Quarto ed ultimo episodio, lo scontro finale tra i nostri due Sith, l'allievo Maul e il Maestro Sidious.
Buona lettura, spero che vi divertiate a leggerlo quanto io mi sono divertito a scriverlo.
Non si può dire
sinceramente che Maul sapesse cosa stava facendo. Roteava la sua spada addosso
a qualunque cosa si muovesse, che poi, a voler essere precisi, erano tutti
alieni, o nel primo stadio di sviluppo, granchiforme, o adulti. Ma, se gli si
fosse parata davanti una persona, probabilmente, l’avrebbe ammazzata senza
alcun problema. Tutto il potere del vecchio Maul era tornato, con un semplice
gesto della mano spingeva a decine di metri da sé i mostri, saltava sui tetti e
camminava sui muri, tagliava, trafiggeva, stritolava con la Forza solo
stringendo le dita di una mano, e sparava fulmini che friggevano il sangue
acido nelle vene dei mostri. Si svegliò, praticamente all’improvviso, sentendo
le urla di un bambino. Ansimando si guardò intorno, freneticamente, tremando
per l’adrenalina e l’Oscurità che gli scorrevano dentro. E intanto il bambino
continuava a gridare. Abbassò gli occhi e lo vide, imprigionato in una specie
di bozzolo di un’orrenda ambra cristallina bruno nerastra, con della bava a
impiastricciargli il viso. Davanti al bambino c’era un uovo pulsante,
dall’apertura a croce, ancora sigillata, sulla parte superiore. Qualcosa, un
granchio, si muoveva dietro la parete traslucida dell’uovo. La sua spada laser
era puntata verso il bambino, a non più di un paio di centimetri dalla sua
faccia.
Era un bambino
biondo, con gli occhi nocciola. Crollò in ginocchio, era come Omega. E anche
lui, come Omega, aveva di fronte un mostro. Tutta la parte di città tra lui e
l’astronave di Ahsoka era libera, non avvertiva nessun mostro. Guardò il
bambino e quello, ancora tremante, smise di urlare. «I tuoi occhi.» gli disse
sbalordito.
«Cosa hanno i
miei occhi, piccolo?» gli chiese accucciandosi e cominciando a spaccare quella
specie di orribile muco solidificato per liberarlo.
«Erano gialli.
E rossi, ma ora … sono azzurri.»
«Bel
trucchetto, eh?» gli disse sorridendo mentre l’ira sbolliva lasciandolo
stravolto e come svuotato.
«Orribile, ma
non come quei cosi. Hanno preso i miei genitori.» disse il piccolo e cominciò a
piangere.
Maul lo tirò
fuori dal bozzolo e lo ripulì con un po’ di pacche sulle spalle. «Senti,
piccolo…» gli disse guardandosi intorno «Io adesso cerco i tuoi genitori e tu
corri. Vedi quella torre con la bandiera?» e indicò la direzione da cui era
arrivato.
Il bimbo annuì,
poi, con la faccina molto seria, disse: «Sono quasi sicuro che i miei genitori
siano morti, signore.» Doveva avere otto o nove anni, abbastanza per farcela. O
per provarci. «Corri in quella direzione ed esci dalla città. Vedrai una nave
spaziale e una bellissima signora, una togruta.»
Il piccolo lo
guardò interdetto. «Una cosa?»
«La vedrai, è
una bellissima signora alta e con la pelle arancione. In testa ha delle buffe
corna, o tentacoli, non lo so, grigi e bianchi. Lei ti difenderà da quei
mostri, capito?»
«Ho paura.»
disse il piccolo con un notevole coraggio.
Maul gli
sorrise sperando che la sua vecchia faccia da diavolo non lo spaventasse
troppo. «La abbiamo tutti, piccolo, ma tu devi assolutamente correre in quella
direzione e trovare la bella signora. Vai, veloce come il vento, vai!» e lo
guardò correre via tra quelle strade deserte disseminate dai corpi dei mostri
che lui aveva ucciso.
«I suoi
genitori sono già morti, comunque.» disse una voce a lui nota.
Maul guardò il
fantasma di Forza di Kenobi e fece un sorriso amaro. «Che delusione, e Kenobi,
mi chiami amico e mi definisci Jedi e nemmeno 18 ore dopo sbrocco e faccio
questa strage.»
Obi Wan sorrise
e gli disse: «Maul, ho imparato che la Forza è diversa da come mi avevano
insegnato al Tempio, o da come il tuo Maestro aveva insegnato a te. Lato chiaro
e Lato Oscuro esistono entrambi e non si può separarli o eliminarne uno.
