domenica 29 settembre 2024

Maul Reborn. Episodio IV.

 Quarto ed ultimo episodio, lo scontro finale tra i nostri due Sith, l'allievo Maul e il Maestro Sidious.

Buona lettura, spero che vi divertiate a leggerlo quanto io mi sono divertito a scriverlo.



Non si può dire sinceramente che Maul sapesse cosa stava facendo. Roteava la sua spada addosso a qualunque cosa si muovesse, che poi, a voler essere precisi, erano tutti alieni, o nel primo stadio di sviluppo, granchiforme, o adulti. Ma, se gli si fosse parata davanti una persona, probabilmente, l’avrebbe ammazzata senza alcun problema. Tutto il potere del vecchio Maul era tornato, con un semplice gesto della mano spingeva a decine di metri da sé i mostri, saltava sui tetti e camminava sui muri, tagliava, trafiggeva, stritolava con la Forza solo stringendo le dita di una mano, e sparava fulmini che friggevano il sangue acido nelle vene dei mostri. Si svegliò, praticamente all’improvviso, sentendo le urla di un bambino. Ansimando si guardò intorno, freneticamente, tremando per l’adrenalina e l’Oscurità che gli scorrevano dentro. E intanto il bambino continuava a gridare. Abbassò gli occhi e lo vide, imprigionato in una specie di bozzolo di un’orrenda ambra cristallina bruno nerastra, con della bava a impiastricciargli il viso. Davanti al bambino c’era un uovo pulsante, dall’apertura a croce, ancora sigillata, sulla parte superiore. Qualcosa, un granchio, si muoveva dietro la parete traslucida dell’uovo. La sua spada laser era puntata verso il bambino, a non più di un paio di centimetri dalla sua faccia.

Era un bambino biondo, con gli occhi nocciola. Crollò in ginocchio, era come Omega. E anche lui, come Omega, aveva di fronte un mostro. Tutta la parte di città tra lui e l’astronave di Ahsoka era libera, non avvertiva nessun mostro. Guardò il bambino e quello, ancora tremante, smise di urlare. «I tuoi occhi.» gli disse sbalordito.

«Cosa hanno i miei occhi, piccolo?» gli chiese accucciandosi e cominciando a spaccare quella specie di orribile muco solidificato per liberarlo.

«Erano gialli. E rossi, ma ora … sono azzurri.»

«Bel trucchetto, eh?» gli disse sorridendo mentre l’ira sbolliva lasciandolo stravolto e come svuotato.

«Orribile, ma non come quei cosi. Hanno preso i miei genitori.» disse il piccolo e cominciò a piangere.

Maul lo tirò fuori dal bozzolo e lo ripulì con un po’ di pacche sulle spalle. «Senti, piccolo…» gli disse guardandosi intorno «Io adesso cerco i tuoi genitori e tu corri. Vedi quella torre con la bandiera?» e indicò la direzione da cui era arrivato.

Il bimbo annuì, poi, con la faccina molto seria, disse: «Sono quasi sicuro che i miei genitori siano morti, signore.» Doveva avere otto o nove anni, abbastanza per farcela. O per provarci. «Corri in quella direzione ed esci dalla città. Vedrai una nave spaziale e una bellissima signora, una togruta.»

Il piccolo lo guardò interdetto. «Una cosa?»

«La vedrai, è una bellissima signora alta e con la pelle arancione. In testa ha delle buffe corna, o tentacoli, non lo so, grigi e bianchi. Lei ti difenderà da quei mostri, capito?»

«Ho paura.» disse il piccolo con un notevole coraggio.

Maul gli sorrise sperando che la sua vecchia faccia da diavolo non lo spaventasse troppo. «La abbiamo tutti, piccolo, ma tu devi assolutamente correre in quella direzione e trovare la bella signora. Vai, veloce come il vento, vai!» e lo guardò correre via tra quelle strade deserte disseminate dai corpi dei mostri che lui aveva ucciso.

«I suoi genitori sono già morti, comunque.» disse una voce a lui nota.

Maul guardò il fantasma di Forza di Kenobi e fece un sorriso amaro. «Che delusione, e Kenobi, mi chiami amico e mi definisci Jedi e nemmeno 18 ore dopo sbrocco e faccio questa strage.»

Obi Wan sorrise e gli disse: «Maul, ho imparato che la Forza è diversa da come mi avevano insegnato al Tempio, o da come il tuo Maestro aveva insegnato a te. Lato chiaro e Lato Oscuro esistono entrambi e non si può separarli o eliminarne uno.

Guarda, per esempio, le due lune di questo pianeta. Sono due asteroidi catturati milioni di anni fa dalla sua gravità, Castor e Pollux, e hanno una particolarità: sono in un equilibrio dinamico, ogni otto mesi si incontrano e la gravità di uno perturba la traiettoria dell’altro, roteano l’uno intorno all’altro e si scambiano di posto. Ogni otto mesi, da milioni di anni.»

Maul guardava quelle due palle di roccia in cielo, illuminate dal sole e visibili nel cielo sereno. Lontane dall’inferno in cui lui era immerso, in cui Omega stava annegando.

«Il loro è un equilibrio instabile, basterebbe una minima spintarella, nel momento in cui si scambiano di posto, per trasformarli in due proiettili lanciati nel cielo, e non sarebbe sufficiente il più grande potere della Galassia per rimetterli a posto. E la Forza è uguale, è un equilibrio dinamico.»

«Me la ricordavo diversa la dottrina Jedi.» disse Maul.

«La dottrina Jedi e la dottrina Sith sono entrambe limitate, non accettano eccezioni, e quindi sono inapplicabili nel mondo reale.

Per esempio, su questo pianeta, un Sith utilizzerebbe il potere di questi mostri per distruggere tutta la vita della Galassia, mentre un Jedi non avrebbe il coraggio di agire nell’unico modo possibile per salvare il mondo.»

Maul lo guardò e capì cosa volesse dire. Sì, riuscì a capire quale messaggio stesse nascosto in quelle parole. «E quindi … io dovrei andare avanti?»

Obi Wan gli poggiò una mano sulla spalla e gli disse: «Per prima cosa dovresti, forse, ricordare cosa ti ha detto Omega stamattina. E dovresti farlo in fretta.»

Maul lo guardò interdetto, non capiva. «Cosa …»

Obi Wan scosse la testa e disse: «Ora sì che mi stai un po’ deludendo, Maul. Non ti ha parlato di una dottoressa?»

Maul fu tanto colpito da quello che gli aveva detto Obi Wan che fece un passo indietro barcollando. «Ma … e se il mostro …»

«Amico mio… Maul, il mostro lo puoi bloccare semplicemente …»

«Mettendo in stasi Omega!»

Obi Wan sorrise e cominciò a svanire nell’aria assolata e polverosa. Maul guardò le due lune, ora quasi sovrapposte, e corse alla nave.

 

Il bambino stava bevendo il terzo bicchiere d’acqua. Fisicamente stava bene, psicologicamente … avrebbe avuto una vita intera per riprendersi dall’orrore che aveva visto. Chi non stava affatto bene, psicologicamente, era Ahsoka. Era già la terza volta che prendeva in mano la spada laser per andare a porre fine alla sofferenza di Omega, ma, semplicemente, non ci riusciva. E fu in quel momento che il bambino parlò ad alta voce. «Cosa sta facendo il signore gentile con le corna?» disse guardando fuori da un oblò.

Ahsoka guardò fuori, disse al bambino di stare fermo e uscì. Maul, entrato nel guscio, stava tirando fuori da una capsula un clone di Palpatine. Lo gettò a terra senza alcun riguardo e, saltato giù, gli infilò la spada laser nel petto.

«Non penso che fosse vivo.» disse Ahsoka.

«Io sono sicuro che non lo sia.» le rispose con un sorriso cattivo. Poi, con una delicatezza inaspettata e quasi ridicola se associata alla sua persona, prese in braccio Omega e la calò nella capsula. Una volta chiuso il coperchio e acceso il sistema di alimentazione, i segni vitali della giovane donna, con ancora il granchio sul volto, si azzerarono. Maul saltò a terra agilmente, guardò la biondina con tenerezza e poi si voltò verso Ahsoka. «Pabu. Sai dove è Pabu?»

Ahsoka scosse la testa. «No. È un pianeta?»

«Sì. Deve conoscerlo il tuo amico Rex, Omega mi ha detto che i suoi fratelli vivono lì. Devi andare su Pabu e cercare la dottoressa Emerie Carr, la sorella di Omega. Lei saprà curarla.»

Ahsoka guardò la donna che galleggiava in quel liquido opaco con un granchio alieno appiccicato alla faccia e disse: «Pensi che possa salvarla?»

«Omega ne era sicura. Mi ha detto che è un genio.»

Usando la Forza sollevarono la capsula e la portarono sulla navicella Jedi. Il bambino li guardava mangiando uno snack trovato nel frigo.

Ahsoka guardò Maul e disse: «Andiamo?»

Maul le sorrise e, carezzando la capsula che conteneva Omega le disse: «Io ho ancora una cosina da fare, qui. Penso di essere l’unico che può riuscirci. E poi … c’è una mia vecchia conoscenza che mi aspetta.»

«Ma tu …» gli disse Ahsoka con la voce inaspettatamente insicura.

«Io ho da fare là. Tu, invece, devi stare in orbita per essere sicura che nessuna nave lasci il pianeta e poi, soprattutto, devi volare a Pabu.»

«Maul …» gli disse singhiozzando e tendendogli la mano come lui aveva fatto con lei più di venti anni prima «Non andare. Vieni con me.»

La bocca di lui sorrise, ma i suoi occhi erano tristi. «La Forza ha voluto che ci incontrassimo di nuovo qui, Ahsoka, e io devo fare la cosa giusta.»

Le lacrime scendevano sulle guance arancioni e bianche di Ahsoka, irrefrenabili. «Non mi hai chiamato Lady Tano.»

«Lo so.» disse lui, poi scese dalla rampa e cominciò a correre verso la cittadina. Si voltò a guardare la sua amica, in piedi tra il guscio e la navetta, le braccia incrociate e lo sguardo triste. «Guardami brillare, Ahsoka!» le gridò e corse via.

Guardò le lune, stavano cambiando posizione, era cominciata la loro orbita reciproca. E lui era arrivato davanti all’uovo pulsante.

 

La navicella decollò a fatica, con i motori danneggiati e tutto quel peso supplementare, ma almeno il campo di forza riusciva a contenere senza alcun problema l’atmosfera. Navi-computer e iperguida invece, erano intatti. Il bambino era con lei in cabina, visto che la saletta era quasi totalmente occupata. Stavano lì, in attesa, sgranocchiando dolcetti e facendo finta che fosse solo un normale pomeriggio. Ahsoka guardava insistentemente il pianeta e la cittadina dove risiedeva l’Oscuro Male che Maul era andato ad affrontare da solo. E fu allora che il bambino la prese per una spalla e gridò: «Guarda! Ahsoka, guarda!»

E Ahsoka vide e rimase a bocca aperta. Era incredibile!

 

Maul camminava a passo lento tra le case deserte, nessun mostro lo attaccava. Si spostavano al suo passaggio. Davanti a lui, al centro della cittadina, stava un tempio. Il posto adatto all’ego smisurato di Sidious.

