sabato 28 settembre 2024

Maul Reborn. Episodio III.

Terzo episodio, dove vecchi nemici fanno pace, nuovi nemici si svelano e... tutto pare andare definitivamente a catafascio.  

Buona lettura!

p.s. (Domani ci sarà l'ultimo episodio)


Si alzò tentando di non disturbarla, nella penombra della tenda il suo corpo era una sagoma chiara. La ricoprì con cura e uscì con i vestiti in mano, li indossò e si sedette vicino al fuoco le cui ultime braci rosseggiavano nel buio sempre più luminoso del crepuscolo incipiente. Rinfocolò le braci e vi buttò dei ramoscelli che presero fuoco dopo pochi istanti. Il cielo a ovest era nero e punteggiato di stelle, con lo squarcio biancastro della galassia che andava da nord a sud e le due minuscole lune che erano adesso evidentemente molto più vicine, ma a est il nero tendeva ad un blu che, sul bordo delle colline all’orizzonte, era quasi azzurro. Minuscoli roditori correvano tra l’erba alta e, dalle chiome degli alberi, gli uccelli, o qualunque essere avesse la loro funzione su quel pianeta, cominciavano a cinguettare. Seduto in terra, le gambe incrociate, guardava lo spettacolo ipnotizzante del fuoco. Omega stava sognando, poteva quasi leggere i suoi pensieri, sì, stava pescando in un mare sterminato, all’ombra di un’isola a forma di monte e ricoperta di case bianche di calce. Con lei c’era un omone buono e gentile e, mentre pescavano, sgranocchiavano dei piccoli dolcetti. Maul sorrise, era un ricordo d’infanzia, lui non ne aveva. O forse, ora, ne aveva uno anche lui. Si coricò sull’erba e, preso un filo d’erba molto duro, cominciò a masticarlo mentre guardava le stelle impallidire nel cielo sempre più chiaro.

Si astrasse totalmente e sentì più vicina Omega, ora nel sogno era insieme a un clone occhialuto, parlavano di qualcuno che era andato via, c’era un enorme amore di Omega per i suoi fratelli, un amore puro e infinito. Si stava rigirando nel sacco a pelo, ai ricordi del sogno si mescolava la soddisfazione per l’amore vissuto poche ore prima con lui, parte di lei ancora stava assaporando le sensazioni vissute prima di addormentarsi. Si espanse ancora, gli animali, le piante, un predatore che portava una preda morente ai suoi figli nel nido; a un giorno di cammino Lady Tano, non aveva dormito, stava lavorando al motore che sembrava davvero a buon punto. Lei lo avvertì, tutti e due sentirono distintamente la mente dell’altro, lei non si fidava di lui, era preoccupata per Omega, lui le mandò la sensazione di pace di Omega che dormiva, Ahsoka sentì il sapore di un dolce che Omega aveva mangiato 25 anni prima. Stava bene, e tornò al lavoro staccandosi da Maul. Lui si allargò ancora e sentì la città oltre i monti, migliaia di persone ancora addormentate, e, vicino a loro, il male che, come le radici di un albero velenoso, si avvicinavano moltiplicandosi, quel male era Oscuro, era alieno, era … si scosse tra brividi di paura, quel Male era nuovo, ma non sconosciuto. Non poteva essere… no.

«Lo hai riconosciuto?» gli chiese una voce alla sua destra.

Si voltò afferrando la spada e per un attimo pensò di essersi addormentato e di stare sognando. O forse, per essere precisi, pensò di essere intrappolato in un incubo.  «Tu?»

Il fantasma di Forza, semitrasparente e illuminato da una tenue tonalità azzurrognola, gli sorrise. «Io.»

«Kenobi! Ma non eri finalmente morto?»

«E tu?» chiese il fantasma che sembrava un po’ più giovane di quando si erano incontrati l’ultima volta.

«Clonazione.» gli rispose Maul cercando in sé la rabbia e l’odio. No, non li trovava da nessuna parte. «Il mio Maestro diceva che una volta i Jedi sapevano sopravvivere alla morte, ma che nessuno ricordava più come si potesse farlo.»

Obi Wan gli sorrise, si alzò e cominciò a passeggiare. Maul notò che lasciava impronte dove poggiava i piedi. Strano. Il Jedi si fermò a guardare il cielo a est, tinto di un rosa di minuto in minuto più carico. «Penso di doverti ringraziare, Maul.»

