Ed ecco un'altra fanfiction starwarsiana.
Perché scrivo roba così inutile? Perché scrivere, quando tutto fila nel modo giusto, è un piacere incredibile. Per 10 giorni mi sono raccontato da solo questa storia di cloni, Sith, Jedi e ... Xenomorfi, e vederla crescere davanti ai miei occhi, aggiungendo idee che nascevano in me durante la giornata, è stato meglio che leggere un libro.
E ora ve la offro, in quattro episodi, direi, sperando che leggerla sia per voi piacevole quanto è lo è stato per me scriverla.
Buona lettura!
Maul Reborn
Gli sembrò di
essere come la brina che ricopre un pezzo di metallo gelato se esposto
all’umidità. Fu come se stesse aderendo a qualcosa, come se vi si stesse
infilando per capillarità. Si ricordava una cosa, l’ultima, ed era di essere
stato tra le braccia del suo nemico, che gli diceva che sì, era lui che li
avrebbe salvati, o vendicati. E ora era lì, ovunque fosse questo “lì”, ma era
di certo in un altro posto.
Ed era di certo
molto tempo dopo, non aveva ricordi intermedi, ma sapeva che era passato molto
tempo.
Si ricordò di
avere degli occhi mentre li apriva, e vide una donna che lo guardava. Una
giovane donna bionda, dagli occhi marroni. Tra di loro c’era un vetro, e lui
era dentro, immerso in un liquido. Una vasca di bacta.
La giovane
donna sembrava terrorizzata, sentiva il suo terrore rimbombare in lui, ma non
aveva paura di lui, non solo. Di solito era lui la cosa più spaventosa nei
dintorni. Si accorse anche di essere in qualche modo diverso. Era più giovane,
era sano, privo di ferite. Ed era integro, sentiva le sue dita dei piedi,
sentiva il sangue fluire nelle cosce, la vista di quella giovane donna gli
causò, o che sensazione da lungo dimenticata, un inizio di erezione. Era morto
tra le braccia di Kenobi, con uno squarcio nel petto e privo del suo corpo
dalla vita in giù, e si svegliava in una vasca, giovane, integro e sano.
Il suo Maestro
giocherellava con la clonazione, sempre alla ricerca dell’immortalità, il sogno
di tutti i vecchi. Lui era un esperimento, perfettamente riuscito.
Il suo Maestro
non c’era, lì. Non lo sentiva nemmeno più distante. Sentiva una presenza
estremamente maligna, ma non potente nella Forza, e, più vicino, una presenza
forte, ma non un Sith… sì, la conosceva, Lady Tano, era lì, vicina, e non era
cosciente, e la sentiva in sé… sì, aveva parte di Ahsoka Tano in sé.
Picchiò sulla
parete e la giovane donna gli fece cenno di aspettare, digitò su una tastiera a
lato della capsula e il liquido defluì velocemente. Poi il vetro si aprì e lui
cadde a terra in ginocchio. Aveva le gambe, aveva i genitali, aveva un corpo
dalla vita in giù. Si alzò barcollando e prese un asciugamano che la donna gli
stava porgendo. Si asciugò e si espanse nella Forza mentre lo faceva; era su
una nave, nello spazio. C’era qualcosa sulla nave, dei mostri assassini. Le
persone fuggivano e si nascondevano, c’erano terrore, dolore e morte tutto
intorno a lui.
Quando ebbe
finito di asciugarsi la donna gli passò una tuta da tecnico presa da un
armadietto.
Se la infilò
notando che lei si sforzava di non guardarlo. Erano una quarantina di anni che
era escluso da questo gioco.
Parlò e la sua
voce, per qualche istante, gli suonò aliena. «Sono un clone?»
La giovane
donna si stupì talmente tanto che lui pensò che quegli occhi nocciola le
sarebbero potuti cadere in terra.
«Come hai fatto
a capirlo?» gli chiese mentre si guardava, terrorizzata, alle spalle avendo
sentito un acutissimo urlo provenire da una certa lontananza.
«Il mio ultimo
ricordo è che stavo morendo, quasi sessantenne, su Tatooine, con uno squarcio
nel petto e la parte inferiore del mio corpo sostituita da parti robotiche, ora
mi sveglio in un laboratorio, giovane, sano, con tutto il corpo… a che
conclusione sarei dovuto giungere?» si stiracchiò e fu soddisfatto, era un buon
corpo, forte e agile.