Quando entrò l’orrore di quello che vide fece vacillare la sua mente. Finalmente Sidious aveva trovato un corpo adeguato alla sua mente. Un mostro alto sei o sette metri, nero e lucido, lo guardava torvo dall’abside, dove aveva preso il posto della statua del dio, gettata a terra. Era uno di quei mostri, ed era una Regina. Stava partorendo uova, anche il quel momento, e mostri più piccoli erano indaffarati a raccoglierle e a portarle di fronte a ospiti intrappolati nel muco. Il mostro aveva un abbozzo di volto, a differenza degli altri, e degli occhi gialli.

«Maul!» disse con una voce che sembrava il gorgoglio di un fiume intasato da viscere umane dopo una battaglia «Mio vecchio amico, sei arrivato, finalmente!» e dicendo questo si abbassò verso di lui e lo guardò.

«Non sei cambiato per nulla, Maestro. Sei lo stesso mostro di sempre, solo che hai finito di fingerti umano.»

L’enorme mostro piegò il capo da un lato, i suoi lineamenti rudimentali sorrisero. «Tu invece sei cambiato! Sei innamorato!» e rise. La risata sembrò a Maul il rumore di una tonnellata di ossa di bambini ammazzati che cadevano al suolo. «Il potente Maul si è innamorato! La bella biondina gli ha mostrato le tettine e lui è impazzito per amore!» fece uno dei suoi sorrisi fintamente empatici, i suoi occhi brillarono e poi aggiunse, la voce in un tono caricaturale di compassione: «E ora la bella biondina sta morendo! Come tuo fratello, e come tua madre.»

Maul lo guardò sentendo l’odio crescere in sé. E anche altro lo stava facendo.

«Questi animali ti stanno dando potere, vero Maestro?»

Il mostro rise con un suono liquido e cavernoso, poi gli disse: «Questi animali sono il Lato Oscuro, Maul, e io sono potente come nessun Sith prima di me. Posso scagliare pianeti fuori dall’orbita solo col pensiero, o almeno potrò quando ti avrò assimilato. Sento il tuo ospite crescere, tra poco ti ucciderà e tutto il tuo potere sarà mio. Tutta la Galassia sarà mia, di nuovo e per sempre!»

Maul guardò quel volto mostruoso che sembrava galleggiare sul muso di nero metallo lucido dell’animale. Ecco l’orrore che per anni lo aveva mosso come un burattino, ecco il Male che gli aveva tolto tutto. Lo guardò e rise.

«Ridi? Perché Ridi, apprendista? Non piangi per la tua bella biondina che io ti sto strappando via?»

«No. Rido perché, effettivamente, quel mostro che mi sta crescendo dentro, quel mostro che io, volontariamente, mi sono messo dentro, sta unendo il mio potere al tuo. E quel potere, se ancora non riesce a scagliare pianeti fuori dall’orbita, è già sufficiente per dare una spintarella a una piccola luna.

E io l’ho fatto una ventina di minuti fa.»

Il mostro si erse in tutta la sua altezza e, con la Forza, fece saltare via il tetto. Enorme nel cielo, lanciata contro di loro a forse 60.000 km/h, una Luna di cento chilometri di diametro stava per schiantarsi sulla cittadina.

«La Forza ha voluto che Omega e Ahsoka fossero sulla nave dove i tuoi servi stavano per fare esperimenti con i cloni e quei mostri, ma le azioni di Omega hanno fatto sì che tu rinascessi non sulla nave, ma su questo ben preciso pianeta. La Forza ha voluto che io mi innamorassi, la Forza ha voluto che le due lune si stessero incrociando proprio ora.

E la Forza ha voluto che a fronteggiarti non ci fosse un Jedi, ma me. Perché io sono pronto a far morire migliaia di persone non ancora contagiate per salvarne migliaia di miliardi nella Galassia.»

Sidious soffiò, sbavò, picchiò le sue lunghe zampe artigliate contro le pareti e le colonne del tempio, inferocito e totalmente impossibilitato a reagire. Ruggiva il suo odio e la sua rabbia, inerme e ridicolo.

Guardò allora Maul, mentre l’aria veniva risucchiata dalla gravità della Luna che oscurava totalmente la luce del sole. «Puoi anche vestirti da Jedi, ma muori comunque da Sith.» sibilò con odio la Bestia mentre l’aria si incendiava.

«Però muori anche te, posso accettarlo.» e tutto fu vaporizzato istantaneamente.

 

Ahsoka e il bambino guardarono le due lune passare una accanto all’altra e videro poi una delle due precipitare a velocità inaudita verso il pianeta mentre l’altra schizzava via dall’orbita. Rimasero a guardare, per una ventina di minuti, fino a che l’apocalittico impatto sbalzò via la navetta. Quando la luce accecante diminuì videro, con orrore, il pianeta trasformato in una rossa palla di lava, con tutti quelli che vi vivevano

«Ti ho visto brillare, Maul.» disse Ahsoka, e abbassò la leva dell’iperguida facendo trasformare le stelle visibili davanti alla nave in sottili strisce di luce azzurra.

 

Epilogo.

 

Gli sembrò di essere come la brina che ricopre un pezzo di metallo gelato se esposto all’umidità. Fu come se stesse aderendo a qualcosa, come se vi si stesse infilando per capillarità. Si ricordava una cosa, l’ultima, ed era di essere stato in piedi di fronte al suo nemico.

Aprì gli occhi e capì subito di essere immerso in un liquido. Di fronte a lui, oltre al vetro che lo conteneva, una giovane donna bionda lo guardava. Sentì il suo cuore battere più forte vedendo i suoi occhi nocciola, che bella sensazione.

«Gran bella ragazza, comunque.» disse una voce ben conosciuta, la voce di un vecchissimo amico.

Quando si risvegliò di nuovo, finalmente del tutto cosciente, vide, seduta sul letto, Omega che gli stringeva la mano e alle sue spalle una donna anziana incredibilmente simile a lei, un assurdo nugolo di vecchietti con gli stessi identici lineamenti e una donna togruta che lo fissava sorridendo con le braccia incrociate come il suo solito. Sull’interno del gomito aveva un cerotto.

«La mia idea era di utilizzare un tuo clone come soprammobile o fermacarte, Maul. Non ho resistito alla tentazione di portarmi via una capsula.» gli disse Ahsoka e si allontanò ridendo e chiacchierando con uno dei vecchietti che aveva una bellissima barba bianca.

Lui guardò la donna che amava riconoscendo a stento sé stesso nell’uomo che stava coricato su quel letto. Dalla finestra vedeva un mare sterminato, meraviglioso. Guardò il cerotto sul gomito di Omega e le baciò la mano.

«Mi hai riportato indietro.» le disse. Lei non gli rispose, ma lo baciò.

 

                                                                                                                                                                 FINE.


sabato 28 settembre 2024

Maul Reborn. Episodio III.

Terzo episodio, dove vecchi nemici fanno pace, nuovi nemici si svelano e... tutto pare andare definitivamente a catafascio.  

Buona lettura!

p.s. (Domani ci sarà l'ultimo episodio)


Si alzò tentando di non disturbarla, nella penombra della tenda il suo corpo era una sagoma chiara. La ricoprì con cura e uscì con i vestiti in mano, li indossò e si sedette vicino al fuoco le cui ultime braci rosseggiavano nel buio sempre più luminoso del crepuscolo incipiente. Rinfocolò le braci e vi buttò dei ramoscelli che presero fuoco dopo pochi istanti. Il cielo a ovest era nero e punteggiato di stelle, con lo squarcio biancastro della galassia che andava da nord a sud e le due minuscole lune che erano adesso evidentemente molto più vicine, ma a est il nero tendeva ad un blu che, sul bordo delle colline all’orizzonte, era quasi azzurro. Minuscoli roditori correvano tra l’erba alta e, dalle chiome degli alberi, gli uccelli, o qualunque essere avesse la loro funzione su quel pianeta, cominciavano a cinguettare. Seduto in terra, le gambe incrociate, guardava lo spettacolo ipnotizzante del fuoco. Omega stava sognando, poteva quasi leggere i suoi pensieri, sì, stava pescando in un mare sterminato, all’ombra di un’isola a forma di monte e ricoperta di case bianche di calce. Con lei c’era un omone buono e gentile e, mentre pescavano, sgranocchiavano dei piccoli dolcetti. Maul sorrise, era un ricordo d’infanzia, lui non ne aveva. O forse, ora, ne aveva uno anche lui. Si coricò sull’erba e, preso un filo d’erba molto duro, cominciò a masticarlo mentre guardava le stelle impallidire nel cielo sempre più chiaro.

Si astrasse totalmente e sentì più vicina Omega, ora nel sogno era insieme a un clone occhialuto, parlavano di qualcuno che era andato via, c’era un enorme amore di Omega per i suoi fratelli, un amore puro e infinito. Si stava rigirando nel sacco a pelo, ai ricordi del sogno si mescolava la soddisfazione per l’amore vissuto poche ore prima con lui, parte di lei ancora stava assaporando le sensazioni vissute prima di addormentarsi. Si espanse ancora, gli animali, le piante, un predatore che portava una preda morente ai suoi figli nel nido; a un giorno di cammino Lady Tano, non aveva dormito, stava lavorando al motore che sembrava davvero a buon punto. Lei lo avvertì, tutti e due sentirono distintamente la mente dell’altro, lei non si fidava di lui, era preoccupata per Omega, lui le mandò la sensazione di pace di Omega che dormiva, Ahsoka sentì il sapore di un dolce che Omega aveva mangiato 25 anni prima. Stava bene, e tornò al lavoro staccandosi da Maul. Lui si allargò ancora e sentì la città oltre i monti, migliaia di persone ancora addormentate, e, vicino a loro, il male che, come le radici di un albero velenoso, si avvicinavano moltiplicandosi, quel male era Oscuro, era alieno, era … si scosse tra brividi di paura, quel Male era nuovo, ma non sconosciuto. Non poteva essere… no.

«Lo hai riconosciuto?» gli chiese una voce alla sua destra.

Si voltò afferrando la spada e per un attimo pensò di essersi addormentato e di stare sognando. O forse, per essere precisi, pensò di essere intrappolato in un incubo.  «Tu?»

Il fantasma di Forza, semitrasparente e illuminato da una tenue tonalità azzurrognola, gli sorrise. «Io.»

«Kenobi! Ma non eri finalmente morto?»

«E tu?» chiese il fantasma che sembrava un po’ più giovane di quando si erano incontrati l’ultima volta.

«Clonazione.» gli rispose Maul cercando in sé la rabbia e l’odio. No, non li trovava da nessuna parte. «Il mio Maestro diceva che una volta i Jedi sapevano sopravvivere alla morte, ma che nessuno ricordava più come si potesse farlo.»

Obi Wan gli sorrise, si alzò e cominciò a passeggiare. Maul notò che lasciava impronte dove poggiava i piedi. Strano. Il Jedi si fermò a guardare il cielo a est, tinto di un rosa di minuto in minuto più carico. «Penso di doverti ringraziare, Maul.»

