domenica 8 novembre 2009

Evoluzione II, 6.

Ecco il sedicesimo capitolo, belli, se esistete leggetelo, se no... Eh be', se non esistete il problema non si pone, no?

VI

Il sergente Giuseppe Salvi, un uomo alto un metro e ottanta e pesante ottantotto chili senza neanche un grammo di ciccia, era coricato su un letto con una di quelle ridicole camiciole da ospedale che per una qualche stramba ragione non si potevano chiudere sul culo. Di fronte a lui, su due letti simili stavano i suoi due amici, i caporali Mazzi e Sensini, ugualmente abbigliati.
Nelle loro braccia erano infilati gli aghi di tre flebo di soluzione salina arricchita di sali minerali e ferro, che avrebbero aiutato i loro corpi a rendere più facile la mutazione.
Dottori e infermiere avevano evidentemente una paura folle e anche il colonnello Mariani, quello che sembrava pronto a sparare alla propria madre per il Bene del Paese, quello la cui parte più umana era il braccio meccanico, sudava freddo e continuava ad asciugarsi le mani sui pantaloni.
- Allora signori… - disse loro un giovanotto sulla trentina che si stava evidentemente cacando addosso – adesso vi inietterò una soluzione contenente circa centomila microsonde, che in pochi istanti infetteranno il vostro organismo e cominceranno a moltiplicarsi. –
- E poi? – chiese Christian che non sembrava neanche lui troppo calmo.
- Poi…- disse il giovanotto interrompendosi per tossire – poi le sonde cominceranno a modificare i vostri corpi e i vostri cervelli, creando dei dispositivi atti a collegare le vostre cortecce cerebrali e i vostri corpi callosi gli uni con gli altri. Nel frattempo la vostra epidermide comincerà ad assumere una colorazione tendente al verde per la clorofilla, così che vi basterà bere e essere colpiti dalla luce solare per nutrirvi. –
- Fico! – disse Nicola con una faccia che però sembrava voler dire tutt’altro.
- E infine la vostra pelle diventerà molto più resistente, si piò dire come la pelle di un cinghiale, rendendovi molto meno vulnerabili. –
- Come sarà pensare tutti insieme? – chiese Beppe.
- Pensiamo che, essendo in tre, il computer centrale, che si trova nei sotterranei qua sotto, interverrà nei vostri pensieri per armonizzarli e renderli compatibili, quindi durante la connessione non sarà proprio corretto parlare di vostri pensieri individuali, ma sarebbe più giusto ipotizzare una mente unica, ma nel frattempo divisa in tre cervelli. –
- Ipotizzare? – disse Christian, - ma sapete cosa ci state facendo? –
- Si! – disse Mariani. – Il dottor Loi, cioè il giovane in camice bianco che vi ha appena spiegato cosa vi sta per accadere, ha testato questa tecnologia su cavie animali e su umani, tra cui lui stesso.
Lo stesso Loi ha collaborato col dottor Bertini utilizzando una prima versione di questa tecnologia. –
- Bene. – disse Beppe ben sapendo che come superiore in grado tra i tre doveva dare lui il buon esempio – E allora cosa aspettiamo? Via con l’iniezione! –
Un altro dottore, Bertini probabilmente pensò Beppe, prese il tubicino della sua flebo e vi iniettò il contenuto di una siringa da insulina. Per un minuto o due non successe nulla, poi sentì come un calore salirgli dal centro del petto, fino ad allargarsi alla punta delle dita.
- Sento un po’ caldo. – disse, poi sentì anche una specie di formicolio alle dita dei piedi, che si trasformò velocemente in un dolore acuto. – Sento male! – urlò mentre il dolore risaliva inarrestabile il suo corpo fino alla testa.
Urlò mentre il suo corpo si fletteva come un arco troppo teso sul letto, mentre gli elettrodi collegati al suo petto impazzivano fino a portare il monitor ad una linea piatta.
