contro il muro, «No, no,
caro il mio playboy, stai fermo, che ora arrivo anche a te.»
Si voltò verso
di lui e, con un cenno, chiuse la bocca a Riyo che non poteva più aprire le
labbra o muovere la mascella.
«Devi sapere,
CT-7567, o Rex, o Raider, come preferisci chiamare quel lembo di tessuto
ingiustamente sviluppato che sei, che i miei piani verso la tua bella erano
semplici, farla sbattere per diritto e per traverso dai suoi amati cloni,
fargliene uccidere uno e, poi, lasciarla a marcire in una cella.
Poi ho saputo
che si era uccisa e, credimi, ho brindato a me stessa, immaginarmela appesa ad
un cappio era stupendo. Ma … grazie, devo ringraziarvi, mi avete fatto un
regalo. Vi ho visti, vi ho scoperti mentre indagavate. Il redivivo Rex e la
rediviva Riyo Chuchi, sotto le mentite spoglie dei fidanzatini Raider e Morgan.
Devi sapere,
Rex, che la nostra bella senatrice, nel suo piccolo petto blu, aveva un
cuoricino che già da due anni batteva per il bel clone tenebroso che l’aveva
salvata. Pensava a te, nelle notti tristi e sole, e poi … l’hai salvata, non
aveva più niente, nemmeno la sua faccia, ma tu eri lì.» guardò Riyo e rise
sguaiatamente. «Guardala! Guardala che occhi che ha, non vuole che te lo dica,
non vuole…
E ti sognava,
lì nell’appartamentino che dividevate, sognava il suo Raider, addirittura si
era immaginata con in braccio un bimbo dalla pelle celeste e dagli occhi
nocciola. Che tenera!
E poi, mentre
io ero lì, dietro ad un muro spesso appena dieci centimetri, finalmente, vi
siete decisi, ecco la vostra notte d’amore. Non avete idea che fatica ho fatto
per non mettermi a sghignazzare così forte da farmi sentire da voi. Finalmente
la piccola Chuchi faceva l’amore con il suo Raider…» e la guardò con una
faccina fintamente triste, canzonandola e deridendola.
«La sua mente
sta gridando, Rex, mi sta implorando di non dirti che regalo le ho fatto,
mentre eravate nel pieno del vostro schifoso rapporto. Non vuole che tu lo
sappia, che le ho fatto ricordare tutti insieme i rapporti con i tuoi fratelli,
come li chiami tu, le ho fatto ricordare quando l’ho stuprata tramite di loro,
e così ho reso uno stupro anche quello che facevi tu!» e di nuovo si batté le
mani da sola, soddisfatta della sua abilità.
«Sì, Rex.
Esatto, quando ti ha detto che aveva avuto un crampo, stava ricordando i 20
stupri che le avevo fatto subire, stava vivendo anche il rapporto con te come
uno stupro, ma tu le hai creduto. Piccina, non voleva farti soffrire, voleva
che, almeno per te, rimanesse un bel momento.»
Rex,
schiacciato contro il muro, con la gola stretta e il respiro affannoso, guardò
Riyo con gli occhi sbarrati.
«Lo sai cosa
sta pensando? Lo sai Riyo, cosa sta pensando il tuo bello? “Perché non me lo
hai detto, perché non mi hai fermato?”» e qui, guardando lei, scoppiò a ridere
battendo i pugni sulle sue ginocchia.
«Ma voi siete
manna dal cielo, vi adoro!» e guardò Rex. «Lo sai cosa ha pensato? Lo sai qual
è la risposta alla tua domanda? Lo sai cosa ha pensato la tua Morgan? “Ma
perché tu non lo hai capito? Perché hai continuato?”
Ecco, ecco cosa
ha pensato. E l’odio, il risentimento, la delusione, non hai idea, Rex, non hai
idea di quanto tu l’abbia delusa credendo a quell’idiozia del crampo.»
Li guardò
sorridendo, poi guardò la Kaminoana, che, col suo fare da zombie, l’aveva
chiamata.
«Pare che ci
sia il pienone. Almeno un paio di migliaia di cloni, e tutti, compreso lui» e
indicò Rex a Riyo, «Moriranno tra poco soffocando nel loro stesso sangue.»
Si fermò e
guardò Riyo che si stava sforzando. Mosse una mano in aria e le disse «Parla!
Dì le ultime parole, prova a convincermi a non fare una strage, fai appello
alla filosofia Jedi, fai appello alla mia umanità, implorami per l’uomo che
ami!»
Riyo la guardò
con disprezzo e le disse: «Tu non sai nemmeno vendicarti, idiota! Se io potessi
ucciderti, se potessi farti a pezzi, sapresti che sono stata io a farlo, oh se
lo sapresti! L’ultima immagine a registrarsi nei tuoi occhi morenti sarebbe
questa, io che ti sputo in faccia. Vuoi ucciderli così, a tradimento, senza
nemmeno dirgli che sei stata tu? Sei una codarda, una schifosa e patetica
assassina codarda.»