«E perché mai, Kenobi?»

«Hai salvato Ahsoka, non ce l’avrebbe fatta senza di te.»

Maul rise e disse, sarcasticamente: «Non aspettarti un “prego”, Kenobi.»

Il Jedi lo guardò incrociando le braccia e sorrise. «Mai avrei pensato di vederti così, Maul sei davvero buffo!»

«C’erano solo vestiti da Jedi, a bordo.»

Obi Wan rise di gusto, poi gli disse: «Intendevo innamorato, Maul, non pensavo che ti avrei mai visto innamorato, come un ragazzino!» e guardò dallo spiraglio della tenda, i capelli biondi di Omega sul cuscino, la sua sagoma nel sacco a pelo. «Gran bella ragazza, davvero.» disse il Jedi.

«Prova a guardarla di nuovo e ti taglio a pezzi.»

«Calma, Lover boy, calma.» gli disse il Jedi, «Sono felice per te, è bello amare.»

Maul avrebbe voluto rispondere, molte cose gli arrivarono sulla punta della lingua, cose che il vecchio Maul avrebbe detto apposta per far soffrire il vecchio nemico, ma ora lo zabrak rimase in silenzio.

Obi Wan sorrise con un lieve velo di tristezza negli occhi e annuì. «Ho amato Satine, Maul, so quanto ci si senta vivi. E il ricordo di lei è una fonte di dolcezza per la mia anima.»

Maul si accorse di essere bloccato, non poteva rispondere, non poteva dire nulla. Non si era mai sentito così, mai. Quando Kenobi aveva detto quel nome, Satine, qualcosa in Maul si era rotto, una diga si era rotta e lui era inondato da sentimenti e pensieri per lui del tutto alieni. Cominciò a singhiozzare, mentre le lacrime scendevano, inarrestabili, dai suoi occhi, e ancora non poteva parlare. Che parole potevano fermare questo dolore, quali parole avrebbe potuto dire a Kenobi per fargli capire cosa aveva dentro? Puoi dire “Mi dispiace” a un uomo perché gli hai ammazzato davanti agli occhi la sua donna? Puoi dire “mi dispiace” senza che sembri solo un altro oltraggio? «Avevo il suo ritratto nel mio rifugio su Dathomir. Ho sempre tenuto una candela accesa davanti a lei.» disse quasi annaspando tra i singhiozzi. «Mi sembrava giusto.»

Obi Wan gli si avvicinò e gli poggiò una mano sulla spalla. Il tocco c’era e non c’era. Non parlò, ma rimase lì a sentirlo singhiozzare mentre continuava a ripetere moltissime volte “Mi sembrava giusto.”

Quando finalmente lo zabrak finì di piangere lo Jedi lo guardò, seduto in terra e stravolto. «Era giusto. Grazie.» disse quasi con un sussurro, e poi «Hai riconosciuto il Male là in fondo, vero?»

Maul lo guardò e annuì. Tirava su col naso come un bimbo.

«Ti tenterà, sai che è pericoloso.»

«Lo so.»

«È più potente di quanto sia mai stato, non è più quello che conoscevamo. Ahsoka non potrà affrontarlo e sopravvivere.» gli disse.

«Lo so.» rispose Maul asciugandosi le lacrime e alzandosi. Lui e il fantasma di Forza si guardavano in faccia.

«Non è lei il Jedi che può batterlo, Maul.» gli disse Kenobi.

Maul lo guardò interdetto, non riusciva a capire se stesse scherzando, non poteva intendere che…

«Maul,» gli disse appoggiandogli entrambe le mani sulle spalle e guardandolo dritto negli occhi con serietà. «Tu puoi batterlo, solo tu puoi farlo.»

«E se…»

«Mi fido di te, vecchio amico.» disse Obi Wan mentre cominciava a scomparire nell’aria chiara della mattina.

«Grazie, Obi Wan.» disse lo zabrak. Guardò i vestiti che indossava, i suoi vestiti. Strinse in mano la spada a lama blu che portava alla cintura, la accese e guardò quella luce. Era la sua luce, sua, per sempre. «Grazie, amico mio.» disse sottovoce guardando la sua spada.

