Qui il mio Maul comincia decisamente a divergere dal Maul canonico, e Omega... vabbè, Omega a 37 anni non è più la bimba dodicenne che viaggiava con la Bad Batch e fa cose che all'epoca non avrebbe fatto.
Buona lettura!
«Preferisci la
colazione dolce o quella salata?»
Sbatté le
palpebre un paio di volte, sbadigliò e si voltò verso la voce che aveva parlato
alle sue spalle. Il clone, la biondina. Lo aveva svegliato, non aveva reagito
all’avvicinamento di una persona mentre dormiva, roba da dilettanti. Si
stropicciò gli occhi con le mani e stiracchiò le gambe godendosi ogni singolo
movimento di tutti i muscoli. «Salata.» le rispose e si alzò mentre lei si
allontanava. «Grazie.» disse stupendosi della parola che gli era sfuggita di
bocca. Grazie, aveva detto grazie. Attraversò la cabina e il breve corridoio.
Ahsoka era sveglia, seduta con le gambe stese sul letto, la schiena appoggiata
alla parete. «Ben svegliata, Lady Tano!» le disse sedendosi sulla branda di
fronte.
«Maul.» disse
lei con un’espressione tra l’incuriosito e il disgustato. «Come diavolo hai
fatto a tornare dalla morte, stavolta?»
«Sidious
giocherellava con la clonazione perché voleva trasferire la sua coscienza, e i
suoi poteri, in un corpo nuovo dopo la morte. Mi ha usato per vari, sgradevoli,
esperimenti, anni fa. Evidentemente gli esperimenti hanno avuto successo.» e le
sorrise.
«Quindi anche
l’Imperatore potrebbe tornare.»
«Evidentemente.»
le disse e poi le appoggiò la mano sulle gambe, a metà tra ginocchia e
caviglie.
«Che fai?» gli
disse spostando le gambe ed emettendo subito un gemito per il dolore.
«Calma, Lady
Tano, calma.» le disse e usò la Forza per calmarle il dolore e velocizzare la
guarigione. Con un paio di giorni di riposo e altri suoi interventi la togruta
sarebbe di nuovo stata in grado di camminare di lì a due giorni. «Il tuo
Maestro non ti ha insegnato questo uso della Forza?»
«Non pensavo
che fosse un potere Sith.» disse lei evidentemente sollevata dalla diminuzione
del dolore.
«Non sono un
Sith. Non più.»
«E cosa sei,
Maul?»
«Non ne ho la
minima idea.» le disse con un sorriso che era una mezza smorfia, «Però so di
avere fame. Penso che questo corpo non abbia mai mangiato.»
Omega gli portò
il vassoio scaldato nello scaldavivande e lui andò a mangiare fuori. Il sole
era basso sull’orizzonte, ma si muoveva in fretta. Le giornate dovevano essere
abbastanza brevi, e loro erano bloccati su quel rottame. Mangiò tutto, bevve un
bicchiere di latte blu e sentì il suo stomaco borbottare soddisfatto. Pace, era
pace, quella. Che novità sorprendente.
Omega portò la
colazione, dolce, ad Ahsoka e si mise a mangiare con lei.
«Tu devi essere
Omega, Rex mi ha parlato di te.»
«Parla molto
anche di te. Dice che ti sei lanciata da un’astronave in volo e che sei
arrivata al suolo saltando da un veicolo all’altro e combattendo.»
«Anche lui è
sceso combattendo, ma non gli piace vantarsi.»
Risero, la
comune amicizia era un buon punto di partenza per conoscersi. Ahsoka indicò
verso il portellone della nave e chiese: «Lui da dove è saltato fuori?»
«È molto
pericoloso, vero?» chiese Omega.
«Uno degli
esseri più pericolosi della Galassia.» rispose Ahsoka, «anche se ora fa finta
di essere buono.» Mangiò qualche boccone e poi continuò: «Ci hanno usate per
riportarlo in vita?»
Omega finì i
suoi biscotti, bevve il suo latte e poi le rispose: «Quasi. Ci hanno portate lì
per quello, è lo stesso motivo per cui mi avevano catturato più di venti anni
fa, ma … Non lo hanno svegliato loro, l’ho fatto io.»
«Cosa? E
perché?»