Guarda, per
esempio, le due lune di questo pianeta. Sono due asteroidi catturati milioni di
anni fa dalla sua gravità, Castor e Pollux, e hanno una particolarità: sono in
un equilibrio dinamico, ogni otto mesi si incontrano e la gravità di uno
perturba la traiettoria dell’altro, roteano l’uno intorno all’altro e si
scambiano di posto. Ogni otto mesi, da milioni di anni.»
Maul guardava
quelle due palle di roccia in cielo, illuminate dal sole e visibili nel cielo
sereno. Lontane dall’inferno in cui lui era immerso, in cui Omega stava
annegando.
«Il loro è un
equilibrio instabile, basterebbe una minima spintarella, nel momento in cui si
scambiano di posto, per trasformarli in due proiettili lanciati nel cielo, e
non sarebbe sufficiente il più grande potere della Galassia per rimetterli a
posto. E la Forza è uguale, è un equilibrio dinamico.»
«Me la
ricordavo diversa la dottrina Jedi.» disse Maul.
«La dottrina
Jedi e la dottrina Sith sono entrambe limitate, non accettano eccezioni, e
quindi sono inapplicabili nel mondo reale.
Per esempio, su
questo pianeta, un Sith utilizzerebbe il potere di questi mostri per
distruggere tutta la vita della Galassia, mentre un Jedi non avrebbe il
coraggio di agire nell’unico modo possibile per salvare il mondo.»
Maul lo guardò
e capì cosa volesse dire. Sì, riuscì a capire quale messaggio stesse nascosto
in quelle parole. «E quindi … io dovrei andare avanti?»
Obi Wan gli
poggiò una mano sulla spalla e gli disse: «Per prima cosa dovresti, forse,
ricordare cosa ti ha detto Omega stamattina. E dovresti farlo in fretta.»
Maul lo guardò
interdetto, non capiva. «Cosa …»
Obi Wan scosse
la testa e disse: «Ora sì che mi stai un po’ deludendo, Maul. Non ti ha parlato
di una dottoressa?»
Maul fu tanto
colpito da quello che gli aveva detto Obi Wan che fece un passo indietro
barcollando. «Ma … e se il mostro …»
«Amico mio…
Maul, il mostro lo puoi bloccare semplicemente …»
«Mettendo in
stasi Omega!»
Obi Wan sorrise
e cominciò a svanire nell’aria assolata e polverosa. Maul guardò le due lune,
ora quasi sovrapposte, e corse alla nave.
Il bambino
stava bevendo il terzo bicchiere d’acqua. Fisicamente stava bene,
psicologicamente … avrebbe avuto una vita intera per riprendersi dall’orrore
che aveva visto. Chi non stava affatto bene, psicologicamente, era Ahsoka. Era
già la terza volta che prendeva in mano la spada laser per andare a porre fine
alla sofferenza di Omega, ma, semplicemente, non ci riusciva. E fu in quel
momento che il bambino parlò ad alta voce. «Cosa sta facendo il signore gentile
con le corna?» disse guardando fuori da un oblò.
Ahsoka guardò
fuori, disse al bambino di stare fermo e uscì. Maul, entrato nel guscio, stava
tirando fuori da una capsula un clone di Palpatine. Lo gettò a terra senza
alcun riguardo e, saltato giù, gli infilò la spada laser nel petto.
«Non penso che
fosse vivo.» disse Ahsoka.
«Io sono sicuro
che non lo sia.» le rispose con un sorriso cattivo. Poi, con una delicatezza
inaspettata e quasi ridicola se associata alla sua persona, prese in braccio
Omega e la calò nella capsula. Una volta chiuso il coperchio e acceso il
sistema di alimentazione, i segni vitali della giovane donna, con ancora il
granchio sul volto, si azzerarono. Maul saltò a terra agilmente, guardò la
biondina con tenerezza e poi si voltò verso Ahsoka. «Pabu. Sai dove è Pabu?»
Ahsoka scosse
la testa. «No. È un pianeta?»
«Sì. Deve
conoscerlo il tuo amico Rex, Omega mi ha detto che i suoi fratelli vivono lì.
Devi andare su Pabu e cercare la dottoressa Emerie Carr, la sorella di Omega.
Lei saprà curarla.»
Ahsoka guardò
la donna che galleggiava in quel liquido opaco con un granchio alieno
appiccicato alla faccia e disse: «Pensi che possa salvarla?»
«Omega ne era
sicura. Mi ha detto che è un genio.»
Usando la Forza
sollevarono la capsula e la portarono sulla navicella Jedi. Il bambino li
guardava mangiando uno snack trovato nel frigo.
Ahsoka guardò
Maul e disse: «Andiamo?»