«Ma con chi parlavi?» disse la voce impastata dal sonno di Omega che aveva infilato la testa tra i lembi della tenda e che stava strabuzzando gli occhi per il sole basso che la illuminava. Gli ultimi resti del vecchio Sith parvero bruciare ai raggi del sole nascente, mentre si rifletteva nei grandi occhi nocciola di quella meravigliosa donna. Il Jedi Maul sorrise e le rispose: «Con un vecchissimo amico, biondina.»

Rientrò nella tenda e abbracciò la ragazza che aveva evidentemente ancora moltissimo sonno. «Ma quale amico potevi avere qui, boh!» disse con voce confusa e si addormentò tra le sue braccia. La strinse a sé e assaporò quel momento di vita normale che gli era sempre stata negata dal Fato. E il Fato, ora, lo aspettava a poco più di un giorno di cammino.

 

Camminavano sul sentiero che continuava ad essere deserto, anche se, dopo pranzo, scoprirono con una certa inquietudine bagagli abbandonati. Bagagli, viveri, acqua, ma nessun corpo.  E poi, passando in un fitto boschetto attraversato dal sentiero furono aggrediti da uno di quegli esseri. Correva veloce e saltò addosso a Omega, ma, prima di toccarla, fu bloccato in aria da Maul. La bestia si voltò verso lo zabrak ringhiando e protendendo verso di lui la seconda bocca con le piccole fauci metalliche.

«Lo vedi anche tu, vero?» chiese Omega.

«Sì. Ha solo una zampa anteriore.»

«Ma come è possibile?»

«Prende caratteristiche e capacità del corpo in cui si sviluppa. E temo che là in fondo, e indicò lontano da loro, uno di loro abbia preso le capacità dell’essere più pericoloso della Galassia.»

«Ottimo. E noi abbiamo un blaster e una spada laser.» disse lei, mentre lui, con la suddetta lama, falciava il mostro ancora sospeso in aria. Le due metà dell’essere caddero scalciando in terra e una pozza di sangue acido sfrigolò nel terreno bruciando l’erba.

Camminarono ancora fino ad arrivare ad un villaggio. Deserto, anche questo. In una casa trovarono due persone prive di sensi, con delle specie di granchi dalla lunga cosa abbarbicati al volto. La coda stringeva il collo impedendo che venissero tolti.

«E questi che sono?» chiese Omega. «Altri mostri?»

Maul si avvicinò ai due corpi e percepì le loro condizioni. «Sono gli stessi mostri, questi stanno depositando nel petto quegli altri che lo sfonderanno diventando gli adulti alti due metri e mezzo.»

«Mi viene da vomitare.» disse Omega. Guardò la donna e l’uomo, che in realtà doveva essere un ragazzo di non più di 14 anni. «Se potessi portarlo da mia sorella, si potrebbe ancora salvarlo.»

«Tua sorella?»

«Emerie Carr, un’altra clone, dottoressa specializzata in clonazione, un genio. Lei potrebbe salvarlo.»

«Sta qua intorno?» le chiese Maul.

«Sta su Pabu con i miei fratelli.» e intanto piangeva accarezzando le mani dei due corpi ancora in vita.

«Io posso fare qualcosa, ma forse non vorrai guardare.» le disse.

Omega, in lacrime, annuì e uscì, sentendo due rapidi colpi di spada laser. Avevano finito di soffrire.

Andarono ancora avanti e furono aggrediti da una ventina di mostri. Omega ne abbatté sette, ma Maul, con la sua spada, diede spettacolo. Che guerriero!

Poi, all’improvviso, si trovarono di fronte a un guscio di salvataggio della nave da cui erano sfuggiti, ma era un guscio particolare, molto grande. Quando vi entrarono trovarono alcuni corpi, o col petto squarciato o uccisi da mostri adulti, e una dozzina di grosse capsule come quella in cui Maul si era svegliato. In una, rotta, stava un corpo dal petto esploso. Maul guardò il corpo e disse: «Maestro. Brutta fine, eh?»

Omega si avvicinò e guardò l’uomo sulla cinquantina che giaceva scomposto nella capsula. «Ma è l’Imperatore?»

«Sheev Palpatine, ovvero Darth Sidious. È un clone come me.» le rispose fissando quel corpo che gli ricordava tutta l’immane sofferenza causatagli da quell’uomo.

«Questi due sono ancora di più, come te.» disse lei indicando due capsule ancora intatte, in cui galleggiavano, ancora inattivi, due altri Maul. Maul guardò le sue copie rabbrividendo. Quante altre volte dovevano aver tentato di riportarlo in vita? Quanti altri sé stesso avevano sofferto per i deliri di onnipotenza di Sidious?

