martedì 25 agosto 2009

I lamenti del (non tanto) giovane Diggia.

Salve gente (sempre ammesso che qualcuno legga mai queste pagine) anche oggi mi lamenterò un po' parlando con voi.
Parlerò del telegiornali italiani, sì sì, lo so, è come sparare sulla Croce Rossa.
I telegiornali di questa nuova era di felicità e gioia intergalattica che si chiama era berlusconiana, farebbero di tutto per non dare mai una notizia che sia una. Oggi ho visto due telegiornali ed entrambi hanno dato con tutti i particolari un resoconto della storia dell'ignoto compratore del loculo posto sopra a quello dove giace il corpo ormai abbastanza frollato di Marilyn Monroe. Pare che questo allegro incavo di cemento sia stato acquistato per una cifra superiore ai quattro milioni di dollari da qualcuno che vuole passare l'eternità sopra alla platinata diva di quaranta e passa anni fa.
La cosa divertente, Oh che pazze risate!, è che il loculo era già occupato da un signore che si era fatto lì tumulare a faccia in giù, per non mancare di rispetto alla bellissima diva dandole le spalle. La evidentemente gelosa vedova del tizio in questione ha però pensato bene di vendere il loculo e di traslare la povera salma lussuriosa in un'altra, più economica, tomba.
Ora, anche se si crede in una vita dopo la morte, non sta a me giudicare, c'è anche chi pensa che il Genoa sia una grande squadra, mi volete dire che cacchio te ne viene da stare a marcire per l'eternità due spanne sopra al corpo ormai decomposto di una bellissima donna?
Cosa pensano questi signori, che a forza di stare lì vicini lei infine si convincerà a dargliela? E dargli che, un organo ormai decomposto da decenni? E il cemento armato in mezzo?
Comunque i telegiornali si sono avventati su questa "notizia" dedicandole gran parte del loro tempo, come fanno sempre con cagnette che allattano gattini, gattine che allattano cagnetti, leoncini cresciuti da oranghi, gorilla allevati da marsupiali e così di seguito; per non parlare poi delle grandi storie d'amore dell'estate, protagonisti Clooney e la Canalis, Vieri e la Canalis, Clooney e Belen, Vieri e Belen, la Canalis e Belen, chiunque respiri e Belen, Vieri e Clooney...
Tutto pur di non dare una sola notizia vera, tutto pur di non spaventare troppo gli ascoltatori-elettori e dar loro modo di pensare.
Bah... che schifo.
E ora, cari i miei inesistenti lettori, un altro racconto bello fresco per voi. L'idea mi venne quando portammo la mia bella cagnina ad accoppiarsi, un'esperienza davvero surreale. Tornato a casa cominciai a pensare: E se...
Eccovi il racconto, si intitola:

LA MONTA

Suonò al numero che gli avevano dato e guardò la moglie con uno sguardo molto eloquente.
- Potresti mostrare un po’ di entusiasmo! – disse lei chinandosi ad accarezzare Lilla che come al solito stava a fissarla come se fosse stata l’unica luce del mondo.
- Uao! – disse lui agitando le braccia – Basta l’entusiasmo o devo fare di più? –
- Che ridere! – disse lei, poi dal citofono gracchiò una voce: - Siete i Rossi? –
- Sì. - rispose lei, - Siamo forse in anticipo? –
- No, va bene. Venite su. Ruben non vede l’ora di cono-scere Lilla. –
La porta si aprì con uno scatto e un suono gracchiante. Entrarono preceduti come al solito da Lilla che correva scalando quegli scalini così alti per lei. – Dai caro, - disse lei con la vocina che usava per sconfiggere i suoi dubbi – Ma allora non vuoi proprio bene alla nostra Lilla? –
Lui sorrise con una piccola smorfia e in pochi momenti arrivarono al terzo piano, dove i signori Ferrari li aspettavano con Ruben, un bell’esemplare col pelo marrone che faceva capolino tra le loro gambe.
- Buonasera! – disse la signora Ferrari che si era vestita molto elegante, forse troppo data la cosa che dovevano fare, secondo il signor Rossi che avrebbe preferito essere dal dentista piuttosto che lì a vedere Lilla e Ruben che si accop-piavano.
- Buonasera, signora Ferrari. – disse lui – Buonasera, signor Ferrari. – disse anche al marito.
- Buonasera a voi, e benvenuti in casa nostra. – disse il marito facendoli entrare nella casa dai pavimenti lucidi come specchi.
I Ferrari li portarono in salotto e tutti e quattro si sedettero sul divano, mentre Ruben e Lilla si studiavano non sapendo se fare amicizia o attaccare baruffa.
- Vieni qui Ruben! – disse il signor Ferrari chiamando vicino Ruben che venne mogio mogio a sedersi vicino a lui. – Ehi Ruben, ma la vedi quanto è bella Lilla?–
La signora Rossi chiamò Lilla e la fece venire, un po’ controvoglia, vicino a Ruben, che prese subito ad annusarla e a toccarla come ogni bravo maschietto dovrebbe fare con un così bel bocconcino. Lilla fece un salto indietro e si avvicinò alle gambe della padrona piagnucolando, ma questa la spinse di nuovo verso Ruben che cominciava a capire che sarebbe stata una gran bella serata per lui.
- Poverina! – disse allora la signora Rossi – Mi fa un po’ pena, per lei è la prima volta e non è abituata a stare con i suoi simili. Penso di averla viziata in questo perché fin da piccola l’ho sempre presa in braccio quando qualcuno voleva fare amicizia con lei. –
I Ferrari risero e lui disse: - Ruben no. È cresciuto con i fratelli e la mamma fino a che non era già indipendente. Non ha mai paura degli altri, ma si avvicina subito per fare amicizia. –
- E se sono femmine… - disse lei – per fare qualcos’altro. Birbaccione! –
- Lilla invece l’ho presa piccolissima. L’allevatore mi aveva detto che sarebbe stato meglio aspettare che fosse un po’ più grande, ma era così tenera e paffuta... non ho potuto aspettare! –
- Era così tenera. – disse il marito che non ne poteva più. Dopotutto erano solo due stupidi animali che dovevano trombare – E ha sporcato dappertutto così a lungo! –
Il signor Ferrari rise di gusto, un po’ meno sua moglie, ma la signora Rossi la prese davvero male – Come se tu avessi mai dovuto pulire. Non c’è il pericolo che ti alzi da quella sedia per pulire qualcosa! E poi ha smesso di sporcare esattamente quando doveva, come ci ha detto il veterinario! –
- Sì. Ora non sporca più. – disse lui che evidentemente quella bestiola non la sopportava – A parte quando è uscita da troppo tempo, o quando ha paura, o ha il “pancino” disturbato o vuole attirare la tua attenzione. A parte tutte le volte che va in calore e macchia sedie e divano di sangue perché la “piccina” non “può mica stare in terra!”-
La signora Rossi stava per piangere e i signori Ferrari non sapevano dove guardare, ma per fortuna Ruben prese l’iniziativa e si lanciò su Lilla che l’evitò abilmente e saltò in braccio alla padrona.
- O piccina… - disse lei accarezzandole i riccioli neri sulla testa – Mi dispiace ma non posso tenerti in braccio. È per il tuo bene! – e la rimise giù dove Ruben, ormai eccitatissimo, cominciò ad inseguirla per tutta la stanza.
- Certo che fa un po’ pena, poverina. È la prima volta? –
- Sì. Dicono che le farebbe tanto bene, sia per il carattere che per il tumore alle mammelle. –
- E sì. – disse il signor Ferrari – ho sentito che se figlia due volte è quasi impossibile che le venga il tumore. –
- Spero che sia così, soffrirei troppo a vederla ammalata. E poi a toglierle tutto diventerebbe così brutta! –
- Non che con gli anni diventino più belle queste bestie. – disse Rossi che aveva fatto sbollire l’incazzatura ed era pronto a rientrare nella conversazione – Sono così brutti da vecchi, soprattutto le femmine. –
- E sì. Per fortuna non vivono tanto. Quello che avevo prima l’ho fatto abbattere perché stava male e il veterinario non riusciva a capire che cosa avesse. – disse Ferrari.
- Brava Lilla! – urlò la signora Rossi. – Ma perché scappi da Ruben, non è bello con il pelo marrone? –
- Dire bello a un cosino che gira con quell’attrezzo dritto in mezzo alla pancia, però... - disse Ferrari e tutti risero.
- Ma non sarà troppo grosso? – domandò la signora Rossi – Lilla non lo ha mai fatto e poi è così minuta. –
- La prima volta sentono sempre male e a volte piangono. Ma poi in un attimo finiscono e non ci pensano più. – disse Ferrari, poi vedendo che Ruben cercava di montare Lilla che continuava a divincolarsi disse: - Dovremo aiutarlo, se no lei non glielo lascerà fare. – e si alzò per tenere ferma Lilla.
- Vai tu caro? – disse la Rossi al marito. Si alzò e prese Lilla per le zampe anteriori mentre Ferrari teneva quelle di dietro. Lilla urlò e tentò di mordere, ma Ruben la montò e cominciò a spingere a quella maniera ridicola che fece ridere i quattro padroni.
- Vai Ruben! Forza! – disse Ferrari mentre Lilla li guardava piangendo con gli occhi terrorizzati.
- Non posso guardare! – disse la signora Rossi. Poi Ruben finì e si staccò ansimando da Lilla che si andò a sedere in un angolo tentando di pulirsi il sangue che perdeva. Malgrado le teorie di Ferrari continuava piangere e non sembrava che volesse smettere.
- Ma io vorrei sapere come facevano prima! – disse il signor Rossi – Come sono vissuti da soli per milioni di anni? –
- Ah, non lo so. – disse Ferrari – Sporcano ovunque, litigano sempre e se non tieni ferme le femmine non riescono neanche ad accoppiarsi. Per fortuna che siamo arrivati noi a prendercene cura. –
I quattro padroni continuarono a parlare di quegli stupidi animali che amavano tanto, tranne forse il signor Rossi, mentre Ruben, che ne aveva di nuovo voglia, si avvicinava a Lilla che stava piangendo sotto alla sedia.
Avvicinò una mano e toccò le guance bagnate dalle lacrime che gocciolavano sui grossi e eccitanti seni, ma lei lo schiaf-feggiò e si spostò di qualche metro. Lui era eccitato e le andò incontro col cazzo duro, fissando il pelo tra le gambe, dello stesso colore dei capelli. Tentò ancora di toccarla e quando lei urlò guardò indietro verso i suoi padroni, che sicuramente l’avrebbero di nuovo afferrata con i loro tentacoli e le loro chele perché lui potesse montarla.
FINE

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