«Io sono
stupita che tu possa parlare, a dire il vero. Cioè, perché tu ... sei tu?»
Lui andò alla
porta e sbirciò fuori attraverso il piccolo vetro. Un corridoio vuoto, urla in
lontananza. E, appena udibili, i motori dell’ipeguida in funzione. «Il mio
Maestro cercava l’immortalità e voleva utilizzare il Lato Oscuro per inserire
la sua anima in un corpo clonato. Io, evidentemente, sono un esperimento,
legato a quando mi imprigionò per qualche mese alla fine della guerra dei
cloni.»
«Capisco. E
quindi… se usi il Lato Oscuro, sei cattivo?»
Le sorrise,
sapendo benissimo che la sua faccia rossa e nera, con tanto di corna sulla
testa pelata, non era molto rassicurante. «Oh, sì. Ma non come quello che si
aggira per i corridoi.» detto questo diede un’occhiata al resto della stanza e
vide quella maledetta cassa in cui lo avevano rinchiuso i Mandaloriani. Era
aperta e, dentro, priva di sensi e con le gambe spezzate, stava Ahsoka. Aveva
circa una decina di anni in più di quando l’aveva vista su Malachor. Le doveva
un salvataggio, e uno zabrak paga sempre i suoi debiti. Si accucciò e le poggiò
le mani sulle gambe deformate dalle fratture. «Come mai Lady Tano è qui ed è in
queste condizioni? E tu chi sei, biondina?»
«Io sono Omega,
Io e il comandante Tano facciamo parte della Ribellione e siamo state catturate
sulle nostre navi per … per portare a termine il tuo esperimento. Nella
cattura, evidentemente, l’hanno colpita duramente.»
«E perché
servivano un Jedi e un clone per portare a termine … me?»
Omega si
avvicinò per guardare cosa stesse facendo quel Sith alle gambe di Ahsoka, e il
rumore delle ossa che, spinte da un qualche potere della Forza si riassestavano
le causò un po’ di nausea. «Non è da Sith curare, cioè…» si allontanò per non
sentire quegli scricchiolii e la smorfia di dolore appena accennata sul volto
addormentato di Ahsoka la colpì tantissimo. «Come fai a sapere che sono un
clone?»
«Ho ucciso
centinaia di cloni, ho letto la mente di altri di loro, pensi che una cosa
semplice e banale come un cambio di genere causato in provetta non mi permetta
di vedere che sei una di loro?»
«Capisco.»
disse lei vedendo che le gambe di Ahsoka ora erano dritte. Anche gli
scricchiolii erano terminati, ma l’uomo continuava a usare la Forza. Anche il
gonfiore sembrò diminuire.
«Non posso fare
altro. Almeno potrà arrancare se la teniamo.» disse e poi si rialzò e la guardò
«Quanto al curare… una volta Lady Tano mi ha salvato, non per bontà d’animo, ma
perché le servivo. Le ho appena reso il favore.»
Lei andò a
controllare Ahsoka, era molto pesantemente sedata, le tolse i ferri e, con
l’aiuto di Maul, la appoggiò su una barella.
«Quindi, a cosa
servivate voi due?»
«I cloni non
sono mai ricettivi alla Forza, i Midi-chlorian non si riproducono bene. Lei
doveva essere la fonte di Midi-chlorian nuovi e … il mio sangue è una sorta di
legante, permette al clone di ricevere la trasfusione.»
«Bene. E ora,
dimmi, Lady Omega, cosa sta succedendo qui?»
«Quando mi sono
svegliata ho un po’ pasticciato con il computer di bordo e ho aperto alcune
gabbie. Evidentemente non eri l’unico esperimento pericoloso.»
Maul sorrise,
mentre, inconsapevolmente, tamburellava sul pavimento con le dita dei piedi.
Era bellissimo avere le dita dei piedi. «E chi mi ha svegliato?»
«Io. Quando ho
capito che qualcosa di orribile girava sulla nave e che Ahsoka non era in grado
di salvarmi, ho pensato che, forse, attivare il clone nella vasca avrebbe
potuto essere una buona idea.»
Lui le si
avvicinò, la guardò dall’alto in basso con i suoi occhi rossi e ghignando le
chiese: «Scommessa rischiosa, Lady Omega. Molto rischiosa.» e le sfiorò una
guancia con l’indice divertendosi a vederla tremare. «Per vostra fortuna i miei
tempi da Sith sono lontani. La prima regola è non mostrare mai compassione,
mai. Ma penso proprio che in tre potremmo avere più possibilità di scappare.»