Maul le sorrise
e, carezzando la capsula che conteneva Omega le disse: «Io ho ancora una cosina
da fare, qui. Penso di essere l’unico che può riuscirci. E poi … c’è una mia
vecchia conoscenza che mi aspetta.»
«Ma tu …» gli
disse Ahsoka con la voce inaspettatamente insicura.
«Io ho da fare
là. Tu, invece, devi stare in orbita per essere sicura che nessuna nave lasci
il pianeta e poi, soprattutto, devi volare a Pabu.»
«Maul …» gli
disse singhiozzando e tendendogli la mano come lui aveva fatto con lei più di
venti anni prima «Non andare. Vieni con me.»
La bocca di lui
sorrise, ma i suoi occhi erano tristi. «La Forza ha voluto che ci incontrassimo
di nuovo qui, Ahsoka, e io devo fare la cosa giusta.»
Le lacrime
scendevano sulle guance arancioni e bianche di Ahsoka, irrefrenabili. «Non mi
hai chiamato Lady Tano.»
«Lo so.» disse
lui, poi scese dalla rampa e cominciò a correre verso la cittadina. Si voltò a
guardare la sua amica, in piedi tra il guscio e la navetta, le braccia
incrociate e lo sguardo triste. «Guardami brillare, Ahsoka!» le gridò e corse
via.
Guardò le lune,
stavano cambiando posizione, era cominciata la loro orbita reciproca. E lui era
arrivato davanti all’uovo pulsante.
La navicella
decollò a fatica, con i motori danneggiati e tutto quel peso supplementare, ma
almeno il campo di forza riusciva a contenere senza alcun problema l’atmosfera.
Navi-computer e iperguida invece, erano intatti. Il bambino era con lei in
cabina, visto che la saletta era quasi totalmente occupata. Stavano lì, in
attesa, sgranocchiando dolcetti e facendo finta che fosse solo un normale
pomeriggio. Ahsoka guardava insistentemente il pianeta e la cittadina dove
risiedeva l’Oscuro Male che Maul era andato ad affrontare da solo. E fu allora
che il bambino la prese per una spalla e gridò: «Guarda! Ahsoka, guarda!»
E Ahsoka vide e
rimase a bocca aperta. Era incredibile!
Maul camminava
a passo lento tra le case deserte, nessun mostro lo attaccava. Si spostavano al
suo passaggio. Davanti a lui, al centro della cittadina, stava un tempio. Il
posto adatto all’ego smisurato di Sidious.
Quando entrò
l’orrore di quello che vide fece vacillare la sua mente. Finalmente Sidious
aveva trovato un corpo adeguato alla sua mente. Un mostro alto sei o sette
metri, nero e lucido, lo guardava torvo dall’abside, dove aveva preso il posto
della statua del dio, gettata a terra. Era uno di quei mostri, ed era una
Regina. Stava partorendo uova, anche il quel momento, e mostri più piccoli
erano indaffarati a raccoglierle e a portarle di fronte a ospiti intrappolati
nel muco. Il mostro aveva un abbozzo di volto, a differenza degli altri, e
degli occhi gialli.
«Maul!» disse
con una voce che sembrava il gorgoglio di un fiume intasato da viscere umane
dopo una battaglia «Mio vecchio amico, sei arrivato, finalmente!» e dicendo
questo si abbassò verso di lui e lo guardò.
«Non sei
cambiato per nulla, Maestro. Sei lo stesso mostro di sempre, solo che hai
finito di fingerti umano.»
L’enorme mostro
piegò il capo da un lato, i suoi lineamenti rudimentali sorrisero. «Tu invece
sei cambiato! Sei innamorato!» e rise. La risata sembrò a Maul il rumore di una
tonnellata di ossa di bambini ammazzati che cadevano al suolo. «Il potente Maul
si è innamorato! La bella biondina gli ha mostrato le tettine e lui è impazzito
per amore!» fece uno dei suoi sorrisi fintamente empatici, i suoi occhi
brillarono e poi aggiunse, la voce in un tono caricaturale di compassione: «E
ora la bella biondina sta morendo! Come tuo fratello, e come tua madre.»
Maul lo guardò
sentendo l’odio crescere in sé. E anche altro lo stava facendo.
«Questi animali
ti stanno dando potere, vero Maestro?»
Il mostro rise
con un suono liquido e cavernoso, poi gli disse: «Questi animali sono il Lato
Oscuro, Maul, e io sono potente come nessun Sith prima di me. Posso scagliare
pianeti fuori dall’orbita solo col pensiero, o almeno potrò quando ti avrò
assimilato. Sento il tuo ospite crescere, tra poco ti ucciderà e tutto il tuo
potere sarà mio. Tutta la Galassia sarà mia, di nuovo e per sempre!»