La Jedi la
guardò e annuì. «Lo sai che è vero? Ottima idea, grazie, Senatrice.» e fece
sollevare in aria tutte le scatole e le casse che erano nel vicolo, facendole
poi schiantare al suolo. Dopo pochi istanti le porte di sicurezza si aprirono e
qualcosa come duecento o trecento cloni spuntarono nel vicolo con le facce
spaventate e incuriosite. La Jedi si voltò verso di loro, facendo intanto
alzare alla Senatrice Burtoni una fialetta, pronta a romperla gettandola in
terra.
La Jedi guardò
i cloni che la fissavano e urlò: «Cloni! Ascoltatemi, sono la Jedi Ersz’Beth
Shalwin e sono qui per vendicare il mio piccolo padawan che avete ucciso! Io
sto per ammazzarvi tutti!»
I cloni si
guardavano interdetti e continuavano a dire uno all’altro «Una Jedi? È una
Jedi? Cosa vuole fare?», quando Riyo gonfiò il petto e sconfiggendo il potere
dell’assassina, si preparò ad urlare.
Rex, che aveva
capito, la guardò implorandola di non farlo, tutto, ma non quello, ma lei urlò
con tutta la voce che aveva in corpo: «Eseguite l’ordine 66!»
La Jedi capì,
improvvisamente capì, si voltò verso di lei per … non sapeva nemmeno lei per
fare cosa, forse stritolarla, forse ucciderle Rex davanti agli occhi, ma i
trecento cloni nel vicolo erano già partiti. Alcuni di loro avevano dei
blaster, alcuni avevano dei coltelli, tutti avevano braccia forti e pugni
poderosi. Le furono addosso in troppi perché il suo potere potesse salvarla,
alcuni furono spinti via, alcuni morirono, ma il linciaggio fu inevitabile.
Quando si
allontanarono dal corpo, ridotto a una ben misera cosa, mentre la senatrice
Burtoni si risvegliava chiedendosi dove fosse e perché avesse una provetta in
mano, mentre Rex piangeva con il volto appoggiato al muro, Riyo si avvicinò al
corpo. La Jedi rantolava, l’occhio sano ancora aperto. Riyo si fermò su di lei,
sorrise, e le sputò addosso.
Sì, il Lato
Oscuro aveva proprio vinto su tutto e tutti.
Scapparono nel
loro appartamento, e poi nel garage delle sorelle Martez. Fecero i bagagli,
chiamarono Echo, Echo arrivò per portare Riyo alla sua destinazione definitiva,
un piccolo e dimenticato pianeta dell’Orlo Esterno dove nessuno avrebbe notato
una Pantoriana che assomigliava ad una senatrice defunta.
Fecero tutto
velocemente, con cura. Senza parlarsi più di quanto fosse assolutamente
necessario. Troppe cose li dividevano, troppi atti irreparabili, troppe scelte
imperdonabili. Lei prese la valigetta che conteneva l’antidoto al siero che le
aveva cambiato i lineamenti, e prese i due codici a catena, quello di Morgan
con cui avrebbe viaggiato e quello della Pantoriana che sarebbe tornata ad
essere.
Salutò Rafa e
Trace, con affetto, Andò verso la navetta di Echo, poi, di colpo, si voltò e
tornò da Rex. Gli prese le mani e lo guardò, vedendo le lacrime che stavano per
sgorgare dai suoi occhi.
«Giurami che
non sognerai più Ahsoka che urla terrorizzata mentre le spari. Giurami che la
notte, stanco per aver cacciato quell’enorme mostro coi tuoi fratelli, sognerai
Morgan che canta, stonatissima, una sdolcinata canzone d’amore e bacia la tua
bocca che sa di gamberi e buon vino.
Giurami che ci
incontreremo in sogno, amore mio!» e lo baciò sulla bocca. Si strinsero, per un
attimo, poi si separarono e lei partì per non vederlo mai più.
EPILOGO
Il ragazzo
correva a perdifiato per le vie della cittadina, doveva assolutamente dirlo a
sua madre. La notizia che l’Impero aveva distrutto totalmente Alderaan l’aveva
colpita in maniera fortissima, gli aveva parlato del suo amico Bail, gli aveva
mostrato l’ologramma in cui lei, giovane, bellissima, elegante, era insieme a
Bail, Mon, Padme e al rodiano Onaconda. Aveva pianto per i suoi amici,
disperata.
Ora correva per
darle la notizia, fin nell’emporio che lei gestiva da sedici anni in mezzo al
paese. Entrò e la vide, dietro al banco, una bella Pantoriana di mezza età, che
guardò il figlio adolescente che entrava di corsa.
«Hanno
sconfitto l’Impero, mamma, hanno distrutto la Morte Nera!» e si abbracciarono,
Riyo Chuchi e il suo splendido figlio dalla pelle celeste e gli occhi nocciola,
il suo amatissimo Rex.
FINE