«E perché mai, Kenobi?»

«Hai salvato Ahsoka, non ce l’avrebbe fatta senza di te.»

Maul rise e disse, sarcasticamente: «Non aspettarti un “prego”, Kenobi.»

Il Jedi lo guardò incrociando le braccia e sorrise. «Mai avrei pensato di vederti così, Maul sei davvero buffo!»

«C’erano solo vestiti da Jedi, a bordo.»

Obi Wan rise di gusto, poi gli disse: «Intendevo innamorato, Maul, non pensavo che ti avrei mai visto innamorato, come un ragazzino!» e guardò dallo spiraglio della tenda, i capelli biondi di Omega sul cuscino, la sua sagoma nel sacco a pelo. «Gran bella ragazza, davvero.» disse il Jedi.

«Prova a guardarla di nuovo e ti taglio a pezzi.»

«Calma, Lover boy, calma.» gli disse il Jedi, «Sono felice per te, è bello amare.»

Maul avrebbe voluto rispondere, molte cose gli arrivarono sulla punta della lingua, cose che il vecchio Maul avrebbe detto apposta per far soffrire il vecchio nemico, ma ora lo zabrak rimase in silenzio.

Obi Wan sorrise con un lieve velo di tristezza negli occhi e annuì. «Ho amato Satine, Maul, so quanto ci si senta vivi. E il ricordo di lei è una fonte di dolcezza per la mia anima.»

Maul si accorse di essere bloccato, non poteva rispondere, non poteva dire nulla. Non si era mai sentito così, mai. Quando Kenobi aveva detto quel nome, Satine, qualcosa in Maul si era rotto, una diga si era rotta e lui era inondato da sentimenti e pensieri per lui del tutto alieni. Cominciò a singhiozzare, mentre le lacrime scendevano, inarrestabili, dai suoi occhi, e ancora non poteva parlare. Che parole potevano fermare questo dolore, quali parole avrebbe potuto dire a Kenobi per fargli capire cosa aveva dentro? Puoi dire “Mi dispiace” a un uomo perché gli hai ammazzato davanti agli occhi la sua donna? Puoi dire “mi dispiace” senza che sembri solo un altro oltraggio? «Avevo il suo ritratto nel mio rifugio su Dathomir. Ho sempre tenuto una candela accesa davanti a lei.» disse quasi annaspando tra i singhiozzi. «Mi sembrava giusto.»

Obi Wan gli si avvicinò e gli poggiò una mano sulla spalla. Il tocco c’era e non c’era. Non parlò, ma rimase lì a sentirlo singhiozzare mentre continuava a ripetere moltissime volte “Mi sembrava giusto.”

Quando finalmente lo zabrak finì di piangere lo Jedi lo guardò, seduto in terra e stravolto. «Era giusto. Grazie.» disse quasi con un sussurro, e poi «Hai riconosciuto il Male là in fondo, vero?»

Maul lo guardò e annuì. Tirava su col naso come un bimbo.

«Ti tenterà, sai che è pericoloso.»

«Lo so.»

«È più potente di quanto sia mai stato, non è più quello che conoscevamo. Ahsoka non potrà affrontarlo e sopravvivere.» gli disse.

«Lo so.» rispose Maul asciugandosi le lacrime e alzandosi. Lui e il fantasma di Forza si guardavano in faccia.

«Non è lei il Jedi che può batterlo, Maul.» gli disse Kenobi.

Maul lo guardò interdetto, non riusciva a capire se stesse scherzando, non poteva intendere che…

«Maul,» gli disse appoggiandogli entrambe le mani sulle spalle e guardandolo dritto negli occhi con serietà. «Tu puoi batterlo, solo tu puoi farlo.»

«E se…»

«Mi fido di te, vecchio amico.» disse Obi Wan mentre cominciava a scomparire nell’aria chiara della mattina.

«Grazie, Obi Wan.» disse lo zabrak. Guardò i vestiti che indossava, i suoi vestiti. Strinse in mano la spada a lama blu che portava alla cintura, la accese e guardò quella luce. Era la sua luce, sua, per sempre. «Grazie, amico mio.» disse sottovoce guardando la sua spada.

«Ma con chi parlavi?» disse la voce impastata dal sonno di Omega che aveva infilato la testa tra i lembi della tenda e che stava strabuzzando gli occhi per il sole basso che la illuminava. Gli ultimi resti del vecchio Sith parvero bruciare ai raggi del sole nascente, mentre si rifletteva nei grandi occhi nocciola di quella meravigliosa donna. Il Jedi Maul sorrise e le rispose: «Con un vecchissimo amico, biondina.»

Rientrò nella tenda e abbracciò la ragazza che aveva evidentemente ancora moltissimo sonno. «Ma quale amico potevi avere qui, boh!» disse con voce confusa e si addormentò tra le sue braccia. La strinse a sé e assaporò quel momento di vita normale che gli era sempre stata negata dal Fato. E il Fato, ora, lo aspettava a poco più di un giorno di cammino.

 

Camminavano sul sentiero che continuava ad essere deserto, anche se, dopo pranzo, scoprirono con una certa inquietudine bagagli abbandonati. Bagagli, viveri, acqua, ma nessun corpo.  E poi, passando in un fitto boschetto attraversato dal sentiero furono aggrediti da uno di quegli esseri. Correva veloce e saltò addosso a Omega, ma, prima di toccarla, fu bloccato in aria da Maul. La bestia si voltò verso lo zabrak ringhiando e protendendo verso di lui la seconda bocca con le piccole fauci metalliche.

«Lo vedi anche tu, vero?» chiese Omega.

«Sì. Ha solo una zampa anteriore.»

«Ma come è possibile?»

«Prende caratteristiche e capacità del corpo in cui si sviluppa. E temo che là in fondo, e indicò lontano da loro, uno di loro abbia preso le capacità dell’essere più pericoloso della Galassia.»

«Ottimo. E noi abbiamo un blaster e una spada laser.» disse lei, mentre lui, con la suddetta lama, falciava il mostro ancora sospeso in aria. Le due metà dell’essere caddero scalciando in terra e una pozza di sangue acido sfrigolò nel terreno bruciando l’erba.

Camminarono ancora fino ad arrivare ad un villaggio. Deserto, anche questo. In una casa trovarono due persone prive di sensi, con delle specie di granchi dalla lunga cosa abbarbicati al volto. La coda stringeva il collo impedendo che venissero tolti.

«E questi che sono?» chiese Omega. «Altri mostri?»

Maul si avvicinò ai due corpi e percepì le loro condizioni. «Sono gli stessi mostri, questi stanno depositando nel petto quegli altri che lo sfonderanno diventando gli adulti alti due metri e mezzo.»

«Mi viene da vomitare.» disse Omega. Guardò la donna e l’uomo, che in realtà doveva essere un ragazzo di non più di 14 anni. «Se potessi portarlo da mia sorella, si potrebbe ancora salvarlo.»

«Tua sorella?»

«Emerie Carr, un’altra clone, dottoressa specializzata in clonazione, un genio. Lei potrebbe salvarlo.»

«Sta qua intorno?» le chiese Maul.

«Sta su Pabu con i miei fratelli.» e intanto piangeva accarezzando le mani dei due corpi ancora in vita.

«Io posso fare qualcosa, ma forse non vorrai guardare.» le disse.

Omega, in lacrime, annuì e uscì, sentendo due rapidi colpi di spada laser. Avevano finito di soffrire.

Andarono ancora avanti e furono aggrediti da una ventina di mostri. Omega ne abbatté sette, ma Maul, con la sua spada, diede spettacolo. Che guerriero!

Poi, all’improvviso, si trovarono di fronte a un guscio di salvataggio della nave da cui erano sfuggiti, ma era un guscio particolare, molto grande. Quando vi entrarono trovarono alcuni corpi, o col petto squarciato o uccisi da mostri adulti, e una dozzina di grosse capsule come quella in cui Maul si era svegliato. In una, rotta, stava un corpo dal petto esploso. Maul guardò il corpo e disse: «Maestro. Brutta fine, eh?»

Omega si avvicinò e guardò l’uomo sulla cinquantina che giaceva scomposto nella capsula. «Ma è l’Imperatore?»

«Sheev Palpatine, ovvero Darth Sidious. È un clone come me.» le rispose fissando quel corpo che gli ricordava tutta l’immane sofferenza causatagli da quell’uomo.

«Questi due sono ancora di più, come te.» disse lei indicando due capsule ancora intatte, in cui galleggiavano, ancora inattivi, due altri Maul. Maul guardò le sue copie rabbrividendo. Quante altre volte dovevano aver tentato di riportarlo in vita? Quanti altri sé stesso avevano sofferto per i deliri di onnipotenza di Sidious?

«E questo tizio enorme chi è? E quello … cos’è, un Munn?» chiese Omega passando in rassegna gli altri cloni.

«Il Munn dovrebbe essere Darth Plagueis, il Maestro del mio Maestro. L’altro è quell’idiota di Dooku. Darth Tyranus.»

«Tre copie di ognuno, di te solo due.» disse Omega.

«Siamo tre anche noi.» disse lui con voce fredda. Stava guardando uno dei cloni di Dooku, la capsula era lesionata e ai piedi del vetro c’era uno di quei granchi, morto. Avvicinò la mano al vetro e avvertì due cose: dentro al clone, che era vivo, stava crescendo uno di quegli esseri, quasi pronto ad uscire. E quell’essere aveva assorbito tutto il potere oscuro del Sith. Forse ancora più di quanto Dooku ne avesse mai avuto. Con un colpo di spada squarciò il petto del clone in catalessi, tagliando a metà l’embrione del mostro, che pigolò per un attimo la sua rabbia. Omega corse fuori a vomitare, e poi urlò.

Almeno un centinaio di quei mostri stavano accorrendo a due, a quattro e anche a tre zampe verso di loro. Un incubo da spezia sarebbe stato migliore, erano qualcosa che sembrava essere uscito dall’Inferno. Ed erano forti nella Forza, non come quello che stava crescendo in Dooku, ma anche loro lo erano, perché collegati a …

“Maul.” Disse una voce conosciuta nella sua mente.

«Maestro.» disse lui, poi guardò Omega e le disse: «Attenta!» e con una spinta della Forza la lanciò sulla navetta. Là era minimamente più al sicuro. Non che avrebbero potuto sopravvivere, erano troppi.

«Uccidine più che puoi!» le disse accendendo entrambe le lame della sua spada, pronto a difenderla finché avesse potuto.

«Forse non ce ne sarà bisogno! È arrivata la cavalleria!» urlò lei e indicò un puntino nel cielo appena sopra l’orizzonte. La navetta Jedi, Ahsoka stava arrivando con una bella dotazione di cannoni laser. Si lanciò tra i mostri cominciando il lavoro di “potatura” fino a che Ahsoka fu abbastanza vicina e li distrusse in pochi istanti.

Omega saltò giù dal guscio e andò ad abbracciarlo saltandogli al collo. Quando Ahsoka scese dalla navetta li trovò che si baciavano. Cosa doveva vedere, Maul romantico non se lo sarebbe proprio mai aspettato.

 

Ahsoka esaminò a lungo le capsule e le larve dei mostri che erano morte dopo aver inseminato i corpi.