«Ho aperto
tutte le gabbie degli esperimenti e, quando mi sono resa conto che c’era in
giro qualcosa di davvero pericoloso, ho pensato che un force user avrebbe
potuto tirarci fuori da lì, tu eri fuori gioco e lui aspettava solo il nostro
sangue per “riattivarsi”. Ho giocato d’azzardo.»
Ahsoka bevve
svuotando la tazza, la poggiò sul vassoio e si pulì la bocca con una salvietta
di carta. Poi guardò Omega e le disse: «Potresti aver condannato la Galassia,
con la tua scommessa.»
«A me non
sembra così cattivo.» disse la donna clone.
«Anche il mio
Maestro non lo sembrava.» disse tra i denti, a bassa voce, Ahsoka.
Maul rientrò
nell’astronave e trovò Ahsoka che meditava. Andò a cercare Omega e la trovò che
tentava di far ripartire la consolle della cabina di pilotaggio. Era coricata
in terra e muoveva velocemente le mani in una matassa di fili colorati,
borbottando parole incomprensibili.
La guardò per
qualche secondo, era evidentemente incazzata nera, ma si stava anche
divertendo. Aveva in mano un piccolo saldatore e lui poteva vedere minuscoli
lampi di luce dove attaccava fili e componenti.
«Bello
spettacolo?» gli chiese.
«Molto
interessante. Hai una minima idea di quanto stai facendo?» le chiese appoggiato
alla porta con le braccia incrociate.
«Guido e riparo
astronavi da 25 anni, Maul.»
«Eri appena
nata?» le chiese avvicinandosi e guardando lo sfacelo che era la cabina di
pilotaggio dopo che erano fortunosamente precipitati.
Omega tirò la
testa fuori dalla cavità buia in cui stava lavorando e guardò lo zabrak che si
ergeva, forse involontariamente, minaccioso su d lei. «Ci stai provando con
me?»
«No.» le
rispose, e se non avesse avuto la pelle rossa e nera si sarebbe potuto dire che
era arrossito. «No, biondina, perché?»
«Per fortuna,
perché se non saresti stato goffo come un dodicenne. Ho 37 anni, Maul.» e,
tentando di nascondere un sorriso, si rimise a trafficare coi fili. «Puoi
abbassare la leva rossa alla tua sinistra?» gli chiese.
Lui la abbassò
e un rumore di cortocircuito frizzò nell’aria. «Ahia!» gridò lei e poi «Abbassa
la leva!»
Lui si abbassò
e guardò sotto alla consolle. «Posso aiutarti?»
«Sai fare
miracoli?» gli chiese lei con la faccia sporca di grasso nero e un’espressione
frustrata.
«No.»
«E allora no,
Maul.» disse e ricominciò a collegare fili.
Lui uscì
dall’abitacolo e guardò la Jedi che meditava. Aprì un armadio e trovò degli
abiti, da Jedi, che potevano andargli bene. Si vestì e si guardò in uno
specchio. Sembrava uno wookie vestito da sera, però era molto comodo e
funzionale. Su una spalliera c’erano delle spade laser, una era a doppia lama.
Un sorriso gli illuminò minacciosamente il viso. Prese la spada e uscì,
cominciando ad allenarsi, per vedere quanto fosse potente quel nuovo corpo. Non
era affatto male, giovane, integro, privo di dolori.
In realtà anche
lui, come Ahsoka, stava meditando, mentre provava tutte le posizioni e le
mosse.
Era stanco,
piacevolmente stanco, sudava e lasciava che la Forza lo guidasse nelle sue
evoluzioni. Il suo corpo, nuovo, doveva riacquistare gli automatismi della sua
vita precedente, e la Forza lo aiutava. Sentiva la vita intorno a sé, sentiva
gli animali, le piante, i funghi nel sottosuolo che tutto univano, sentiva la
biondina che, soddisfatta, ce l’aveva fatta a riattivare alcuni sistemi. Era
felice, canticchiava, e era lusingata, le era piaciuto essere presa per una
ragazzina. Gli piaceva la clone, erano 40 anni che non pensava a una donna in
quel modo, e le torture di Sidious e il Lato Oscuro non gli avevano mai
permesso di farlo in un modo gradevole. E sentiva la Jedi, meditava, e lei
sentiva lui, senza dubbio. Non si fidava di lui. Ed erano in due a farlo, con
lui. E poi … poi sentì come un gelo attraversarlo, un qualcosa di inaudito, di
oscuro, di innaturalmente malvagio e mortifero era nato.
