lunedì 9 novembre 2015

Il Mare dei Mostri. 2.

Seconda puntata, scritta dopo due giorni in cui ho rimuginato su quale potesse essere il mostro della storia. Ora l'ho capito e, anche se qui non lo si vede ancora, so già che bel tipino è. Buona lettura!

2

Ripartirono in preda alla delusione e ripresero la loro vecchia rotta fino a perdere di vista la piccola isola col suo strano relitto. Navigarono ancora per mezza giornata col vento in poppa e poi, all’improvviso, arrivò la bonaccia. Le vele si sgonfiarono di colpo afflosciandosi sui pennoni con un rumore come di stoffa bagnata sbattuta sul pavimento e la nave si fermò dopo pochi istanti in mezzo al mare piatto come una tavola. Erano fermi sotto al sole calante, in mezzo a un mondo ridotto solamente a un piano omogeneo blu ricoperto da una cupola di un azzurro appena più chiaro. Né una nuvola né una terra emersa interrompevano quella regolarità estenuante.
Non era la prima volta che il vento li tradiva e, per quanto la cosa li mettesse tutti di pessimo umore, si misero a fare tutti quei lavoretti che di solito rimandavano con mille scuse.
Okaka, dopo essere stato un po’ in cucina col cuoco a fargli vedere quei due vetri legati insieme e il loro strano effetto su ciò che si vedeva, lo aiutò a pelare quei tuberi rossi dalla polpa gialla che, grazie alla loro facile conservazione, erano quasi l’unico cibo a bordo.
- Cosa ne dici di quei vetri, vecchio? –
- Dico che li sto tenendo adesso sul naso per pelare le wat e non mi sono ancora sbucciato nessun dito, piccolo nubiano, e penso che li userò anche quando dovrò tagliarmi le unghie o esaminare una moneta per capire se è vera o falsa. –
- Allora ti servono, vecchio. –
- Direi che è quello che ti avevo appena detto, piccolo nubiano. E smettila di grattarti la testa, che cavolo! –
- Mi prude. – gli rispose Okaka.
- Mi sa che dovrò farci qualcosa, sai? –
- Cosa, vecchio? –
- Una cosa che ti piacerà poco. – disse ridendo il cuoco, poi aggiunse. – Ma tu non avevi qualcosa da fare là fuori? –
- Lavare il ponte? Ma ti sto aiutando qui, no? –
- L’ordine del capitano, se non sbaglio, era quello di lavare il ponte e non quello di aiutare il cuoco, giovanotto. Vai! – e così Okaka uscì nell’aria calda e immobile e andò a riempire il secchio con l’acqua di mare. Lì, vicino alla porta della cabina dove avevano messo Nao visto che non riuscivano a svegliarlo, vide che quell’uomo cattivo e violento si era finalmente ripreso e alzato. Lo salutò con un cenno del capo e quello gli rispose con lo stesso cenno e uno sguardo strano e incuriosito. Dopo averlo salutato Nao si infilò nella stiva dal boccaporto.
Dopo un po’ il vice comandante Crip gli passò accanto e lo guardò lavorare. – Sei bravo, ragazzo. Continua così e un giorno sarai comandante di una nave. –
- Grazie, capo. Ma io non voglio comandare proprio niente. –
- Ah! Ah! E cosa vorresti fare nella vita, ragazzo? –
- Andare in giro, fare cose, vedere gente. –
- L’esploratore? Ottimo, ragazzo, se il tuo sogno è morire giovane mangiato da bestie feroci, è un’ottima idea. Va be’, vado a vedere come sta Nao. –
- È uscito prima, l’ho visto andare nella stiva. – disse Okaka indicando con un cenno del braccio il boccaporto. –
- E com’era? –
- Brutto e antipatico, capo. – gli rispose Okaka e lo vide andare giù per la scaletta ridendo. rideva sempre il capo Crip, era simpatico. Continuò a pulire il ponte fino a che il cuoco lo chiamò.
- Cosa c’è, vecchio? –
- Ti prude ancora la testa? –
- Tu sei ancora vecchio, vecchio? –
- Vieni qua, allora. – gli disse e Okaka, gettata in mare l’acqua ormai sporca del secchio, tornò in quel cubicolo che chiamavano cucina. – E allora, vecchio? –
Il cuoco gli sorrise, spostò uno sgabello, gli indicò di sedersi e, con in mano un pennello pieno di schiuma e un rasoio di selce disse: - Sarà l’ora di eliminare quei pidocchi, no? –
- Mi vuoi rasare a zero? –
- Perché, vuoi scappare via urlando? –
Okaka ci pensò un po’ e poi disse: - No vecchio. Ma stai attento a non tagliarmi, perdo la pazienza facilmente. –
- E ogni giorno sei di mezzo pollice più alto, anche. Starò attento, giovanotto nubiano. – disse il cuoco e, dopo avergli insaponato quel casco compatto di capelli, cominciò a rasarglieli partendo dalla fronte. Quando ebbe finito gli risciacquo la pelata con una spugna e disse, tenendogli un piatto di metallo lucido in mano perché potesse specchiarsi: - Come le sembra, signor Okaka? –
Il ragazzo nubiano guardò la sua nuova faccia e si riconobbe. In quella superficie che lo rifletteva deformandolo un po’ vide, per la prima volta, la sua vera faccia. Quel cuscino di capelli crespi che aveva avuto fin da piccolo, ed in effetti, malgrado fosse alto come un uomo medio era ancora piccolo, non era mai stato parte di lui. Quella sarebbe stata la sua faccia per il resto della sua vita, che fosse durato un mese o mille anni. – Benissimo, vecchio. Benissimo! – disse sentendo che gli stavno quasi venendo le lacrime agli occhi. Poi si voltarono insieme quando entrò il capitano Feirp che chiese: - Avete visto il capo Crip? –
- È andato giù nella stiva per vedere come stava Nao. – disse Okaka continuando a guardarsi nel piatto e piacendosi ogni momento di più.
- Va bene. – disse il capitano e richiuse la porta. Dopo nemmeno un minuto udirono un urlo e corsero fuori. Il capitano, con le mani sporche di sangue, stava uscendo dal boccaporto con lo sguardo stravolto dal terrore. Era bianco come un cadavere e ansimava dal terrore.
- Cosa c’è, capitano? – gli chiese Neto. –
Il capitano lo guardò con occhi così sbarrati da sembrare sul punto di schizzare fuori dalle orbite e disse: - Il capo Crip … il capo Crip è morto. Divorato da qualcosa, lo ha … è orribile. –
- E Nao? – chiese Okaka che sperava che fosse stato quel porco a uccidere Crip, perché così lo avrebbero scannato e lui avrebbe potuto partecipare.
- Nao? – chiese il capitano che sembrava none essere totalmente presente – Nao? Non c’era laggiù. – C’era solo Crip. –
E allora il cuoco andò alla porta della cabina e l’aprì. – Nao è qui. Disse tornando fuori con una faccia molto simile a quella del capitano. – È ancora sulla cuccetta dove lo avevamo messo prima e … qualcosa gli è uscito da dentro direi. Da come è fresso direi che è morto da qualche ora. –
- E allora io chi ho visto andare giù? – disse a bassa voce Okaka.

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