«Quindi, ripetimi un po’ tutta la cosa, Omega. Un clone di un force user non è un force user.»

«No.»

«Se si fa una trasfusione di sangue ricco di midi-chlorian a uno di questi cloni, il corpo lo rigetta con un esito disastroso per il clone.»

«Esatto.»

«Però il tuo sangue fa come da legante e così il corpo clonato riesce ad assorbire e tollerare i midi-chlorian.»

«Tutto giusto.»

«E quando la cosa viene fatta con un clone di un Sith morto, l’anima del Sith riempie il clone?»

«Sì.» rispose questa volta Maul.

«E perché non hanno clonato il mio Maestro? Darth Vader è stato uno dei Sith più forti mai esistiti.»

«Forse perché è morto da Jedi.» disse Maul.

Ahsoka annuì pensosa, guardando quei corpi in stasi, vivi eppure morti, pronti a funzionare, ma vuoti di ogni essenza; «E questi così orrendi, bypasserebbero il problema? Non servirebbe più il sangue di Omega?»

«No.» le rispose Maul. «La cosa è infinitamente peggiore. Questi esseri mimano le caratteristiche dell’ospite, numero di zampe, locomozione, necessità respiratorie, e, in questo caso, mimano perfettamente la predisposizione alla Forza. Quando uno di quei granchi, le larve, ha attaccato il clone di Sidious, l’essere che ne è uscito aveva tutte le caratteristiche di Sidious stesso, tanto che l’anima del mio Maestro ha potuto annidarsi nel mostro generato nel suo clone.»

«Quindi c’è uno di quei mostri alti due metri e mezzo che ha dentro l’anima dell’Imperatore ed è potente nella Forza?» chiese Omega con gli occhi fuori dalla testa.

«No. Va molto peggio.» le rispose Maul. «Questi esseri non hanno realmente una mente singola, ma sono comandati dalla loro Regina, che genera le uova e dirige totalmente il branco. La mente dell’Imperatore è nella Regina, e ogni persona che uccide alimenta il suo potere. È per quello che stavano venendo qua, ogni mostro generato da uno di questi cloni avrebbe aumentato indefinitamente il suo potere, che già ora è incredibilmente maggiore di quello che aveva prima.»

«Dobbiamo distruggere i cloni.» disse Ahsoka.

«Subito.» disse Maul, e dobbiamo impedire che quei mostri lascino il pianeta. Se arrivassero su altri Sistemi … diventerebbe più potente di un dio, non gli servirebbe più la Morte Nera per distruggere i pianeti, potrebbe lanciare loro addosso le lune. E, alla fine, divorerebbe tutta la vita.

Ahsoka sbuffò, pareva proprio che avrebbe dovuto fidarsi del suo vecchio nemico. “Omega, tu distruggi tutti i cloni, un paio di colpi di blaster dovrebbero bastare. Io e Maul andiamo a distruggere le navette dello spazioporto qua vicino.

Omega non sembrava molto contenta del compito, non era mai stata un’assassina. Li guardò salire sulla navetta Jedi e, blaster alla mano, tornò nel guscio. Avrebbe cominciato dai cloni di Sidious, avevano una faccia davvero antipatica.

 

Ahsoka pilotava la navetta volando a bassa quota e, quando arrivarono in vista dello spazioporto, Maul le disse una cosa che non si aspettava. «Le navette che distruggeremo sono l’unica possibilità di salvezza delle persone che vivono qui. Distruggerle vuol dire condannarle a morte.»

«Vedi forse qualcuno per strada, Maul?»

«No.» in effetti era tutto deserto.

«E non lo senti nella tua mente?»

Lui annuì. In effetti lo sentiva, una specie di sussurro, la voce di Sidious che ipnotizzava le menti dei più deboli. «Chi non è già morto è sicuramente in coma con un mostro nel petto, e chi ancora non ha un mostro nel petto, è in uno stato di trance ad aspettare il suo turno di essere inseminato.»

Maul le afferrò una spalla con forza. «Che ti prende?»

«Omega! Il potere di Sidious sta crescendo, e se arrivasse alla capsula?»

Ahsoka lo guardò, preoccupata. «Possiamo solo fare in fretta.»

Arrivati allo spazioporto bombardarono quattro navi parcheggiate, ma una era appena partita. «Il sistema di puntamento è danneggiato.» disse Maul «Non riesco a colpirla mentre vola.»

Ahsoka si alzò e gli disse: «Vai ai comandi, ci penso io.» e andò allo sportello laterale. Maul la vide camminare sull’ala, erano almeno a trecento metri di altezza e volavano a qualcosa come seicento chilometri orari, ma lui aveva capito perfettamente cosa doveva fare. Si avvicinò alla nave che volava in maniera molto irregolare, evidentemente le mani del mostro non erano molto adatte ai comandi umani, e si posizionò proprio al di sopra. Ahsoka, con un’agilità incredibile, saltò da una nave all’altra e, appena atterrata, tagliò lo scafo sui motori e sugli alettoni. La nave cominciò a precipitare in avvitamento e lei saltò nel vuoto, precipitando verso il basso in caduta libera. Maul la affiancò e aprì il portellone posizionando l’ala proprio sotto di lei.

«Voi Jedi facevate questo tipo di cose, nella Guerra dei Cloni?» le chiese quando rientrò nella cabina di pilotaggio.

«Questa è robetta per younglings.» gli rispose sorridendo e guardandolo dall’alto in basso con le braccia incrociate.

«Pazza di una togruta.» disse lui ridacchiando e rivolgendo la prua verso il guscio dove Omega doveva avere ormai finito il suo lavoro. Mentre atterrava si stupì che lei non li stesse aspettando fuori, dovevano partire il prima possibile. Allo stupore seguì la preoccupazione, quando lei non uscì mentre aprivano il portellone ventrale. E alla preoccupazione seguì la disperazione quando, nella navetta in cui quasi tutte le capsule erano state distrutte, trovarono Omega in terra, un granchio abbarbicato solidamente al suo volto. Di nuovo, Sidious gli aveva tolto di nuovo tutto quello che aveva al mondo.

Ahsoka stava controllando Omega, esaminandola con uno strumento radiografico portatile che aveva trovato sulla nave, quando si accorse che Maul non c’era più.

Persino da lì, vicino alla povera ragazza in coma, poteva sentire il Lato Oscuro che lo stava divorando. Stava correndo verso la città, la spada laser già attivata in mano.


venerdì 27 settembre 2024

Maul Reborn. Episodio II.

Qui il mio Maul comincia decisamente a divergere dal Maul canonico, e Omega... vabbè, Omega a 37 anni non è più la bimba dodicenne che viaggiava con la Bad Batch e fa cose che all'epoca non avrebbe fatto. 

Buona lettura!


«Preferisci la colazione dolce o quella salata?»

Sbatté le palpebre un paio di volte, sbadigliò e si voltò verso la voce che aveva parlato alle sue spalle. Il clone, la biondina. Lo aveva svegliato, non aveva reagito all’avvicinamento di una persona mentre dormiva, roba da dilettanti. Si stropicciò gli occhi con le mani e stiracchiò le gambe godendosi ogni singolo movimento di tutti i muscoli. «Salata.» le rispose e si alzò mentre lei si allontanava. «Grazie.» disse stupendosi della parola che gli era sfuggita di bocca. Grazie, aveva detto grazie. Attraversò la cabina e il breve corridoio. Ahsoka era sveglia, seduta con le gambe stese sul letto, la schiena appoggiata alla parete. «Ben svegliata, Lady Tano!» le disse sedendosi sulla branda di fronte.

«Maul.» disse lei con un’espressione tra l’incuriosito e il disgustato. «Come diavolo hai fatto a tornare dalla morte, stavolta?»

«Sidious giocherellava con la clonazione perché voleva trasferire la sua coscienza, e i suoi poteri, in un corpo nuovo dopo la morte. Mi ha usato per vari, sgradevoli, esperimenti, anni fa. Evidentemente gli esperimenti hanno avuto successo.» e le sorrise.

«Quindi anche l’Imperatore potrebbe tornare.»

«Evidentemente.» le disse e poi le appoggiò la mano sulle gambe, a metà tra ginocchia e caviglie.

«Che fai?» gli disse spostando le gambe ed emettendo subito un gemito per il dolore.

«Calma, Lady Tano, calma.» le disse e usò la Forza per calmarle il dolore e velocizzare la guarigione. Con un paio di giorni di riposo e altri suoi interventi la togruta sarebbe di nuovo stata in grado di camminare di lì a due giorni. «Il tuo Maestro non ti ha insegnato questo uso della Forza?»

«Non pensavo che fosse un potere Sith.» disse lei evidentemente sollevata dalla diminuzione del dolore.

«Non sono un Sith. Non più.»

«E cosa sei, Maul?»

«Non ne ho la minima idea.» le disse con un sorriso che era una mezza smorfia, «Però so di avere fame. Penso che questo corpo non abbia mai mangiato.»

Omega gli portò il vassoio scaldato nello scaldavivande e lui andò a mangiare fuori. Il sole era basso sull’orizzonte, ma si muoveva in fretta. Le giornate dovevano essere abbastanza brevi, e loro erano bloccati su quel rottame. Mangiò tutto, bevve un bicchiere di latte blu e sentì il suo stomaco borbottare soddisfatto. Pace, era pace, quella. Che novità sorprendente.

 

Omega portò la colazione, dolce, ad Ahsoka e si mise a mangiare con lei.

«Tu devi essere Omega, Rex mi ha parlato di te.»

«Parla molto anche di te. Dice che ti sei lanciata da un’astronave in volo e che sei arrivata al suolo saltando da un veicolo all’altro e combattendo.»

«Anche lui è sceso combattendo, ma non gli piace vantarsi.»

Risero, la comune amicizia era un buon punto di partenza per conoscersi. Ahsoka indicò verso il portellone della nave e chiese: «Lui da dove è saltato fuori?»

«È molto pericoloso, vero?» chiese Omega.

«Uno degli esseri più pericolosi della Galassia.» rispose Ahsoka, «anche se ora fa finta di essere buono.» Mangiò qualche boccone e poi continuò: «Ci hanno usate per riportarlo in vita?»

Omega finì i suoi biscotti, bevve il suo latte e poi le rispose: «Quasi. Ci hanno portate lì per quello, è lo stesso motivo per cui mi avevano catturato più di venti anni fa, ma … Non lo hanno svegliato loro, l’ho fatto io.»

«Cosa? E perché?»

«Ho aperto tutte le gabbie degli esperimenti e, quando mi sono resa conto che c’era in giro qualcosa di davvero pericoloso, ho pensato che un force user avrebbe potuto tirarci fuori da lì, tu eri fuori gioco e lui aspettava solo il nostro sangue per “riattivarsi”. Ho giocato d’azzardo.»

Ahsoka bevve svuotando la tazza, la poggiò sul vassoio e si pulì la bocca con una salvietta di carta. Poi guardò Omega e le disse: «Potresti aver condannato la Galassia, con la tua scommessa.»

«A me non sembra così cattivo.» disse la donna clone.