Cadde a terra,
sulle ginocchia, ansimante. Corse dentro, da Ahsoka, anche lei era senza fiato,
stravolta dal terrore. «Cos’è?» gli chiese.
«Non lo so.» le
rispose «Non lo so.»
Maul stava
utilizzando la Forza sulle gambe di Ahsoka, erano molto migliorate e avrebbe
potuto camminarci senza troppi problemi, ma un altro paio di giorni di riposo e
Forza curativa le avrebbe riportate allo stato normale. Chissà se avevano due
giorni, boh!
Omega arrivò
dalla cabina, impolverata, sporca di grasso lubrificante, puzzolente di
saldatura e con i capelli biondi più aggrovigliati della matassa di fili che
stava tentando di ricollegare nella consolle. «Ditemi quale sarebbe questo
problema.» disse sedendosi e soffiando via un ciuffo di capelli che le copriva
un occhio. Mentre tentava di legarsi di nuovo i capelli in una coda di cavallo
Maul si sorprese a pensare che era la cosa più bella che avesse mai visto.
Trasformato in un buco nero di odio e dolore fin dalla più tenera infanzia si
stupì di poter sentire questo tipo di pensiero, adolescenziale, tenero, buffo,
nel suo cervello.
Ahsoka guardò
Maul e poi cominciò: «Improvvisamente abbiamo avvertito un qualcosa nella
Forza, come una lacerazione, un buco, un macchia raggelante che cresce di
minuto in minuto.»
Omega la guardò
interdetta e incuriosita, aveva conosciuto i Jedi già da piccola, Shaak Ti,
Gungi, la sua cara amica Ventress, anche se forse lei non era un Jedi, ma cosa
fosse la Forza le era sempre sfuggito. «E questa cosa … è pericolosa?»
«Non sentivo
nulla di simile da quando mi avvicinai a un Sith, solo che il Sith era un
qualcosa che, per quanto fosse spaventoso, lo potevo capire; questo è …»
«Ma non sarebbe
lui un Sith?»
Maul guardò le
due donne e tentò di formulare per la prima volta a parole quello che stava
pensando dal momento della sua rinascita. Era difficile, molto difficile. «Lady
Tano potrebbe dirti che il Lato Oscuro è … più facile, più seducente, e che se
cedi al Lato Oscuro, alla paura, alla rabbia, al risentimento, essi ti
intrappoleranno per sempre.» e guardò Ahsoka che annuì e rispose: «Questo dice
la dottrina.»
«Bene. È vero,
ma è una semplificazione. Il Lato Oscuro è facile perché è facile reagire alla
violenza con la violenza, è naturale avere paura e reagire in base ad essa, è
naturale il risentimento e la voglia di vendicarsi. Ed è vero che, fatto
questo, rifarlo diventa più facile. Ma …» si alzò e camminò avanti e indietro
per la stanza che fungeva da sala da riunione, da sala da pranzo e da palestra
per gli allenamenti; teneva le braccia dietro alla schiena, camminando, ad
Ahsoka ricordò il Maul di un tempo, quello che tentava, inutilmente, di
convincere una ingenua diciassettenne che il suo Maestro stava per passare al
Lato Oscuro. «Quello che ai Jedi non insegnano è lo sforzo innaturale che
bisogna fare per rimanere costantemente nel Lato Oscuro. Qualunque force user
può cedere alla rabbia, chiunque può esagerare con la violenza, io l’ho visto
fare a Kenobi, l’ho visto fare alla qui presente Lady Tano, l’ho visto fare a
decine di Jedi che ho combattuto. Quello che è difficile è diventare tutt’uno
con il Lato Oscuro. Un Sith è dolore, paura, rabbia, risentimento, odio, il
tutto alla massima potenza e senza soluzione di continuità. Il maestro di Lady
Tano passò al Lato Oscuro tradendo i Jedi, e quello era il senso di colpa, ma
il mio Maestro lo mandò subito a uccidere gli younglings, proprio perché era
innaturale ed inimmaginabile. Farlo avrebbe consumato il suo Maestro perché
avrebbe odiato sé stesso, perché avrebbe avuto paura di sé stesso.