«Certo che
avremo più possibilità, Lord Maul.» gli disse deglutendo.
«Solo Maul, e
ora… giocherella col computer e cerca una nave per fuggire, Lady Omega.»
«Solo Omega.»
gli rispose e lui sorrise. Gli piaceva quel clone, era una vera dura.
«Al livello
inferiore, tre corridoi e mezzo di distanza. Ci sono almeno tre navi pronte a
partire.»
Maul prese il
volto di Ahsoka tra le dita e la scosse. Emise un lievissimo gemito. «Trova uno
stimolante, Omega, se non vuoi portarla in braccio.»
«Pensavo che
avresti potuto farlo tu…»
«È meglio se io
tengo queste.» le rispose prendendo la cintura di Ahsoka, poggiata vicino alla
cassa mandaloriana, e allacciandosela in vita con le due spade laser.
Omega iniettò
uno stimolante ad Ahsoka che cominciò a svegliarsi molto lentamente. Reggendola
per le braccia uscirono nel corridoio e cominciarono il loro difficile
tragitto, scavalcando dopo pochi passi il cadavere di una dottoressa con il
petto e il camice lacerati da un qualcosa che sembrava essere uscito fuori da
lei.
Il loro, breve,
tragitto fino all’hangar fu qualcosa di simile a un giro nel tunnel degli
orrori, cadaveri con il petto esploso, persone che strisciavano gemendo e
sbavando schiuma rosata per poi vomitare osceni getti di sangue raggrumato,
corpi scossi da convulsioni dal cui petto saltavano fuori in un raccapricciante
concerto di ossa spezzate e tessuti lacerati degli orrendi mostriciattoli che
sembravano dei peni di metallo brunito lucido dotati di denti e zampe
artigliate. Corse in mezzo a questi orrori, per fortuna Ahsoka stava
cominciando a reggersi quasi da sola, fino a che, davanti alla porta
dell’hangar, uno di quei mostri, cresciuto però fino ad un’altezza di due metri
e quaranta, si gettò loro addosso sbavando e mostrando, tra le fauci dotate di
denti affilati e metallici, una lingua retrattile dotata di mandibole e zanne.
Maul, con un movimento veloce ed elegante, mozzò la testa di quel mostro che
sembrava formato dall’incrocio tra un uomo, un rettile e dei tubi metallici, ma
dalla ferita del mostro rantolante un geto di sangue verde fluorescente cadde
sul pavimento e schizzò due gocce sul braccio dello zabrak. Il dolore fu così
improvviso che quell’uomo, un Sith, urlò come un bambino. Il sangue era acido, stava corrodendo il
pavimento e, sul suo braccio, aveva aperto due piaghe fumanti.
«Ma è acido?»
urlò Omega.»
Maul stava
guardando lo squarcio e il ponte sottostante. Si stava aprendo uno squarcio
delle medesime dimensioni. «Arriverà allo scafo.» disse guardando le due donne,
poi aprì con la Forza le porte dell’hangar e aiutò Omega a reggere Ahsoka
mentre correvano nel grande spazio pieno di astronavi, tra le quali almeno sei
di quei mostri saltavano addosso agli assaltatori e ai tecnici facendoli a
pezzi o trascinandoli via ancora vivi. Molte navi erano evidentemente già
“infestate”, ma in fondo videro un vecchio trasporto Jedi che doveva essere
stato sequestrato dall’Impero chissà quando. Salirono a bordo e Omega si mise
alla guida mentre Maul aiutava Ahsoka a stendersi su una delle brandine nelle
nicchie del muro.
«Lo diceva Obi
Wan.» disse con voce impastata la togruta guardando lo zabrak in piedi vicino a
lei.
«Cosa?» chiese
Maul accorgendosi che quel nome, Obi Wan, non gli aveva fatto ribollire il
sangue. Strana sensazione.
«Che non riesci
mai a rimanere morto.» e sorrise perdendo di nuovo i sensi. Lui le aggiustò una
coperta pensando che questo era molto simile a mostrare compassione. Le passò
una mano sulle gambe e usò la Forza per sentire come stavano le sue ossa. Male,
camminare nei corridoi aveva riaperto le ferite.
«Mi devi un
favore, Lady Tano.» disse sottovoce mentre usava il suo potere per ripararle i
tessuti fratturati e contusi.
