domenica 29 settembre 2024

Maul Reborn. Episodio IV.

 Quarto ed ultimo episodio, lo scontro finale tra i nostri due Sith, l'allievo Maul e il Maestro Sidious.

Buona lettura, spero che vi divertiate a leggerlo quanto io mi sono divertito a scriverlo.



Non si può dire sinceramente che Maul sapesse cosa stava facendo. Roteava la sua spada addosso a qualunque cosa si muovesse, che poi, a voler essere precisi, erano tutti alieni, o nel primo stadio di sviluppo, granchiforme, o adulti. Ma, se gli si fosse parata davanti una persona, probabilmente, l’avrebbe ammazzata senza alcun problema. Tutto il potere del vecchio Maul era tornato, con un semplice gesto della mano spingeva a decine di metri da sé i mostri, saltava sui tetti e camminava sui muri, tagliava, trafiggeva, stritolava con la Forza solo stringendo le dita di una mano, e sparava fulmini che friggevano il sangue acido nelle vene dei mostri. Si svegliò, praticamente all’improvviso, sentendo le urla di un bambino. Ansimando si guardò intorno, freneticamente, tremando per l’adrenalina e l’Oscurità che gli scorrevano dentro. E intanto il bambino continuava a gridare. Abbassò gli occhi e lo vide, imprigionato in una specie di bozzolo di un’orrenda ambra cristallina bruno nerastra, con della bava a impiastricciargli il viso. Davanti al bambino c’era un uovo pulsante, dall’apertura a croce, ancora sigillata, sulla parte superiore. Qualcosa, un granchio, si muoveva dietro la parete traslucida dell’uovo. La sua spada laser era puntata verso il bambino, a non più di un paio di centimetri dalla sua faccia.

Era un bambino biondo, con gli occhi nocciola. Crollò in ginocchio, era come Omega. E anche lui, come Omega, aveva di fronte un mostro. Tutta la parte di città tra lui e l’astronave di Ahsoka era libera, non avvertiva nessun mostro. Guardò il bambino e quello, ancora tremante, smise di urlare. «I tuoi occhi.» gli disse sbalordito.

«Cosa hanno i miei occhi, piccolo?» gli chiese accucciandosi e cominciando a spaccare quella specie di orribile muco solidificato per liberarlo.

«Erano gialli. E rossi, ma ora … sono azzurri.»

«Bel trucchetto, eh?» gli disse sorridendo mentre l’ira sbolliva lasciandolo stravolto e come svuotato.

«Orribile, ma non come quei cosi. Hanno preso i miei genitori.» disse il piccolo e cominciò a piangere.

Maul lo tirò fuori dal bozzolo e lo ripulì con un po’ di pacche sulle spalle. «Senti, piccolo…» gli disse guardandosi intorno «Io adesso cerco i tuoi genitori e tu corri. Vedi quella torre con la bandiera?» e indicò la direzione da cui era arrivato.

Il bimbo annuì, poi, con la faccina molto seria, disse: «Sono quasi sicuro che i miei genitori siano morti, signore.» Doveva avere otto o nove anni, abbastanza per farcela. O per provarci. «Corri in quella direzione ed esci dalla città. Vedrai una nave spaziale e una bellissima signora, una togruta.»

Il piccolo lo guardò interdetto. «Una cosa?»

«La vedrai, è una bellissima signora alta e con la pelle arancione. In testa ha delle buffe corna, o tentacoli, non lo so, grigi e bianchi. Lei ti difenderà da quei mostri, capito?»

«Ho paura.» disse il piccolo con un notevole coraggio.

Maul gli sorrise sperando che la sua vecchia faccia da diavolo non lo spaventasse troppo. «La abbiamo tutti, piccolo, ma tu devi assolutamente correre in quella direzione e trovare la bella signora. Vai, veloce come il vento, vai!» e lo guardò correre via tra quelle strade deserte disseminate dai corpi dei mostri che lui aveva ucciso.

«I suoi genitori sono già morti, comunque.» disse una voce a lui nota.

Maul guardò il fantasma di Forza di Kenobi e fece un sorriso amaro. «Che delusione, e Kenobi, mi chiami amico e mi definisci Jedi e nemmeno 18 ore dopo sbrocco e faccio questa strage.»

Obi Wan sorrise e gli disse: «Maul, ho imparato che la Forza è diversa da come mi avevano insegnato al Tempio, o da come il tuo Maestro aveva insegnato a te. Lato chiaro e Lato Oscuro esistono entrambi e non si può separarli o eliminarne uno.