Il Sith deve
odiare sempre, tutto e tutti, soprattutto sé stesso. Deve soffrire nel fisico e
nel morale, deve sempre tramare contro chi si fida di lui. Mai, e dico mai,
deve cedere alla compassione, o avere un ricordo felice. Tutti i ricordi devono
ferirlo, straziarlo, devono essere ferite nella sua anima, in suppurazione. Il
mio Maestro passò i primi anni del mio addestramento a torturarmi, perché
dovevo soffrire e odiarlo. Mi fece crescere un cucciolo solo per ordinarmi di
ucciderlo. Mi fece diventare amico di un servo mio coetaneo solo per
costringermi a torturarlo nei modi più sadici.»
Omega era
stravolta, non pensava che potesse esistere un Male simile, non pensava che si potesse
sopravvivere ad un Male simile. Ahsoka ascoltava in silenzio, pensando
probabilmente al suo amato Maestro.
«Io, anni fa,
sopravvissi a una ferita mortale solo odiando Kenobi che me l’aveva inferta,
trasformai l’odio in Forza. Poi il mio Maestro mi tolse tutto ciò che avevo,
mio fratello, e odiai anche lui. E poi, Ahsoka, feci un errore, incontrai Ezra
Bridger e … lo usai per i miei scopi, lo ingannai dicendogli mezze verità come
avevo tentato di fare con te su Mandalore, ma … quando ottenni da lui quello
che volevo, un holocron, lo salvai da un baratro. Senza ragione, solo
compassione per un ragazzo ingenuo.»
«Ezra faceva
questo effetto a molti.» disse sorridendo la togruta.
«Poi sono morto
combattendo Kenobi e lui … non mi ha freddato, non mi ha sputato in faccia, non
mi ha rinfacciato la morte del suo Maestro e della donna che amava, no, mi ha
preso in braccio e mi ha fatto morire consolandomi.»
Ahsoka si alzò
e andò a prendere un bicchiere d’acqua, e tutti capirono che non voleva
mostrarsi commossa sentendo parlare di un uomo che le aveva quasi fatto da
padre.
«E poi ... poi,
Omega, mi hai svegliato e il mio corpo era integro. Niente dolore, nulla, e,
per salvarmi, ho dovuto aiutarvi. Ho curato Lady Tano, ho collaborato con te …
e, come vedete, sono scivolato fuori dal Lato Oscuro.»
Rimase in
silenzio, guardò le due donne, indeciso, poi parlò. «Ho passato ore a
immaginare come tradirvi, come uccidervi. Come avrei ammazzato Lady Tano,
guardando i suoi occhi carichi di odio, e come avrei torturato te, biondina,
tagliandoti a pezzi da viva. Quanto dolore, quanta sofferenza, e tutto sarebbe
ricaduto su di me, tutta quella malvagità mi avrebbe reso potente, mi avrebbe
dato di nuovo il dolore e l’odio.»
Le due donne
erano impallidite. Era proprio quello che avevano temuto fin dal primo momento.
«Avrei usato
una violenza maggiore del solito, perché mi piaci, biondina, mi piaci molto e
farti a pezzi mi avrebbe straziato in modi per me nuovi. Ma … il Lato Oscuro è
sfuggente, mi è scivolato via e non potrei fare nulla di questo.
Quindi, Omega,
sì, ero un Sith, e ho fatto tante cose così orribili che il solo saperle
potrebbe farti fuggire lontano urlando, ma non sono più un Sith. Sono Maul,
qualunque cosa possa voler dire.» guardò Omega e poi anche Ahsoka «E quella
cosa che sento, quella cosa che è nata, è peggio di un Sith. La sua capacità di
odiare e … inimmaginabile. Anche per me. L’odio di quella cosa ha un solo
scopo, distruggere tutta la Galassia.»
Omega e Maul si
voltarono un’ultima volta a guardare l’astronave. Era davvero malridotta.
«Pensi che
Ahsoka possa davvero farla volare?» chiese Omega allo zabrak.