«Anche il mio Maestro non lo sembrava.» disse tra i denti, a bassa voce, Ahsoka.

 

Maul rientrò nell’astronave e trovò Ahsoka che meditava. Andò a cercare Omega e la trovò che tentava di far ripartire la consolle della cabina di pilotaggio. Era coricata in terra e muoveva velocemente le mani in una matassa di fili colorati, borbottando parole incomprensibili.

La guardò per qualche secondo, era evidentemente incazzata nera, ma si stava anche divertendo. Aveva in mano un piccolo saldatore e lui poteva vedere minuscoli lampi di luce dove attaccava fili e componenti.

«Bello spettacolo?» gli chiese.

«Molto interessante. Hai una minima idea di quanto stai facendo?» le chiese appoggiato alla porta con le braccia incrociate.

«Guido e riparo astronavi da 25 anni, Maul.»

«Eri appena nata?» le chiese avvicinandosi e guardando lo sfacelo che era la cabina di pilotaggio dopo che erano fortunosamente precipitati.

Omega tirò la testa fuori dalla cavità buia in cui stava lavorando e guardò lo zabrak che si ergeva, forse involontariamente, minaccioso su d lei. «Ci stai provando con me?»

«No.» le rispose, e se non avesse avuto la pelle rossa e nera si sarebbe potuto dire che era arrossito. «No, biondina, perché?»

«Per fortuna, perché se non saresti stato goffo come un dodicenne. Ho 37 anni, Maul.» e, tentando di nascondere un sorriso, si rimise a trafficare coi fili. «Puoi abbassare la leva rossa alla tua sinistra?» gli chiese.

Lui la abbassò e un rumore di cortocircuito frizzò nell’aria. «Ahia!» gridò lei e poi «Abbassa la leva!»

Lui si abbassò e guardò sotto alla consolle. «Posso aiutarti?»

«Sai fare miracoli?» gli chiese lei con la faccia sporca di grasso nero e un’espressione frustrata.

«No.»

«E allora no, Maul.» disse e ricominciò a collegare fili.

Lui uscì dall’abitacolo e guardò la Jedi che meditava. Aprì un armadio e trovò degli abiti, da Jedi, che potevano andargli bene. Si vestì e si guardò in uno specchio. Sembrava uno wookie vestito da sera, però era molto comodo e funzionale. Su una spalliera c’erano delle spade laser, una era a doppia lama. Un sorriso gli illuminò minacciosamente il viso. Prese la spada e uscì, cominciando ad allenarsi, per vedere quanto fosse potente quel nuovo corpo. Non era affatto male, giovane, integro, privo di dolori.

In realtà anche lui, come Ahsoka, stava meditando, mentre provava tutte le posizioni e le mosse.

Era stanco, piacevolmente stanco, sudava e lasciava che la Forza lo guidasse nelle sue evoluzioni. Il suo corpo, nuovo, doveva riacquistare gli automatismi della sua vita precedente, e la Forza lo aiutava. Sentiva la vita intorno a sé, sentiva gli animali, le piante, i funghi nel sottosuolo che tutto univano, sentiva la biondina che, soddisfatta, ce l’aveva fatta a riattivare alcuni sistemi. Era felice, canticchiava, e era lusingata, le era piaciuto essere presa per una ragazzina. Gli piaceva la clone, erano 40 anni che non pensava a una donna in quel modo, e le torture di Sidious e il Lato Oscuro non gli avevano mai permesso di farlo in un modo gradevole. E sentiva la Jedi, meditava, e lei sentiva lui, senza dubbio. Non si fidava di lui. Ed erano in due a farlo, con lui. E poi … poi sentì come un gelo attraversarlo, un qualcosa di inaudito, di oscuro, di innaturalmente malvagio e mortifero era nato.

Cadde a terra, sulle ginocchia, ansimante. Corse dentro, da Ahsoka, anche lei era senza fiato, stravolta dal terrore. «Cos’è?» gli chiese.

«Non lo so.» le rispose «Non lo so.»

 

Maul stava utilizzando la Forza sulle gambe di Ahsoka, erano molto migliorate e avrebbe potuto camminarci senza troppi problemi, ma un altro paio di giorni di riposo e Forza curativa le avrebbe riportate allo stato normale. Chissà se avevano due giorni, boh!

Omega arrivò dalla cabina, impolverata, sporca di grasso lubrificante, puzzolente di saldatura e con i capelli biondi più aggrovigliati della matassa di fili che stava tentando di ricollegare nella consolle. «Ditemi quale sarebbe questo problema.» disse sedendosi e soffiando via un ciuffo di capelli che le copriva un occhio. Mentre tentava di legarsi di nuovo i capelli in una coda di cavallo Maul si sorprese a pensare che era la cosa più bella che avesse mai visto. Trasformato in un buco nero di odio e dolore fin dalla più tenera infanzia si stupì di poter sentire questo tipo di pensiero, adolescenziale, tenero, buffo, nel suo cervello.

Ahsoka guardò Maul e poi cominciò: «Improvvisamente abbiamo avvertito un qualcosa nella Forza, come una lacerazione, un buco, un macchia raggelante che cresce di minuto in minuto.»

Omega la guardò interdetta e incuriosita, aveva conosciuto i Jedi già da piccola, Shaak Ti, Gungi, la sua cara amica Ventress, anche se forse lei non era un Jedi, ma cosa fosse la Forza le era sempre sfuggito. «E questa cosa … è pericolosa?»

«Non sentivo nulla di simile da quando mi avvicinai a un Sith, solo che il Sith era un qualcosa che, per quanto fosse spaventoso, lo potevo capire; questo è …»

«Ma non sarebbe lui un Sith?»

Maul guardò le due donne e tentò di formulare per la prima volta a parole quello che stava pensando dal momento della sua rinascita. Era difficile, molto difficile. «Lady Tano potrebbe dirti che il Lato Oscuro è … più facile, più seducente, e che se cedi al Lato Oscuro, alla paura, alla rabbia, al risentimento, essi ti intrappoleranno per sempre.» e guardò Ahsoka che annuì e rispose: «Questo dice la dottrina.»

«Bene. È vero, ma è una semplificazione. Il Lato Oscuro è facile perché è facile reagire alla violenza con la violenza, è naturale avere paura e reagire in base ad essa, è naturale il risentimento e la voglia di vendicarsi. Ed è vero che, fatto questo, rifarlo diventa più facile. Ma …» si alzò e camminò avanti e indietro per la stanza che fungeva da sala da riunione, da sala da pranzo e da palestra per gli allenamenti; teneva le braccia dietro alla schiena, camminando, ad Ahsoka ricordò il Maul di un tempo, quello che tentava, inutilmente, di convincere una ingenua diciassettenne che il suo Maestro stava per passare al Lato Oscuro. «Quello che ai Jedi non insegnano è lo sforzo innaturale che bisogna fare per rimanere costantemente nel Lato Oscuro. Qualunque force user può cedere alla rabbia, chiunque può esagerare con la violenza, io l’ho visto fare a Kenobi, l’ho visto fare alla qui presente Lady Tano, l’ho visto fare a decine di Jedi che ho combattuto. Quello che è difficile è diventare tutt’uno con il Lato Oscuro. Un Sith è dolore, paura, rabbia, risentimento, odio, il tutto alla massima potenza e senza soluzione di continuità. Il maestro di Lady Tano passò al Lato Oscuro tradendo i Jedi, e quello era il senso di colpa, ma il mio Maestro lo mandò subito a uccidere gli younglings, proprio perché era innaturale ed inimmaginabile. Farlo avrebbe consumato il suo Maestro perché avrebbe odiato sé stesso, perché avrebbe avuto paura di sé stesso. 

Il Sith deve odiare sempre, tutto e tutti, soprattutto sé stesso. Deve soffrire nel fisico e nel morale, deve sempre tramare contro chi si fida di lui. Mai, e dico mai, deve cedere alla compassione, o avere un ricordo felice. Tutti i ricordi devono ferirlo, straziarlo, devono essere ferite nella sua anima, in suppurazione. Il mio Maestro passò i primi anni del mio addestramento a torturarmi, perché dovevo soffrire e odiarlo. Mi fece crescere un cucciolo solo per ordinarmi di ucciderlo. Mi fece diventare amico di un servo mio coetaneo solo per costringermi a torturarlo nei modi più sadici.»

Omega era stravolta, non pensava che potesse esistere un Male simile, non pensava che si potesse sopravvivere ad un Male simile. Ahsoka ascoltava in silenzio, pensando probabilmente al suo amato Maestro.

«Io, anni fa, sopravvissi a una ferita mortale solo odiando Kenobi che me l’aveva inferta, trasformai l’odio in Forza. Poi il mio Maestro mi tolse tutto ciò che avevo, mio fratello, e odiai anche lui. E poi, Ahsoka, feci un errore, incontrai Ezra Bridger e … lo usai per i miei scopi, lo ingannai dicendogli mezze verità come avevo tentato di fare con te su Mandalore, ma … quando ottenni da lui quello che volevo, un holocron, lo salvai da un baratro. Senza ragione, solo compassione per un ragazzo ingenuo.»

«Ezra faceva questo effetto a molti.» disse sorridendo la togruta.

«Poi sono morto combattendo Kenobi e lui … non mi ha freddato, non mi ha sputato in faccia, non mi ha rinfacciato la morte del suo Maestro e della donna che amava, no, mi ha preso in braccio e mi ha fatto morire consolandomi.»

Ahsoka si alzò e andò a prendere un bicchiere d’acqua, e tutti capirono che non voleva mostrarsi commossa sentendo parlare di un uomo che le aveva quasi fatto da padre.

«E poi ... poi, Omega, mi hai svegliato e il mio corpo era integro. Niente dolore, nulla, e, per salvarmi, ho dovuto aiutarvi. Ho curato Lady Tano, ho collaborato con te … e, come vedete, sono scivolato fuori dal Lato Oscuro.»

Rimase in silenzio, guardò le due donne, indeciso, poi parlò. «Ho passato ore a immaginare come tradirvi, come uccidervi. Come avrei ammazzato Lady Tano, guardando i suoi occhi carichi di odio, e come avrei torturato te, biondina, tagliandoti a pezzi da viva. Quanto dolore, quanta sofferenza, e tutto sarebbe ricaduto su di me, tutta quella malvagità mi avrebbe reso potente, mi avrebbe dato di nuovo il dolore e l’odio.»

Le due donne erano impallidite. Era proprio quello che avevano temuto fin dal primo momento.

«Avrei usato una violenza maggiore del solito, perché mi piaci, biondina, mi piaci molto e farti a pezzi mi avrebbe straziato in modi per me nuovi. Ma … il Lato Oscuro è sfuggente, mi è scivolato via e non potrei fare nulla di questo.

Quindi, Omega, sì, ero un Sith, e ho fatto tante cose così orribili che il solo saperle potrebbe farti fuggire lontano urlando, ma non sono più un Sith. Sono Maul, qualunque cosa possa voler dire.» guardò Omega e poi anche Ahsoka «E quella cosa che sento, quella cosa che è nata, è peggio di un Sith. La sua capacità di odiare e … inimmaginabile. Anche per me. L’odio di quella cosa ha un solo scopo, distruggere tutta la Galassia.»