Guarda, per esempio, le due lune di questo pianeta. Sono due asteroidi catturati milioni di anni fa dalla sua gravità, Castor e Pollux, e hanno una particolarità: sono in un equilibrio dinamico, ogni otto mesi si incontrano e la gravità di uno perturba la traiettoria dell’altro, roteano l’uno intorno all’altro e si scambiano di posto. Ogni otto mesi, da milioni di anni.»

Maul guardava quelle due palle di roccia in cielo, illuminate dal sole e visibili nel cielo sereno. Lontane dall’inferno in cui lui era immerso, in cui Omega stava annegando.

«Il loro è un equilibrio instabile, basterebbe una minima spintarella, nel momento in cui si scambiano di posto, per trasformarli in due proiettili lanciati nel cielo, e non sarebbe sufficiente il più grande potere della Galassia per rimetterli a posto. E la Forza è uguale, è un equilibrio dinamico.»

«Me la ricordavo diversa la dottrina Jedi.» disse Maul.

«La dottrina Jedi e la dottrina Sith sono entrambe limitate, non accettano eccezioni, e quindi sono inapplicabili nel mondo reale.

Per esempio, su questo pianeta, un Sith utilizzerebbe il potere di questi mostri per distruggere tutta la vita della Galassia, mentre un Jedi non avrebbe il coraggio di agire nell’unico modo possibile per salvare il mondo.»

Maul lo guardò e capì cosa volesse dire. Sì, riuscì a capire quale messaggio stesse nascosto in quelle parole. «E quindi … io dovrei andare avanti?»

Obi Wan gli poggiò una mano sulla spalla e gli disse: «Per prima cosa dovresti, forse, ricordare cosa ti ha detto Omega stamattina. E dovresti farlo in fretta.»

Maul lo guardò interdetto, non capiva. «Cosa …»

Obi Wan scosse la testa e disse: «Ora sì che mi stai un po’ deludendo, Maul. Non ti ha parlato di una dottoressa?»

Maul fu tanto colpito da quello che gli aveva detto Obi Wan che fece un passo indietro barcollando. «Ma … e se il mostro …»

«Amico mio… Maul, il mostro lo puoi bloccare semplicemente …»

«Mettendo in stasi Omega!»

Obi Wan sorrise e cominciò a svanire nell’aria assolata e polverosa. Maul guardò le due lune, ora quasi sovrapposte, e corse alla nave.

 

Il bambino stava bevendo il terzo bicchiere d’acqua. Fisicamente stava bene, psicologicamente … avrebbe avuto una vita intera per riprendersi dall’orrore che aveva visto. Chi non stava affatto bene, psicologicamente, era Ahsoka. Era già la terza volta che prendeva in mano la spada laser per andare a porre fine alla sofferenza di Omega, ma, semplicemente, non ci riusciva. E fu in quel momento che il bambino parlò ad alta voce. «Cosa sta facendo il signore gentile con le corna?» disse guardando fuori da un oblò.

Ahsoka guardò fuori, disse al bambino di stare fermo e uscì. Maul, entrato nel guscio, stava tirando fuori da una capsula un clone di Palpatine. Lo gettò a terra senza alcun riguardo e, saltato giù, gli infilò la spada laser nel petto.

«Non penso che fosse vivo.» disse Ahsoka.

«Io sono sicuro che non lo sia.» le rispose con un sorriso cattivo. Poi, con una delicatezza inaspettata e quasi ridicola se associata alla sua persona, prese in braccio Omega e la calò nella capsula. Una volta chiuso il coperchio e acceso il sistema di alimentazione, i segni vitali della giovane donna, con ancora il granchio sul volto, si azzerarono. Maul saltò a terra agilmente, guardò la biondina con tenerezza e poi si voltò verso Ahsoka. «Pabu. Sai dove è Pabu?»

Ahsoka scosse la testa. «No. È un pianeta?»

«Sì. Deve conoscerlo il tuo amico Rex, Omega mi ha detto che i suoi fratelli vivono lì. Devi andare su Pabu e cercare la dottoressa Emerie Carr, la sorella di Omega. Lei saprà curarla.»

Ahsoka guardò la donna che galleggiava in quel liquido opaco con un granchio alieno appiccicato alla faccia e disse: «Pensi che possa salvarla?»

«Omega ne era sicura. Mi ha detto che è un genio.»

Usando la Forza sollevarono la capsula e la portarono sulla navicella Jedi. Il bambino li guardava mangiando uno snack trovato nel frigo.

Ahsoka guardò Maul e disse: «Andiamo?»