Lui sorrise e
disse: «Credimi, biondina, Lady Tano è capace di fare praticamente tutto. Ce
l’ha fatta persino a sconfiggermi.»
«Ed era una
cosa così difficile?»
Lui la guardò
in silenzio, poi, ridendo sguaiatamente, disse: «Il vecchio me ti avrebbe fatto
a pezzi per una battuta simile.» poi la guardò e disse: «Sì. Era molto
difficile.» riprese a camminare scendendo dall’altura con un pesante zaino sulle
spalle. «Lady Tano è sopravvissuta su una nave che precipitava accerchiata da
almeno 500 tuoi fratelli che la inseguivano con l’ordine di ucciderla. Ed è qua
per poterlo raccontare, quei 500, no.»
«C’era anche
Rex, con lei.» disse Omega.
«Me lo aveva
nominato, in effetti. Penso si volessero bene.» e fece una smorfia.
«Ti fa ridere
la cosa?» chiese Omega.
Lui non le
rispose subito, continuò a camminare verso le montagne che li dividevano dal
luogo dove l’ombra oscura del Male ristagnava in modo chiarissimo per la sua
percezione della Forza. «Per un Sith i legami sentimentali sono solo una
debolezza da sfruttare, biondina.»
«Ma tu non sei
più un Sith.»
«Esatto. So
cosa non sono.»
«E cosa
vorresti diventare?»
«Cosa vorrei
diventare? Boh! Per ora cammino verso un male indicibile, poi vedrò.»
Lei camminò in
silenzio per un po’, un paio di passi dietro di lui, guardandolo camminare
agile e veloce sotto al peso dello zaino. Era più simile a una bestia feroce
che a un uomo, una bestia feroce e per nulla addomesticata. Lui camminava
davanti a lei, egualmente in silenzio, fino a che, improvvisamente, disse: «Non
ti farò a pezzi quando ti addormenterai, biondina.»
«Ho un nome.»
«Lo so,
biondina.»
«Potresti
almeno chiamarmi “Lady” come fai con Ahsoka.»
«Lady biondina?
È orribile.»
«Stronzo.»
disse lei e lo superò camminando sul sentiero curato che, inspiegabilmente, non
era percorso da nessun altro. Maul la guardava sorridendo, aveva carattere la
biondina, gli piaceva.
Omega osservava
leggermente interdetta l’animale che aveva appena cacciato. Aveva tre zampe,
due dietro e una davanti. Aveva viaggiato su innumerevoli pianeti, era fuggita
a granchi grandi come una navicella spaziale, aveva visto i sarlacc e i krait,
era amica di enormi wookie e una volta era andata in missione con un colonnello
eroe della Guerra dei Cloni che era alto non più di 15 cm e aveva gli occhi
sulle antenne, ma … tre zampe erano una cosa nuova. Cotto sarebbe stato buono,
comunque. Tornò al campo e trovò Maul inginocchiato in silenzio. Si era messo a
meditare pure lui?
«Non dovevi
accendere il fuoco?» gli chiese.
Lui rimase in
silenzio, con gli occhi chiusi, ma usò la Forza per far ruotare la spada laser
che aveva appoggiata vicino alle sue gambe. La spada si rivolse verso la legna
ammonticchiata tra un cerchio di pietre e si accese. Perforò la legna che,
secca e ricoperta di foglie e muschio asciutti, prese fuoco immediatamente. La
spada si spense e ruotò di nuovo verso lo zabrak inginocchiato. Stava in
silenzio, con gli occhi chiusi, ma sghignazzava.
«Che
sbruffone!» disse lei, poi prese il suo coltello, regalo di Hunter, ed eviscerò
l’animale. Poi, infilatolo su un bastone, lo sospese sul fuoco. L’odore era
buono e un allettante grasso sfrigolava cadendo sulla legna.
Si sedette
accanto all’uomo e disse: «Ho parlato con Ahsoka, un paio di motori hanno
tossicchiato per due o tre secondi, forse, e ha sottolineato “forse”, domani
potrebbe riuscire a farli ripartire.»
«Quindi domani
ce la vedremo calare addosso come un rapace?»