 

Omega e Maul si voltarono un’ultima volta a guardare l’astronave. Era davvero malridotta.

«Pensi che Ahsoka possa davvero farla volare?» chiese Omega allo zabrak.

Lui sorrise e disse: «Credimi, biondina, Lady Tano è capace di fare praticamente tutto. Ce l’ha fatta persino a sconfiggermi.»

«Ed era una cosa così difficile?»

Lui la guardò in silenzio, poi, ridendo sguaiatamente, disse: «Il vecchio me ti avrebbe fatto a pezzi per una battuta simile.» poi la guardò e disse: «Sì. Era molto difficile.» riprese a camminare scendendo dall’altura con un pesante zaino sulle spalle. «Lady Tano è sopravvissuta su una nave che precipitava accerchiata da almeno 500 tuoi fratelli che la inseguivano con l’ordine di ucciderla. Ed è qua per poterlo raccontare, quei 500, no.»

«C’era anche Rex, con lei.» disse Omega.

«Me lo aveva nominato, in effetti. Penso si volessero bene.» e fece una smorfia.

«Ti fa ridere la cosa?» chiese Omega.

Lui non le rispose subito, continuò a camminare verso le montagne che li dividevano dal luogo dove l’ombra oscura del Male ristagnava in modo chiarissimo per la sua percezione della Forza. «Per un Sith i legami sentimentali sono solo una debolezza da sfruttare, biondina.»

«Ma tu non sei più un Sith.»

«Esatto. So cosa non sono.»

«E cosa vorresti diventare?»

«Cosa vorrei diventare? Boh! Per ora cammino verso un male indicibile, poi vedrò.»

Lei camminò in silenzio per un po’, un paio di passi dietro di lui, guardandolo camminare agile e veloce sotto al peso dello zaino. Era più simile a una bestia feroce che a un uomo, una bestia feroce e per nulla addomesticata. Lui camminava davanti a lei, egualmente in silenzio, fino a che, improvvisamente, disse: «Non ti farò a pezzi quando ti addormenterai, biondina.»

«Ho un nome.»

«Lo so, biondina.»

«Potresti almeno chiamarmi “Lady” come fai con Ahsoka.»

«Lady biondina? È orribile.»

«Stronzo.» disse lei e lo superò camminando sul sentiero curato che, inspiegabilmente, non era percorso da nessun altro. Maul la guardava sorridendo, aveva carattere la biondina, gli piaceva.

 

Omega osservava leggermente interdetta l’animale che aveva appena cacciato. Aveva tre zampe, due dietro e una davanti. Aveva viaggiato su innumerevoli pianeti, era fuggita a granchi grandi come una navicella spaziale, aveva visto i sarlacc e i krait, era amica di enormi wookie e una volta era andata in missione con un colonnello eroe della Guerra dei Cloni che era alto non più di 15 cm e aveva gli occhi sulle antenne, ma … tre zampe erano una cosa nuova. Cotto sarebbe stato buono, comunque. Tornò al campo e trovò Maul inginocchiato in silenzio. Si era messo a meditare pure lui?

«Non dovevi accendere il fuoco?» gli chiese.

Lui rimase in silenzio, con gli occhi chiusi, ma usò la Forza per far ruotare la spada laser che aveva appoggiata vicino alle sue gambe. La spada si rivolse verso la legna ammonticchiata tra un cerchio di pietre e si accese. Perforò la legna che, secca e ricoperta di foglie e muschio asciutti, prese fuoco immediatamente. La spada si spense e ruotò di nuovo verso lo zabrak inginocchiato. Stava in silenzio, con gli occhi chiusi, ma sghignazzava.

«Che sbruffone!» disse lei, poi prese il suo coltello, regalo di Hunter, ed eviscerò l’animale. Poi, infilatolo su un bastone, lo sospese sul fuoco. L’odore era buono e un allettante grasso sfrigolava cadendo sulla legna.

Si sedette accanto all’uomo e disse: «Ho parlato con Ahsoka, un paio di motori hanno tossicchiato per due o tre secondi, forse, e ha sottolineato “forse”, domani potrebbe riuscire a farli ripartire.»

«Quindi domani ce la vedremo calare addosso come un rapace?»

Omega si coricò con le braccia dietro alla testa e ripiegò le gambe guardando le stelle, nessuna costellazione conosciuta, naturalmente, e gli rispose: «Forse domani Ahsoka riuscirà a far ripartire due motori su cinque, appena sufficienti per far sollevare la nave, poi, e ha sottolineato molto il “poi”, dovrà attaccare con il sistema di navigazione che, ti posso assicurare, è messo molto peggio dei motori.»

«Quindi dovremo scarpinare.» disse lui aprendo gli occhi e guardando la giovane donna.

«Non mi pare che ti dispiaccia.»

«A essere sincero, mi piace avere di nuovo le gambe, biondina.»

Lei lo guardò indecisa sul da farsi. Inspirò, espirò, inspirò di nuovo, sempre zitta. «Sì? Cosa vuoi chiedere?»

«Dove eri stato … tagliato?»

«Un paio di centimetri sotto all’ombelico.»

«Cazzo!» borbottò lei, poi rimase in silenzio ancora un po’. «E quindi … tu non …»

«Io non. Esatto, io non. Niente cacca e pipì, o almeno non naturalmente, e niente sesso.»

«Cazzo!» ripeté lei. «Pesante, e?»

«Ottimo per il risentimento.» disse lui.

«E quanti anni sei stato così?»

«Kenobi mi ha tagliato in due quando avevo 24 anni e poi mi ha ucciso quando ne avevo 57.»

Omega fece una smorfia buffa e si rimise a guardare le stelle. «Trentatré anni. Per la Forza, che cosa assurda!»

«Diciamo che non è male avere di nuovo tutto il corpo, biondina.»

«Omega!»

«Sì, biondina, lo so.»

Lei si alzò a sedere e si prese le ginocchia tra le braccia, guardandosi intorno. Il buio era quasi solido, quel pianeta aveva solo due ridicole lune simili in tutto e per tutto a bitorzoluti asteroidi che non riuscivano minimamente a rischiarare la notte. Si strinse ancora di più, come un cucciolo terrorizzato.

«Stai tranquilla, penso che, anche dopo 33 anni di astinenza forzata, riuscirò a resistere al tuo incredibile fascino.»

«Idiota di un Sith!» disse lei, «Ho paura di quella cosa che avete sentito, e di quei mostri che erano sulla nave.» e si alzò per controllare l’arrosto. Era cotto; prese due piatti dallo zaino e lo divise in due parti, mentre Maul la guardava. Accucciata era davvero una meraviglia.

Lei si girò dandogli il piatto e si misero a mangiare. «Mi guardavi il culo.»

«Io? No, biondina.» disse lui sarcastico.

«Non ho la Forza, ma non sono idiota, strapezzente.»

«Forse … potrebbe anche essere» disse lui, «Scusa.»

Lei diede un gran morso alla coscia dell’animale a tre zampe e poi, masticando la carne sugosa, disse: «Mica ti ho detto che mi dispiaceva.» e rise. Lui rimase a bocca aperta, per fortuna aveva appena deglutito il boccone, e, per la prima volta nelle sue due vite, si trovò assolutamente senza parole. Puoi essere anche uno dei più potenti Sith della galassia, o almeno esserlo stato, ma una donna intelligente sarà sempre più avanti di te. Si rimise a mangiare mentre lei lo guardava e rideva.

Finito di mangiare il tripollo, come lo aveva nominato Omega, Maul montò velocemente la tenda che aveva portato nello zaino, visto che la notte era estremamente umida. Omega si era allontanata per un bisogno impellente. «Non allontanarti.» le aveva detto lui e lei, allontanandosi nel buio gli aveva urlato un sarcastico «Sì, certo, ti piacerebbe!»  e lui era rimasto in attesa, facendo finta di aggiustare i paletti della tenda, ma ascoltando in realtà i mille rumori della notte e percependo la giovane donna nel buio.

Lei tornò e gli sorrise, poi guardò dentro la tenda e disse: «Ho dormito in celle migliori.»

Maul la guardò con un’espressione che voleva dire, praticamente, “Se sai fare di meglio…” e si allontanò a sua volta. Svuotare la vescica era un piacere praticamente dimenticato, una piccola liberazione dal bisogno, un momento di lievità. Mentre si scrollava il pisello, ah, un tuffo nel passato anche quello, sentì la voce della biondina che urlava: «Hai finito? Occhio che diventi cieco!» e giù una risata. Simpatica, davvero simpatica.

Tornò al loro piccolo campo e la vide che lo aspettava in piedi vicino alla tenda, alta e magra, scattante come un cerbiatto di Naboo. «Percepisci pericoli qua in giro?» gli chiese.

Lui si concentrò e si espanse nella notte. Animali, molti animali. Una cittadina, molte persone, a un giorno di marcia da loro. E, oltre le montagne, un Male sempre più potente, che si espandeva come una macchia d’olio sull’acqua. Era gelido e bruciante, sapeva di morte, ma non era vicino, non per ora. «No, biondina, nulla che non potresti combattere persino te.»

«Caro il mio cornutaccio, io ho gestito anche uno Zillo Beast.»

«E cosa sarebbe?»

«Alto cento metri, corazza invulnerabile, mangia persone e elettricità, più brutto e cattivo di te.»

«E come avresti gestito una cosa simile?»

«L’ho liberato e gli ho fatto distruggere una base imperiale per fuggire. Avevo 14 anni.»

«Lady Tano ne aveva 17 quando ha fatto la stessa cosa per fuggire dall’incrociatore pieno di cloni che volevano ucciderla.»

«Bei tempi, eh, quando eri tanto, ma tanto cattivo?»

«Perché, ora cosa sono?»

«Mi sembri un cucciolone da coccolare.» gli disse ed entrò nella tenda.

Lui si tolse la giacca e gli stivali e si infilò nel sacco a pelo, pronto ad addormentarsi velocemente come aveva imparato a fare con anni di addestramento. Omega lo guardò, sorrise, poi cominciò a spogliarsi senza spegnere la luce. Lui si voltò dall’altra parte per darle un po’ di privacy, e sentì il rumore dei vestiti che lei si stava togliendo. Scarpe, calze, giubbotto, maglia, pantaloni… a mezzo metro da lui c’era una bella donna con indosso solo la biancheria intima, gli ribolliva il sangue ed era eccitato. Pensava che avrebbe sentito il rumore della lampo del sacco a pelo, ma sentì di nuovo il rumore di stoffa sfilata, e un clic di un gancetto che veniva aperto. Due piccoli indumenti appallottolati furono lanciati addosso a lui, si voltò a guardare e, prima di alzare gli occhi, vide mutandine e reggiseno grigi sul suo sacco a pelo. Guardò in alto e vide, in piedi e con la testa piegata perché la tenda non era tanto alta, Omega, nuda, liscia, tonica e muscolosa, gli uscirono quasi gli occhi dalla testa guardandola e lei, ridendo, gli disse: «Ma tu vorresti davvero dormire?» e aprì la lampo del suo sacco a pelo.

Accucciandosi su di lui lo guardò e, sorridendo, gli chiese: «Hai paura, Maul?»