- Mio Dio! – urlò Enrico lanciandosi sul sergente aprendogli la camiciola sul petto – Lo sapevo che non dovevamo! – disse mentre cominciava un massaggio cardiaco. – Ecco cosa voleva scrivere Ferrero! – disse rivolto a Mariani che gli fece cenno di stare zitto.
Continuò il massaggio cardiaco mentre Bertini ungeva col gel le due piastre del defibrillatore, ma in quel momento il monitor ricominciò a battere un normale ritmo cardiaco e il sergente si svegliò tirando un grosso respiro.
- Mamma mia! – disse – Che dolore orrendo. –
- Come va? – gli chiese Loi con l’espressione di chi ha appena visto la morte passargli accanto.
- Bene. Bene direi, come se nulla fosse. – e si guardò le mani - Non sono verdi. –
- Dovrebbe volerci qualche minuto. – disse Enrico auscultandogli il cuore.
- E non sento neanche nulla di diverso nella mia testa. –
- Anche per quello ci vuole qualche minuto e poi non è collegato a nessun altro.
Non penso neanche che la attaccheremo a qualcuno, finchè non sapremo che cosa le è successo. – disse battendogli una mano sul braccio.
- Perché? – chiese Mariani – Mi sembra che il sergente stia benissimo. –
- Ma gli si era fermato il cuore! Non lo ha visto? Stava morendo! Non possiamo andare avanti con l’esperimento, non avremmo neanche dovuto cominciarlo! –
- Lei andrà avanti come previsto. – disse con voce calma Mariani, sempre che i signori caporali vogliano tenere fede agli impegni che hanno preso. –
Nicola e Christian, bianchi come stracci per lavare in terra, si guardarono deglutendo due o tre volte, poi dissero: - Se il sergente è d’accordo noi vorremmo procedere. –
Beppe, il cui colorito ora era effettivamente di una tonalità un po’ troppo grigiastra per essere naturale, li guardò negli occhi e annuì. Poi si passò una mano sulla testa rasata e si accorse che un piccolo spuntone metallico stava sbucando al centro del suo cranio. – Su ragazzi, via! –
Christian fece cenno di sì con la testa e tese il braccio con la flebo a Enrico che prese da un vassoio una seconda siringa e gli si avvicinò. Guardò con odio il colonnello e inietto il liquido nella flebo senza neanche guardare in faccia il caporale. Si allontanò di qualche passo e rimase in attesa guardando il monitor, dove il cuore di Christian continuava a battere tranquillamente il suo ritmo un po’ accelerato dalla paura.
Dopo circa due minuti e mezzo Christian cominciò ad agitarsi, dicendo di avere caldo e di sentire dolore. Anche lui urlò e si contorse sul letto, ma il suo cuore, pur essendo impazzito, non si fermò. Dopo meno di un minuto era tutto finito e si guardava intorno come chi è appena scampato ad un incidente.
- Tocca a me! – disse Nicola tendendo a sua volta il braccio verso Enrico. – Via il dente via il dolore! – borbottò mentre il liquido scendeva nel tubicino e gli entrava in circolo.
Anche per lui vennero il calore e il dolore, le fitte e la tachicardia. Ebbe anche lui un arresto cardiaco e anche lui si riprese da solo dopo meno di un minuto. Mentre tutti guardavano lui Beppe si accorse di vederlo da due angolazioni diverse. Si stupì e rise, sentendo il pensiero di Christian “ Che cazzo sta succedendo?”
“ Stai tranquillo!” pensò “siamo in collegamento.”
Risero insieme guardando Nicola che si passava una mano sulla faccia sudata e sentendo quanto la sua mano era fredda.
- Va tutto bene! – disse Beppe – Noi tre stiamo bene e siamo pronti per la nostra missione. – e tutti e tre scesero dal letto e scattarono sull’attenti di fronte a Mariani.
- Mio Dio! – disse sottovoce Enrico vedendo quei tre uomini con le loro piccole antenne in testa e la loro pelle di varie tonalità di verde che si muovevano all’unisono come gli storni quando volano in cielo. – Mio Dio che cosa abbiamo fatto! –

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