«Maul!» urlò
dalla cabina di pilotaggio Omega con voce spaventata. Lui corse da lei e vide
uno di quegli esseri, una specie di ragno a quattro zampe grande come uno
wookie, che stava aggrappato al vetro e tentava di sfondarlo con la sua lingua.
Si concentrò e, con la Forza, lo lanciò via, facendolo uscire oltre al campo di
forza che chiudeva l’hangar.
«Vai Omega.» le
disse vedendo altri di quegli esseri che correvano all’attacco, e l’astronave
uscì nello spazio trascinandosi dietro due alieni che, nel vuoto, si staccarono
volteggiando mentre i loro fluidi esplodevano attraverso la pelle corazzata
formando nuvolette di acido congelato.
«Dobbiamo
distruggere la nave!» disse Omega allontanandosi velocemente, ma Maul le mise
una mano sulla spalla. «Non serve, Omega,» le disse indicando l’enorme
incrociatore ormai lontano almeno un paio di chilometri da loro, «Guarda.» e la
nave, a causa delle varie falle causate dal sangue acido dei mostri che erano
stati feriti negli scontri, cominciò a collassare in molti punti per poi,
improvvisamente, esplodere in una sfera di fuoco che li sbalzò lontano.
Omega espirò
profondamente, guardò il Sith con un mezzo sorriso e lui scosse la testa. «Non
è finita.» le disse indicando un paio di puntini luminosi che si allontanavano
dal relitto infuocato.
«Gusci di
salvataggio^»
«Sì.» le
rispose lui, e poi, stupendosi del suo stesso pensiero, aggiunse: «Se
arrivassero su quel pianeta potrebbe essere un disastro mai visto.»
Omega lo guardò
con una smorfia sorridente, poi, dirigendosi verso i due gusci che stavano
entrando nell’atmosfera, gli disse: «Sicuro di non essere un Jedi?»
Maul non le
rispose, continuò a guardare i due gusci che cominciavano a formare scie di
fuoco nel loro rientro. All’improvviso uno dei due gusci perse l’assetto e
cominciò a roteare senza controllo, esplodendo in un fuoco d’artificio di scie
che scomparvero negli strati alti dell’atmosfera. L’altro, invece, scese
regolarmente scomparendo oltre uno strato di nubi.
«Seguilo!»
disse maul con una voce strana, fredda. «Sento uno di quegli esseri a bordo, lo
sento perfettamente.»
Omega mosse la
cloche e poi fece un buffo verso, tipo “Uh-Oh!” e si voltò verso Maul con un
sorriso forzato. «Due motori su tre non funzionano. Stiamo per morire.»
Lo zabrak
rimase calmo, si sorprese del suo rimanere calmo. Forse lui e Ahsoka … «Tieni
la nave in assetto e non farci bruciare, all’atterraggio ci pensiamo noi.»
Andò da Ahsoka
che si era assopita. «Lady Tano… Lady Tano! Ahsoka, sveglia!» le gridò alla
fine e lei si scosse e parve, per qualche istante, chiedersi cosa ci facesse
davanti a un morto. Poi si ricordò che la stessa domanda se l’era fatta già un
paio di volte quel giorno.
«Maul … Maul
che…» disse con voce impastata.
«Ahsoka, stiamo
precipitando. Dobbiamo rallentare la nave per non schiantarci. Da solo non ce
la faccio.»
Lei lo guardò
sbalordita, poi usò la sua percezione e sentì che in effetti stavano per
schiantarsi, erano una specie di proiettile lanciato verso una pianura. Annuì e
prese le mani dello zabrak concentrandosi più che poteva. «Omega! Al mio
comando accendi il motore!» gridò l’uomo stringendo le mani della togruta e
fondendosi nella Forza con lei. «Ora!» urlò e Omega accese l’unico motore
funzionante vedendo il terreno che diventava sempre più dettagliato e vicino,
poi si sentì schiacciare sul pavimento mentre la nave rallentava e tenendosi ai
sedili guardò fuori. Alla fine, infilò la mano nella tasca dove teneva gli
occhiali di Tech e chiuse gli occhi, mentre la nave atterrava rovinosamente tra
gli alberi schiantandosi sul terreno. Picchiò tra i sedili e fu investita dai
vetri, e, mentre perdeva i sensi per la botta, pensò che almeno non si erano
trasformati in marmellata.