Maul, che aveva ucciso dei Jedi, Maul che aveva avuto il potere del Lato Oscuro nelle sue mani, Maul che aveva governato Mandalore ed era stato il capo di tutte le gilde criminali della Galassia, Maul, guardando quello splendido corpo disse: «Sì.»

«Vuoi che mi rivesta?» gli chiese con una gentilezza meravigliosa.

«No.»

Lei rise e disse: «Vuoi che ti svesta?»

«Sì.»

E così lei cominciò a tirargli via i vestiti e, dopo pochi istanti, l’imbarazzo di lui era passato e i due stavano ridendo come matti lottando con maniche e pantaloni. Fecero l’amore con passione e notevole soddisfazione reciproca, anche se la battuta di Omega sulla fortunata presenza delle corna solo sulla sua testa rischiò davvero di farlo correre a sghignazzare istericamente nella notte. Dopo si coricò a suo fianco abbracciandola e, sudati e ansimanti, rimasero lì, in silenzio, abbracciati nella notte. Anche questo era il potere della Forza, pensò lui addormentandosi con quel corpo magro e scattante tra le braccia, la Forza era vita e loro erano vivi.


giovedì 26 settembre 2024

Maul reborn. Episodio I.

 Ed ecco un'altra fanfiction starwarsiana.

Perché scrivo roba così inutile? Perché scrivere, quando tutto fila nel modo giusto, è un piacere incredibile. Per 10 giorni mi sono raccontato da solo questa storia di cloni, Sith, Jedi e ... Xenomorfi, e vederla crescere davanti ai miei occhi, aggiungendo idee che nascevano in me durante la giornata, è stato meglio che leggere un libro. 

E ora ve la offro, in quattro episodi, direi, sperando che leggerla sia per voi piacevole quanto è lo è stato per me scriverla.

Buona lettura!


Maul Reborn

 

Gli sembrò di essere come la brina che ricopre un pezzo di metallo gelato se esposto all’umidità. Fu come se stesse aderendo a qualcosa, come se vi si stesse infilando per capillarità. Si ricordava una cosa, l’ultima, ed era di essere stato tra le braccia del suo nemico, che gli diceva che sì, era lui che li avrebbe salvati, o vendicati. E ora era lì, ovunque fosse questo “lì”, ma era di certo in un altro posto.

Ed era di certo molto tempo dopo, non aveva ricordi intermedi, ma sapeva che era passato molto tempo.

Si ricordò di avere degli occhi mentre li apriva, e vide una donna che lo guardava. Una giovane donna bionda, dagli occhi marroni. Tra di loro c’era un vetro, e lui era dentro, immerso in un liquido. Una vasca di bacta.

La giovane donna sembrava terrorizzata, sentiva il suo terrore rimbombare in lui, ma non aveva paura di lui, non solo. Di solito era lui la cosa più spaventosa nei dintorni. Si accorse anche di essere in qualche modo diverso. Era più giovane, era sano, privo di ferite. Ed era integro, sentiva le sue dita dei piedi, sentiva il sangue fluire nelle cosce, la vista di quella giovane donna gli causò, o che sensazione da lungo dimenticata, un inizio di erezione. Era morto tra le braccia di Kenobi, con uno squarcio nel petto e privo del suo corpo dalla vita in giù, e si svegliava in una vasca, giovane, integro e sano.

Il suo Maestro giocherellava con la clonazione, sempre alla ricerca dell’immortalità, il sogno di tutti i vecchi. Lui era un esperimento, perfettamente riuscito.

Il suo Maestro non c’era, lì. Non lo sentiva nemmeno più distante. Sentiva una presenza estremamente maligna, ma non potente nella Forza, e, più vicino, una presenza forte, ma non un Sith… sì, la conosceva, Lady Tano, era lì, vicina, e non era cosciente, e la sentiva in sé… sì, aveva parte di Ahsoka Tano in sé.

Picchiò sulla parete e la giovane donna gli fece cenno di aspettare, digitò su una tastiera a lato della capsula e il liquido defluì velocemente. Poi il vetro si aprì e lui cadde a terra in ginocchio. Aveva le gambe, aveva i genitali, aveva un corpo dalla vita in giù. Si alzò barcollando e prese un asciugamano che la donna gli stava porgendo. Si asciugò e si espanse nella Forza mentre lo faceva; era su una nave, nello spazio. C’era qualcosa sulla nave, dei mostri assassini. Le persone fuggivano e si nascondevano, c’erano terrore, dolore e morte tutto intorno a lui.

Quando ebbe finito di asciugarsi la donna gli passò una tuta da tecnico presa da un armadietto.

Se la infilò notando che lei si sforzava di non guardarlo. Erano una quarantina di anni che era escluso da questo gioco.

Parlò e la sua voce, per qualche istante, gli suonò aliena. «Sono un clone?»

La giovane donna si stupì talmente tanto che lui pensò che quegli occhi nocciola le sarebbero potuti cadere in terra.

«Come hai fatto a capirlo?» gli chiese mentre si guardava, terrorizzata, alle spalle avendo sentito un acutissimo urlo provenire da una certa lontananza.

«Il mio ultimo ricordo è che stavo morendo, quasi sessantenne, su Tatooine, con uno squarcio nel petto e la parte inferiore del mio corpo sostituita da parti robotiche, ora mi sveglio in un laboratorio, giovane, sano, con tutto il corpo… a che conclusione sarei dovuto giungere?» si stiracchiò e fu soddisfatto, era un buon corpo, forte e agile.

«Io sono stupita che tu possa parlare, a dire il vero. Cioè, perché tu ... sei tu?»

Lui andò alla porta e sbirciò fuori attraverso il piccolo vetro. Un corridoio vuoto, urla in lontananza. E, appena udibili, i motori dell’ipeguida in funzione. «Il mio Maestro cercava l’immortalità e voleva utilizzare il Lato Oscuro per inserire la sua anima in un corpo clonato. Io, evidentemente, sono un esperimento, legato a quando mi imprigionò per qualche mese alla fine della guerra dei cloni.»

«Capisco. E quindi… se usi il Lato Oscuro, sei cattivo?»

Le sorrise, sapendo benissimo che la sua faccia rossa e nera, con tanto di corna sulla testa pelata, non era molto rassicurante. «Oh, sì. Ma non come quello che si aggira per i corridoi.» detto questo diede un’occhiata al resto della stanza e vide quella maledetta cassa in cui lo avevano rinchiuso i Mandaloriani. Era aperta e, dentro, priva di sensi e con le gambe spezzate, stava Ahsoka. Aveva circa una decina di anni in più di quando l’aveva vista su Malachor. Le doveva un salvataggio, e uno zabrak paga sempre i suoi debiti. Si accucciò e le poggiò le mani sulle gambe deformate dalle fratture. «Come mai Lady Tano è qui ed è in queste condizioni? E tu chi sei, biondina?»

«Io sono Omega, Io e il comandante Tano facciamo parte della Ribellione e siamo state catturate sulle nostre navi per … per portare a termine il tuo esperimento. Nella cattura, evidentemente, l’hanno colpita duramente.»

«E perché servivano un Jedi e un clone per portare a termine … me?»

Omega si avvicinò per guardare cosa stesse facendo quel Sith alle gambe di Ahsoka, e il rumore delle ossa che, spinte da un qualche potere della Forza si riassestavano le causò un po’ di nausea. «Non è da Sith curare, cioè…» si allontanò per non sentire quegli scricchiolii e la smorfia di dolore appena accennata sul volto addormentato di Ahsoka la colpì tantissimo. «Come fai a sapere che sono un clone?»

«Ho ucciso centinaia di cloni, ho letto la mente di altri di loro, pensi che una cosa semplice e banale come un cambio di genere causato in provetta non mi permetta di vedere che sei una di loro?»

«Capisco.» disse lei vedendo che le gambe di Ahsoka ora erano dritte. Anche gli scricchiolii erano terminati, ma l’uomo continuava a usare la Forza. Anche il gonfiore sembrò diminuire.

«Non posso fare altro. Almeno potrà arrancare se la teniamo.» disse e poi si rialzò e la guardò «Quanto al curare… una volta Lady Tano mi ha salvato, non per bontà d’animo, ma perché le servivo. Le ho appena reso il favore.»

Lei andò a controllare Ahsoka, era molto pesantemente sedata, le tolse i ferri e, con l’aiuto di Maul, la appoggiò su una barella.

«Quindi, a cosa servivate voi due?»

«I cloni non sono mai ricettivi alla Forza, i Midi-chlorian non si riproducono bene. Lei doveva essere la fonte di Midi-chlorian nuovi e … il mio sangue è una sorta di legante, permette al clone di ricevere la trasfusione.»

«Bene. E ora, dimmi, Lady Omega, cosa sta succedendo qui?»

«Quando mi sono svegliata ho un po’ pasticciato con il computer di bordo e ho aperto alcune gabbie. Evidentemente non eri l’unico esperimento pericoloso.»

Maul sorrise, mentre, inconsapevolmente, tamburellava sul pavimento con le dita dei piedi. Era bellissimo avere le dita dei piedi. «E chi mi ha svegliato?»

«Io. Quando ho capito che qualcosa di orribile girava sulla nave e che Ahsoka non era in grado di salvarmi, ho pensato che, forse, attivare il clone nella vasca avrebbe potuto essere una buona idea.»

Lui le si avvicinò, la guardò dall’alto in basso con i suoi occhi rossi e ghignando le chiese: «Scommessa rischiosa, Lady Omega. Molto rischiosa.» e le sfiorò una guancia con l’indice divertendosi a vederla tremare. «Per vostra fortuna i miei tempi da Sith sono lontani. La prima regola è non mostrare mai compassione, mai. Ma penso proprio che in tre potremmo avere più possibilità di scappare.»

«Certo che avremo più possibilità, Lord Maul.» gli disse deglutendo.

«Solo Maul, e ora… giocherella col computer e cerca una nave per fuggire, Lady Omega.»

«Solo Omega.» gli rispose e lui sorrise. Gli piaceva quel clone, era una vera dura.

«Al livello inferiore, tre corridoi e mezzo di distanza. Ci sono almeno tre navi pronte a partire.»

Maul prese il volto di Ahsoka tra le dita e la scosse. Emise un lievissimo gemito. «Trova uno stimolante, Omega, se non vuoi portarla in braccio.»

«Pensavo che avresti potuto farlo tu…»

«È meglio se io tengo queste.» le rispose prendendo la cintura di Ahsoka, poggiata vicino alla cassa mandaloriana, e allacciandosela in vita con le due spade laser.

Omega iniettò uno stimolante ad Ahsoka che cominciò a svegliarsi molto lentamente. Reggendola per le braccia uscirono nel corridoio e cominciarono il loro difficile tragitto, scavalcando dopo pochi passi il cadavere di una dottoressa con il petto e il camice lacerati da un qualcosa che sembrava essere uscito fuori da lei.