Omega si coricò
con le braccia dietro alla testa e ripiegò le gambe guardando le stelle,
nessuna costellazione conosciuta, naturalmente, e gli rispose: «Forse domani
Ahsoka riuscirà a far ripartire due motori su cinque, appena sufficienti per
far sollevare la nave, poi, e ha sottolineato molto il “poi”, dovrà attaccare
con il sistema di navigazione che, ti posso assicurare, è messo molto peggio
dei motori.»
«Quindi dovremo
scarpinare.» disse lui aprendo gli occhi e guardando la giovane donna.
«Non mi pare
che ti dispiaccia.»
«A essere
sincero, mi piace avere di nuovo le gambe, biondina.»
Lei lo guardò
indecisa sul da farsi. Inspirò, espirò, inspirò di nuovo, sempre zitta. «Sì?
Cosa vuoi chiedere?»
«Dove eri stato
… tagliato?»
«Un paio di
centimetri sotto all’ombelico.»
«Cazzo!»
borbottò lei, poi rimase in silenzio ancora un po’. «E quindi … tu non …»
«Io non.
Esatto, io non. Niente cacca e pipì, o almeno non naturalmente, e niente
sesso.»
«Cazzo!» ripeté
lei. «Pesante, e?»
«Ottimo per il
risentimento.» disse lui.
«E quanti anni
sei stato così?»
«Kenobi mi ha
tagliato in due quando avevo 24 anni e poi mi ha ucciso quando ne avevo 57.»
Omega fece una
smorfia buffa e si rimise a guardare le stelle. «Trentatré anni. Per la Forza,
che cosa assurda!»
«Diciamo che
non è male avere di nuovo tutto il corpo, biondina.»
«Omega!»
«Sì, biondina,
lo so.»
Lei si alzò a
sedere e si prese le ginocchia tra le braccia, guardandosi intorno. Il buio era
quasi solido, quel pianeta aveva solo due ridicole lune simili in tutto e per
tutto a bitorzoluti asteroidi che non riuscivano minimamente a rischiarare la
notte. Si strinse ancora di più, come un cucciolo terrorizzato.
«Stai
tranquilla, penso che, anche dopo 33 anni di astinenza forzata, riuscirò a
resistere al tuo incredibile fascino.»
«Idiota di un
Sith!» disse lei, «Ho paura di quella cosa che avete sentito, e di quei mostri
che erano sulla nave.» e si alzò per controllare l’arrosto. Era cotto; prese
due piatti dallo zaino e lo divise in due parti, mentre Maul la guardava.
Accucciata era davvero una meraviglia.
Lei si girò
dandogli il piatto e si misero a mangiare. «Mi guardavi il culo.»
«Io? No,
biondina.» disse lui sarcastico.
«Non ho la
Forza, ma non sono idiota, strapezzente.»
«Forse …
potrebbe anche essere» disse lui, «Scusa.»
Lei diede un
gran morso alla coscia dell’animale a tre zampe e poi, masticando la carne
sugosa, disse: «Mica ti ho detto che mi dispiaceva.» e rise. Lui rimase a bocca
aperta, per fortuna aveva appena deglutito il boccone, e, per la prima volta
nelle sue due vite, si trovò assolutamente senza parole. Puoi essere anche uno
dei più potenti Sith della galassia, o almeno esserlo stato, ma una donna
intelligente sarà sempre più avanti di te. Si rimise a mangiare mentre lei lo
guardava e rideva.
Finito di
mangiare il tripollo, come lo aveva nominato Omega, Maul montò velocemente la
tenda che aveva portato nello zaino, visto che la notte era estremamente umida.
Omega si era allontanata per un bisogno impellente. «Non allontanarti.» le
aveva detto lui e lei, allontanandosi nel buio gli aveva urlato un sarcastico
«Sì, certo, ti piacerebbe!» e lui era
rimasto in attesa, facendo finta di aggiustare i paletti della tenda, ma
ascoltando in realtà i mille rumori della notte e percependo la giovane donna nel
buio.
Lei tornò e gli
sorrise, poi guardò dentro la tenda e disse: «Ho dormito in celle migliori.»
Maul la guardò
con un’espressione che voleva dire, praticamente, “Se sai fare di meglio…” e si
allontanò a sua volta. Svuotare la vescica era un piacere praticamente
dimenticato, una piccola liberazione dal bisogno, un momento di lievità. Mentre
si scrollava il pisello, ah, un tuffo nel passato anche quello, sentì la voce
della biondina che urlava: «Hai finito? Occhio che diventi cieco!» e giù una
risata. Simpatica, davvero simpatica.