Maul guardò
quel volto mostruoso che sembrava galleggiare sul muso di nero metallo lucido
dell’animale. Ecco l’orrore che per anni lo aveva mosso come un burattino, ecco
il Male che gli aveva tolto tutto. Lo guardò e rise.
«Ridi? Perché
Ridi, apprendista? Non piangi per la tua bella biondina che io ti sto
strappando via?»
«No. Rido
perché, effettivamente, quel mostro che mi sta crescendo dentro, quel mostro
che io, volontariamente, mi sono messo dentro, sta unendo il mio potere al tuo.
E quel potere, se ancora non riesce a scagliare pianeti fuori dall’orbita, è
già sufficiente per dare una spintarella a una piccola luna.
E io l’ho fatto
una ventina di minuti fa.»
Il mostro si
erse in tutta la sua altezza e, con la Forza, fece saltare via il tetto. Enorme
nel cielo, lanciata contro di loro a forse 60.000 km/h, una Luna di cento
chilometri di diametro stava per schiantarsi sulla cittadina.
«La Forza ha
voluto che Omega e Ahsoka fossero sulla nave dove i tuoi servi stavano per fare
esperimenti con i cloni e quei mostri, ma le azioni di Omega hanno fatto sì che
tu rinascessi non sulla nave, ma su questo ben preciso pianeta. La Forza ha
voluto che io mi innamorassi, la Forza ha voluto che le due lune si stessero
incrociando proprio ora.
E la Forza ha
voluto che a fronteggiarti non ci fosse un Jedi, ma me. Perché io sono pronto a
far morire migliaia di persone non ancora contagiate per salvarne migliaia di
miliardi nella Galassia.»
Sidious soffiò,
sbavò, picchiò le sue lunghe zampe artigliate contro le pareti e le colonne del
tempio, inferocito e totalmente impossibilitato a reagire. Ruggiva il suo odio
e la sua rabbia, inerme e ridicolo.
Guardò allora
Maul, mentre l’aria veniva risucchiata dalla gravità della Luna che oscurava
totalmente la luce del sole. «Puoi anche vestirti da Jedi, ma muori comunque da
Sith.» sibilò con odio la Bestia mentre l’aria si incendiava.
«Però muori
anche te, posso accettarlo.» e tutto fu vaporizzato istantaneamente.
Ahsoka e il
bambino guardarono le due lune passare una accanto all’altra e videro poi una
delle due precipitare a velocità inaudita verso il pianeta mentre l’altra
schizzava via dall’orbita. Rimasero a guardare, per una ventina di minuti, fino
a che l’apocalittico impatto sbalzò via la navetta. Quando la luce accecante
diminuì videro, con orrore, il pianeta trasformato in una rossa palla di lava,
con tutti quelli che vi vivevano
«Ti ho visto
brillare, Maul.» disse Ahsoka, e abbassò la leva dell’iperguida facendo
trasformare le stelle visibili davanti alla nave in sottili strisce di luce
azzurra.
Epilogo.
Gli sembrò di
essere come la brina che ricopre un pezzo di metallo gelato se esposto
all’umidità. Fu come se stesse aderendo a qualcosa, come se vi si stesse
infilando per capillarità. Si ricordava una cosa, l’ultima, ed era di essere
stato in piedi di fronte al suo nemico.
Aprì gli occhi
e capì subito di essere immerso in un liquido. Di fronte a lui, oltre al vetro
che lo conteneva, una giovane donna bionda lo guardava. Sentì il suo cuore
battere più forte vedendo i suoi occhi nocciola, che bella sensazione.
«Gran bella
ragazza, comunque.» disse una voce ben conosciuta, la voce di un vecchissimo
amico.
Quando si
risvegliò di nuovo, finalmente del tutto cosciente, vide, seduta sul letto,
Omega che gli stringeva la mano e alle sue spalle una donna anziana
incredibilmente simile a lei, un assurdo nugolo di vecchietti con gli stessi
identici lineamenti e una donna togruta che lo fissava sorridendo con le
braccia incrociate come il suo solito. Sull’interno del gomito aveva un
cerotto.
«La mia idea
era di utilizzare un tuo clone come soprammobile o fermacarte, Maul. Non ho
resistito alla tentazione di portarmi via una capsula.» gli disse Ahsoka e si
allontanò ridendo e chiacchierando con uno dei vecchietti che aveva una
bellissima barba bianca.
Lui guardò la
donna che amava riconoscendo a stento sé stesso nell’uomo che stava coricato su
quel letto. Dalla finestra vedeva un mare sterminato, meraviglioso. Guardò il
cerotto sul gomito di Omega e le baciò la mano.
«Mi hai
riportato indietro.» le disse. Lei non gli rispose, ma lo baciò.
FINE.