Il loro, breve, tragitto fino all’hangar fu qualcosa di simile a un giro nel tunnel degli orrori, cadaveri con il petto esploso, persone che strisciavano gemendo e sbavando schiuma rosata per poi vomitare osceni getti di sangue raggrumato, corpi scossi da convulsioni dal cui petto saltavano fuori in un raccapricciante concerto di ossa spezzate e tessuti lacerati degli orrendi mostriciattoli che sembravano dei peni di metallo brunito lucido dotati di denti e zampe artigliate. Corse in mezzo a questi orrori, per fortuna Ahsoka stava cominciando a reggersi quasi da sola, fino a che, davanti alla porta dell’hangar, uno di quei mostri, cresciuto però fino ad un’altezza di due metri e quaranta, si gettò loro addosso sbavando e mostrando, tra le fauci dotate di denti affilati e metallici, una lingua retrattile dotata di mandibole e zanne. Maul, con un movimento veloce ed elegante, mozzò la testa di quel mostro che sembrava formato dall’incrocio tra un uomo, un rettile e dei tubi metallici, ma dalla ferita del mostro rantolante un geto di sangue verde fluorescente cadde sul pavimento e schizzò due gocce sul braccio dello zabrak. Il dolore fu così improvviso che quell’uomo, un Sith, urlò come un bambino.  Il sangue era acido, stava corrodendo il pavimento e, sul suo braccio, aveva aperto due piaghe fumanti.

«Ma è acido?» urlò Omega.»

Maul stava guardando lo squarcio e il ponte sottostante. Si stava aprendo uno squarcio delle medesime dimensioni. «Arriverà allo scafo.» disse guardando le due donne, poi aprì con la Forza le porte dell’hangar e aiutò Omega a reggere Ahsoka mentre correvano nel grande spazio pieno di astronavi, tra le quali almeno sei di quei mostri saltavano addosso agli assaltatori e ai tecnici facendoli a pezzi o trascinandoli via ancora vivi. Molte navi erano evidentemente già “infestate”, ma in fondo videro un vecchio trasporto Jedi che doveva essere stato sequestrato dall’Impero chissà quando. Salirono a bordo e Omega si mise alla guida mentre Maul aiutava Ahsoka a stendersi su una delle brandine nelle nicchie del muro.

«Lo diceva Obi Wan.» disse con voce impastata la togruta guardando lo zabrak in piedi vicino a lei.

«Cosa?» chiese Maul accorgendosi che quel nome, Obi Wan, non gli aveva fatto ribollire il sangue. Strana sensazione.

«Che non riesci mai a rimanere morto.» e sorrise perdendo di nuovo i sensi. Lui le aggiustò una coperta pensando che questo era molto simile a mostrare compassione. Le passò una mano sulle gambe e usò la Forza per sentire come stavano le sue ossa. Male, camminare nei corridoi aveva riaperto le ferite.

«Mi devi un favore, Lady Tano.» disse sottovoce mentre usava il suo potere per ripararle i tessuti fratturati e contusi.

«Maul!» urlò dalla cabina di pilotaggio Omega con voce spaventata. Lui corse da lei e vide uno di quegli esseri, una specie di ragno a quattro zampe grande come uno wookie, che stava aggrappato al vetro e tentava di sfondarlo con la sua lingua. Si concentrò e, con la Forza, lo lanciò via, facendolo uscire oltre al campo di forza che chiudeva l’hangar.

«Vai Omega.» le disse vedendo altri di quegli esseri che correvano all’attacco, e l’astronave uscì nello spazio trascinandosi dietro due alieni che, nel vuoto, si staccarono volteggiando mentre i loro fluidi esplodevano attraverso la pelle corazzata formando nuvolette di acido congelato.

«Dobbiamo distruggere la nave!» disse Omega allontanandosi velocemente, ma Maul le mise una mano sulla spalla. «Non serve, Omega,» le disse indicando l’enorme incrociatore ormai lontano almeno un paio di chilometri da loro, «Guarda.» e la nave, a causa delle varie falle causate dal sangue acido dei mostri che erano stati feriti negli scontri, cominciò a collassare in molti punti per poi, improvvisamente, esplodere in una sfera di fuoco che li sbalzò lontano.

Omega espirò profondamente, guardò il Sith con un mezzo sorriso e lui scosse la testa. «Non è finita.» le disse indicando un paio di puntini luminosi che si allontanavano dal relitto infuocato.

«Gusci di salvataggio^»

«Sì.» le rispose lui, e poi, stupendosi del suo stesso pensiero, aggiunse: «Se arrivassero su quel pianeta potrebbe essere un disastro mai visto.»

Omega lo guardò con una smorfia sorridente, poi, dirigendosi verso i due gusci che stavano entrando nell’atmosfera, gli disse: «Sicuro di non essere un Jedi?»

Maul non le rispose, continuò a guardare i due gusci che cominciavano a formare scie di fuoco nel loro rientro. All’improvviso uno dei due gusci perse l’assetto e cominciò a roteare senza controllo, esplodendo in un fuoco d’artificio di scie che scomparvero negli strati alti dell’atmosfera. L’altro, invece, scese regolarmente scomparendo oltre uno strato di nubi.

«Seguilo!» disse maul con una voce strana, fredda. «Sento uno di quegli esseri a bordo, lo sento perfettamente.»

Omega mosse la cloche e poi fece un buffo verso, tipo “Uh-Oh!” e si voltò verso Maul con un sorriso forzato. «Due motori su tre non funzionano. Stiamo per morire.»

Lo zabrak rimase calmo, si sorprese del suo rimanere calmo. Forse lui e Ahsoka … «Tieni la nave in assetto e non farci bruciare, all’atterraggio ci pensiamo noi.»

Andò da Ahsoka che si era assopita. «Lady Tano… Lady Tano! Ahsoka, sveglia!» le gridò alla fine e lei si scosse e parve, per qualche istante, chiedersi cosa ci facesse davanti a un morto. Poi si ricordò che la stessa domanda se l’era fatta già un paio di volte quel giorno.

«Maul … Maul che…» disse con voce impastata.

«Ahsoka, stiamo precipitando. Dobbiamo rallentare la nave per non schiantarci. Da solo non ce la faccio.»

Lei lo guardò sbalordita, poi usò la sua percezione e sentì che in effetti stavano per schiantarsi, erano una specie di proiettile lanciato verso una pianura. Annuì e prese le mani dello zabrak concentrandosi più che poteva. «Omega! Al mio comando accendi il motore!» gridò l’uomo stringendo le mani della togruta e fondendosi nella Forza con lei. «Ora!» urlò e Omega accese l’unico motore funzionante vedendo il terreno che diventava sempre più dettagliato e vicino, poi si sentì schiacciare sul pavimento mentre la nave rallentava e tenendosi ai sedili guardò fuori. Alla fine, infilò la mano nella tasca dove teneva gli occhiali di Tech e chiuse gli occhi, mentre la nave atterrava rovinosamente tra gli alberi schiantandosi sul terreno. Picchiò tra i sedili e fu investita dai vetri, e, mentre perdeva i sensi per la botta, pensò che almeno non si erano trasformati in marmellata.

Maul si svegliò nella nave fortemente lesionata, fili elettrici pendevano ovunque, scariche elettriche, getti di vapore e perdite di refrigerante erano ovunque. Lui era abbracciato ad Ahsoka, l’aveva stretta tra le braccia per difenderla. La depose sulla branda con delicatezza tentando di far combaciare con sé stesso il gesto di difendere una persona, un Jedi, tra l’altro. Andò nella cabina di pilotaggio e trovò Omega. Aveva del sangue che le colava da una ferita sulla fronte, ma stava bene. La prese in braccio e la andò a mettere sulla branda accanto a quella di Ahsoka. Uscì dalla nave e si sedette su una roccia scaldandosi ai raggi del sole arancione che brillava enorme nel cielo.

“Mai mostrare compassione. Mai essere gentili. Mai aiutare gli altri.” I Jedi pensavano che fosse facile cadere nel Lato Oscuro, ma non sapevano quanto fosse facile esserne sbalzati fuori. Dolore, paura, rabbia, disperazione, senso di colpa. Tutto questo nutriva il Lato Oscuro e lo rendeva potente. Lui si era svegliato senza dolore, per la prima volta da quando da bambino Dart Sidious aveva cominciato il suo addestramento con maltrattamenti e torture indicibili. Appena uscito dalla vasca aveva dovuto aiutare le due donne, aveva dovuto salvarle. E così aveva continuato a fare per ore, collaborando con loro, facendo loro coraggio, dando loro forza.

Era scivolato velocemente fuori dal Lato Oscuro. Ricordava le sensazioni del Sith e le sentiva aliene, lontane, come quando, anni prima, aveva salvato senza alcun motivo egoistico Ezra Bridger. Aveva teso la mano e lo aveva tirato su da un baratro senza fine.

Forse avrebbe dovuto tornare dentro e uccidere le due donne nel sonno, farle soffrire, farle a pezzi, senza ragione, solo per nutrire il suo odio e il suo dolore. Uccidere due donne indifese, quello avrebbe macchiato la sua anima indelebilmente, quel dolore sarebbe stato eterno, un pungolo che avrebbe svegliato il Sith, e così, tornato potente avrebbe potuto prendere il suo posto nella Galassia, ora che Sidious era morto. Avrebbe comandato, avrebbe conquistato, avrebbe ucciso e tutti lo avrebbero temuto.

Sì, avrebbe ucciso la Jedi velocemente, ma la biondina… il clone avrebbe sofferto, e lui con lei, ogni taglio lo avrebbe segnato dandogli una Forza illimitata, e poi avrebbe cercato un villaggio e avrebbe ucciso tutti, uomini, donne, bambini …

Guardò le sue mani e immaginò di stringerle intorno al collo della biondina, le sue lacrime avrebbero lavato quella purezza dalle sue nuove mani, le sue grida e le sue implorazioni inutili lo avrebbero torturato rendendolo potente come mai prima… degli animali volanti, simili a rettili, volavano in ampi cerchi cantando in quella loro luminosa primavera. Su Dathomir c’erano animali simili, li guardava volare da piccolo, prima di Sidious … doveva sfruttare quel dolore, doveva farlo montare in sé, doveva… stava piangendo, le lacrime scendevano sulle sue guance e singhiozzava, e il dolore, così dolce, defluiva via da lui, il dolore che aveva subito, la cattiveria a cui lo avevano costretto… e ora c’erano altri che soffrivano, dove era caduto il guscio, sicuramente dei bambini piangevano.

Il potere poteva aspettare, i bambini soffrivano… tornò dentro e controllò le due donne. Ahsoka sembrava dormire più tranquilla, e si occupò della ferita del clone. La pulì, la disinfettò. Sarebbe rimasta una piccola cicatrice, non avrebbe rovinato il suo bel viso. Lei aprì gli occhi e gli sorrise per un attimo, tranquilla. Si riaddormentò vedendolo lì che vegliava su di lei. Andò a nascondersi nella cabina di pilotaggio, piangendo per sua madre, suo fratello, per Obi Wan che lo aveva fatto morire in pace, per Satine che aveva ucciso senza ragione, per quel bambino di Dathomir che lui era stato una volta e del quale, ormai, non ricordava nemmeno il nome, e, mentre piangeva, si addormentò per la prima volta nella sua nuova vita dormendo un sonno senza incubi come non gli era più accaduto da quando era stato portato via alla madre.