Tornò al loro
piccolo campo e la vide che lo aspettava in piedi vicino alla tenda, alta e
magra, scattante come un cerbiatto di Naboo. «Percepisci pericoli qua in giro?»
gli chiese.
Lui si
concentrò e si espanse nella notte. Animali, molti animali. Una cittadina,
molte persone, a un giorno di marcia da loro. E, oltre le montagne, un Male
sempre più potente, che si espandeva come una macchia d’olio sull’acqua. Era
gelido e bruciante, sapeva di morte, ma non era vicino, non per ora. «No, biondina,
nulla che non potresti combattere persino te.»
«Caro il mio
cornutaccio, io ho gestito anche uno Zillo Beast.»
«E cosa
sarebbe?»
«Alto cento
metri, corazza invulnerabile, mangia persone e elettricità, più brutto e
cattivo di te.»
«E come avresti
gestito una cosa simile?»
«L’ho liberato
e gli ho fatto distruggere una base imperiale per fuggire. Avevo 14 anni.»
«Lady Tano ne
aveva 17 quando ha fatto la stessa cosa per fuggire dall’incrociatore pieno di
cloni che volevano ucciderla.»
«Bei tempi, eh,
quando eri tanto, ma tanto cattivo?»
«Perché, ora
cosa sono?»
«Mi sembri un
cucciolone da coccolare.» gli disse ed entrò nella tenda.
Lui si tolse la
giacca e gli stivali e si infilò nel sacco a pelo, pronto ad addormentarsi
velocemente come aveva imparato a fare con anni di addestramento. Omega lo
guardò, sorrise, poi cominciò a spogliarsi senza spegnere la luce. Lui si voltò
dall’altra parte per darle un po’ di privacy, e sentì il rumore dei vestiti che
lei si stava togliendo. Scarpe, calze, giubbotto, maglia, pantaloni… a mezzo
metro da lui c’era una bella donna con indosso solo la biancheria intima, gli
ribolliva il sangue ed era eccitato. Pensava che avrebbe sentito il rumore
della lampo del sacco a pelo, ma sentì di nuovo il rumore di stoffa sfilata, e
un clic di un gancetto che veniva aperto. Due piccoli indumenti appallottolati
furono lanciati addosso a lui, si voltò a guardare e, prima di alzare gli
occhi, vide mutandine e reggiseno grigi sul suo sacco a pelo. Guardò in alto e
vide, in piedi e con la testa piegata perché la tenda non era tanto alta,
Omega, nuda, liscia, tonica e muscolosa, gli uscirono quasi gli occhi dalla
testa guardandola e lei, ridendo, gli disse: «Ma tu vorresti davvero dormire?»
e aprì la lampo del suo sacco a pelo.
Accucciandosi
su di lui lo guardò e, sorridendo, gli chiese: «Hai paura, Maul?»
Maul, che aveva
ucciso dei Jedi, Maul che aveva avuto il potere del Lato Oscuro nelle sue mani,
Maul che aveva governato Mandalore ed era stato il capo di tutte le gilde
criminali della Galassia, Maul, guardando quello splendido corpo disse: «Sì.»
«Vuoi che mi
rivesta?» gli chiese con una gentilezza meravigliosa.
«No.»
Lei rise e
disse: «Vuoi che ti svesta?»
«Sì.»
E così lei
cominciò a tirargli via i vestiti e, dopo pochi istanti, l’imbarazzo di lui era
passato e i due stavano ridendo come matti lottando con maniche e pantaloni. Fecero
l’amore con passione e notevole soddisfazione reciproca, anche se la battuta di
Omega sulla fortunata presenza delle corna solo sulla sua testa rischiò davvero
di farlo correre a sghignazzare istericamente nella notte. Dopo si coricò a suo
fianco abbracciandola e, sudati e ansimanti, rimasero lì, in silenzio,
abbracciati nella notte. Anche questo era il potere della Forza, pensò lui
addormentandosi con quel corpo magro e scattante tra le braccia, la Forza era
vita e loro erano vivi.
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