Maul si svegliò
nella nave fortemente lesionata, fili elettrici pendevano ovunque, scariche
elettriche, getti di vapore e perdite di refrigerante erano ovunque. Lui era
abbracciato ad Ahsoka, l’aveva stretta tra le braccia per difenderla. La depose
sulla branda con delicatezza tentando di far combaciare con sé stesso il gesto
di difendere una persona, un Jedi, tra l’altro. Andò nella cabina di pilotaggio
e trovò Omega. Aveva del sangue che le colava da una ferita sulla fronte, ma
stava bene. La prese in braccio e la andò a mettere sulla branda accanto a
quella di Ahsoka. Uscì dalla nave e si sedette su una roccia scaldandosi ai
raggi del sole arancione che brillava enorme nel cielo.
“Mai mostrare
compassione. Mai essere gentili. Mai aiutare gli altri.” I Jedi pensavano che
fosse facile cadere nel Lato Oscuro, ma non sapevano quanto fosse facile
esserne sbalzati fuori. Dolore, paura, rabbia, disperazione, senso di colpa.
Tutto questo nutriva il Lato Oscuro e lo rendeva potente. Lui si era svegliato
senza dolore, per la prima volta da quando da bambino Dart Sidious aveva
cominciato il suo addestramento con maltrattamenti e torture indicibili. Appena
uscito dalla vasca aveva dovuto aiutare le due donne, aveva dovuto salvarle. E
così aveva continuato a fare per ore, collaborando con loro, facendo loro
coraggio, dando loro forza.
Era scivolato
velocemente fuori dal Lato Oscuro. Ricordava le sensazioni del Sith e le
sentiva aliene, lontane, come quando, anni prima, aveva salvato senza alcun
motivo egoistico Ezra Bridger. Aveva teso la mano e lo aveva tirato su da un
baratro senza fine.
Forse avrebbe
dovuto tornare dentro e uccidere le due donne nel sonno, farle soffrire, farle
a pezzi, senza ragione, solo per nutrire il suo odio e il suo dolore. Uccidere
due donne indifese, quello avrebbe macchiato la sua anima indelebilmente, quel
dolore sarebbe stato eterno, un pungolo che avrebbe svegliato il Sith, e così,
tornato potente avrebbe potuto prendere il suo posto nella Galassia, ora che
Sidious era morto. Avrebbe comandato, avrebbe conquistato, avrebbe ucciso e
tutti lo avrebbero temuto.
Sì, avrebbe
ucciso la Jedi velocemente, ma la biondina… il clone avrebbe sofferto, e lui
con lei, ogni taglio lo avrebbe segnato dandogli una Forza illimitata, e poi
avrebbe cercato un villaggio e avrebbe ucciso tutti, uomini, donne, bambini …
Guardò le sue
mani e immaginò di stringerle intorno al collo della biondina, le sue lacrime
avrebbero lavato quella purezza dalle sue nuove mani, le sue grida e le sue
implorazioni inutili lo avrebbero torturato rendendolo potente come mai prima…
degli animali volanti, simili a rettili, volavano in ampi cerchi cantando in
quella loro luminosa primavera. Su Dathomir c’erano animali simili, li guardava
volare da piccolo, prima di Sidious … doveva sfruttare quel dolore, doveva
farlo montare in sé, doveva… stava piangendo, le lacrime scendevano sulle sue
guance e singhiozzava, e il dolore, così dolce, defluiva via da lui, il dolore
che aveva subito, la cattiveria a cui lo avevano costretto… e ora c’erano altri
che soffrivano, dove era caduto il guscio, sicuramente dei bambini piangevano.
Il potere
poteva aspettare, i bambini soffrivano… tornò dentro e controllò le due donne.
Ahsoka sembrava dormire più tranquilla, e si occupò della ferita del clone. La
pulì, la disinfettò. Sarebbe rimasta una piccola cicatrice, non avrebbe
rovinato il suo bel viso. Lei aprì gli occhi e gli sorrise per un attimo,
tranquilla. Si riaddormentò vedendolo lì che vegliava su di lei. Andò a
nascondersi nella cabina di pilotaggio, piangendo per sua madre, suo fratello,
per Obi Wan che lo aveva fatto morire in pace, per Satine che aveva ucciso
senza ragione, per quel bambino di Dathomir che lui era stato una volta e del
quale, ormai, non ricordava nemmeno il nome, e, mentre piangeva, si addormentò
per la prima volta nella sua nuova vita dormendo un sonno senza incubi come non
gli era più accaduto da quando era stato portato via alla madre.
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