Maul le sorrise e, carezzando la capsula che conteneva Omega le disse: «Io ho ancora una cosina da fare, qui. Penso di essere l’unico che può riuscirci. E poi … c’è una mia vecchia conoscenza che mi aspetta.»

«Ma tu …» gli disse Ahsoka con la voce inaspettatamente insicura.

«Io ho da fare là. Tu, invece, devi stare in orbita per essere sicura che nessuna nave lasci il pianeta e poi, soprattutto, devi volare a Pabu.»

«Maul …» gli disse singhiozzando e tendendogli la mano come lui aveva fatto con lei più di venti anni prima «Non andare. Vieni con me.»

La bocca di lui sorrise, ma i suoi occhi erano tristi. «La Forza ha voluto che ci incontrassimo di nuovo qui, Ahsoka, e io devo fare la cosa giusta.»

Le lacrime scendevano sulle guance arancioni e bianche di Ahsoka, irrefrenabili. «Non mi hai chiamato Lady Tano.»

«Lo so.» disse lui, poi scese dalla rampa e cominciò a correre verso la cittadina. Si voltò a guardare la sua amica, in piedi tra il guscio e la navetta, le braccia incrociate e lo sguardo triste. «Guardami brillare, Ahsoka!» le gridò e corse via.

Guardò le lune, stavano cambiando posizione, era cominciata la loro orbita reciproca. E lui era arrivato davanti all’uovo pulsante.

 

La navicella decollò a fatica, con i motori danneggiati e tutto quel peso supplementare, ma almeno il campo di forza riusciva a contenere senza alcun problema l’atmosfera. Navi-computer e iperguida invece, erano intatti. Il bambino era con lei in cabina, visto che la saletta era quasi totalmente occupata. Stavano lì, in attesa, sgranocchiando dolcetti e facendo finta che fosse solo un normale pomeriggio. Ahsoka guardava insistentemente il pianeta e la cittadina dove risiedeva l’Oscuro Male che Maul era andato ad affrontare da solo. E fu allora che il bambino la prese per una spalla e gridò: «Guarda! Ahsoka, guarda!»

E Ahsoka vide e rimase a bocca aperta. Era incredibile!

 

Maul camminava a passo lento tra le case deserte, nessun mostro lo attaccava. Si spostavano al suo passaggio. Davanti a lui, al centro della cittadina, stava un tempio. Il posto adatto all’ego smisurato di Sidious.

Quando entrò l’orrore di quello che vide fece vacillare la sua mente. Finalmente Sidious aveva trovato un corpo adeguato alla sua mente. Un mostro alto sei o sette metri, nero e lucido, lo guardava torvo dall’abside, dove aveva preso il posto della statua del dio, gettata a terra. Era uno di quei mostri, ed era una Regina. Stava partorendo uova, anche il quel momento, e mostri più piccoli erano indaffarati a raccoglierle e a portarle di fronte a ospiti intrappolati nel muco. Il mostro aveva un abbozzo di volto, a differenza degli altri, e degli occhi gialli.

«Maul!» disse con una voce che sembrava il gorgoglio di un fiume intasato da viscere umane dopo una battaglia «Mio vecchio amico, sei arrivato, finalmente!» e dicendo questo si abbassò verso di lui e lo guardò.

«Non sei cambiato per nulla, Maestro. Sei lo stesso mostro di sempre, solo che hai finito di fingerti umano.»

L’enorme mostro piegò il capo da un lato, i suoi lineamenti rudimentali sorrisero. «Tu invece sei cambiato! Sei innamorato!» e rise. La risata sembrò a Maul il rumore di una tonnellata di ossa di bambini ammazzati che cadevano al suolo. «Il potente Maul si è innamorato! La bella biondina gli ha mostrato le tettine e lui è impazzito per amore!» fece uno dei suoi sorrisi fintamente empatici, i suoi occhi brillarono e poi aggiunse, la voce in un tono caricaturale di compassione: «E ora la bella biondina sta morendo! Come tuo fratello, e come tua madre.»

Maul lo guardò sentendo l’odio crescere in sé. E anche altro lo stava facendo.

«Questi animali ti stanno dando potere, vero Maestro?»

Il mostro rise con un suono liquido e cavernoso, poi gli disse: «Questi animali sono il Lato Oscuro, Maul, e io sono potente come nessun Sith prima di me. Posso scagliare pianeti fuori dall’orbita solo col pensiero, o almeno potrò quando ti avrò assimilato. Sento il tuo ospite crescere, tra poco ti ucciderà e tutto il tuo potere sarà mio. Tutta la Galassia sarà mia, di nuovo e per sempre!»

Maul guardò quel volto mostruoso che sembrava galleggiare sul muso di nero metallo lucido dell’animale. Ecco l’orrore che per anni lo aveva mosso come un burattino, ecco il Male che gli aveva tolto tutto. Lo guardò e rise.

«Ridi? Perché Ridi, apprendista? Non piangi per la tua bella biondina che io ti sto strappando via?»

«No. Rido perché, effettivamente, quel mostro che mi sta crescendo dentro, quel mostro che io, volontariamente, mi sono messo dentro, sta unendo il mio potere al tuo. E quel potere, se ancora non riesce a scagliare pianeti fuori dall’orbita, è già sufficiente per dare una spintarella a una piccola luna.

E io l’ho fatto una ventina di minuti fa.»

Il mostro si erse in tutta la sua altezza e, con la Forza, fece saltare via il tetto. Enorme nel cielo, lanciata contro di loro a forse 60.000 km/h, una Luna di cento chilometri di diametro stava per schiantarsi sulla cittadina.

«La Forza ha voluto che Omega e Ahsoka fossero sulla nave dove i tuoi servi stavano per fare esperimenti con i cloni e quei mostri, ma le azioni di Omega hanno fatto sì che tu rinascessi non sulla nave, ma su questo ben preciso pianeta. La Forza ha voluto che io mi innamorassi, la Forza ha voluto che le due lune si stessero incrociando proprio ora.

E la Forza ha voluto che a fronteggiarti non ci fosse un Jedi, ma me. Perché io sono pronto a far morire migliaia di persone non ancora contagiate per salvarne migliaia di miliardi nella Galassia.»

Sidious soffiò, sbavò, picchiò le sue lunghe zampe artigliate contro le pareti e le colonne del tempio, inferocito e totalmente impossibilitato a reagire. Ruggiva il suo odio e la sua rabbia, inerme e ridicolo.

Guardò allora Maul, mentre l’aria veniva risucchiata dalla gravità della Luna che oscurava totalmente la luce del sole. «Puoi anche vestirti da Jedi, ma muori comunque da Sith.» sibilò con odio la Bestia mentre l’aria si incendiava.

«Però muori anche te, posso accettarlo.» e tutto fu vaporizzato istantaneamente.

 

Ahsoka e il bambino guardarono le due lune passare una accanto all’altra e videro poi una delle due precipitare a velocità inaudita verso il pianeta mentre l’altra schizzava via dall’orbita. Rimasero a guardare, per una ventina di minuti, fino a che l’apocalittico impatto sbalzò via la navetta. Quando la luce accecante diminuì videro, con orrore, il pianeta trasformato in una rossa palla di lava, con tutti quelli che vi vivevano

«Ti ho visto brillare, Maul.» disse Ahsoka, e abbassò la leva dell’iperguida facendo trasformare le stelle visibili davanti alla nave in sottili strisce di luce azzurra.

 

Epilogo.

 

Gli sembrò di essere come la brina che ricopre un pezzo di metallo gelato se esposto all’umidità. Fu come se stesse aderendo a qualcosa, come se vi si stesse infilando per capillarità. Si ricordava una cosa, l’ultima, ed era di essere stato in piedi di fronte al suo nemico.

Aprì gli occhi e capì subito di essere immerso in un liquido. Di fronte a lui, oltre al vetro che lo conteneva, una giovane donna bionda lo guardava. Sentì il suo cuore battere più forte vedendo i suoi occhi nocciola, che bella sensazione.

«Gran bella ragazza, comunque.» disse una voce ben conosciuta, la voce di un vecchissimo amico.

Quando si risvegliò di nuovo, finalmente del tutto cosciente, vide, seduta sul letto, Omega che gli stringeva la mano e alle sue spalle una donna anziana incredibilmente simile a lei, un assurdo nugolo di vecchietti con gli stessi identici lineamenti e una donna togruta che lo fissava sorridendo con le braccia incrociate come il suo solito. Sull’interno del gomito aveva un cerotto.

«La mia idea era di utilizzare un tuo clone come soprammobile o fermacarte, Maul. Non ho resistito alla tentazione di portarmi via una capsula.» gli disse Ahsoka e si allontanò ridendo e chiacchierando con uno dei vecchietti che aveva una bellissima barba bianca.

Lui guardò la donna che amava riconoscendo a stento sé stesso nell’uomo che stava coricato su quel letto. Dalla finestra vedeva un mare sterminato, meraviglioso. Guardò il cerotto sul gomito di Omega e le baciò la mano.

«Mi hai riportato indietro.» le disse. Lei non gli rispose, ma lo baciò.

 

                                                                                                                                                                 FINE.


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