«E questo tizio enorme chi è? E quello … cos’è, un Munn?» chiese Omega passando in rassegna gli altri cloni.

«Il Munn dovrebbe essere Darth Plagueis, il Maestro del mio Maestro. L’altro è quell’idiota di Dooku. Darth Tyranus.»

«Tre copie di ognuno, di te solo due.» disse Omega.

«Siamo tre anche noi.» disse lui con voce fredda. Stava guardando uno dei cloni di Dooku, la capsula era lesionata e ai piedi del vetro c’era uno di quei granchi, morto. Avvicinò la mano al vetro e avvertì due cose: dentro al clone, che era vivo, stava crescendo uno di quegli esseri, quasi pronto ad uscire. E quell’essere aveva assorbito tutto il potere oscuro del Sith. Forse ancora più di quanto Dooku ne avesse mai avuto. Con un colpo di spada squarciò il petto del clone in catalessi, tagliando a metà l’embrione del mostro, che pigolò per un attimo la sua rabbia. Omega corse fuori a vomitare, e poi urlò.

Almeno un centinaio di quei mostri stavano accorrendo a due, a quattro e anche a tre zampe verso di loro. Un incubo da spezia sarebbe stato migliore, erano qualcosa che sembrava essere uscito dall’Inferno. Ed erano forti nella Forza, non come quello che stava crescendo in Dooku, ma anche loro lo erano, perché collegati a …

“Maul.” Disse una voce conosciuta nella sua mente.

«Maestro.» disse lui, poi guardò Omega e le disse: «Attenta!» e con una spinta della Forza la lanciò sulla navetta. Là era minimamente più al sicuro. Non che avrebbero potuto sopravvivere, erano troppi.

«Uccidine più che puoi!» le disse accendendo entrambe le lame della sua spada, pronto a difenderla finché avesse potuto.

«Forse non ce ne sarà bisogno! È arrivata la cavalleria!» urlò lei e indicò un puntino nel cielo appena sopra l’orizzonte. La navetta Jedi, Ahsoka stava arrivando con una bella dotazione di cannoni laser. Si lanciò tra i mostri cominciando il lavoro di “potatura” fino a che Ahsoka fu abbastanza vicina e li distrusse in pochi istanti.

Omega saltò giù dal guscio e andò ad abbracciarlo saltandogli al collo. Quando Ahsoka scese dalla navetta li trovò che si baciavano. Cosa doveva vedere, Maul romantico non se lo sarebbe proprio mai aspettato.

 

Ahsoka esaminò a lungo le capsule e le larve dei mostri che erano morte dopo aver inseminato i corpi.

«Quindi, ripetimi un po’ tutta la cosa, Omega. Un clone di un force user non è un force user.»

«No.»

«Se si fa una trasfusione di sangue ricco di midi-chlorian a uno di questi cloni, il corpo lo rigetta con un esito disastroso per il clone.»

«Esatto.»

«Però il tuo sangue fa come da legante e così il corpo clonato riesce ad assorbire e tollerare i midi-chlorian.»

«Tutto giusto.»

«E quando la cosa viene fatta con un clone di un Sith morto, l’anima del Sith riempie il clone?»

«Sì.» rispose questa volta Maul.

«E perché non hanno clonato il mio Maestro? Darth Vader è stato uno dei Sith più forti mai esistiti.»

«Forse perché è morto da Jedi.» disse Maul.

Ahsoka annuì pensosa, guardando quei corpi in stasi, vivi eppure morti, pronti a funzionare, ma vuoti di ogni essenza; «E questi così orrendi, bypasserebbero il problema? Non servirebbe più il sangue di Omega?»

«No.» le rispose Maul. «La cosa è infinitamente peggiore. Questi esseri mimano le caratteristiche dell’ospite, numero di zampe, locomozione, necessità respiratorie, e, in questo caso, mimano perfettamente la predisposizione alla Forza. Quando uno di quei granchi, le larve, ha attaccato il clone di Sidious, l’essere che ne è uscito aveva tutte le caratteristiche di Sidious stesso, tanto che l’anima del mio Maestro ha potuto annidarsi nel mostro generato nel suo clone.»

«Quindi c’è uno di quei mostri alti due metri e mezzo che ha dentro l’anima dell’Imperatore ed è potente nella Forza?» chiese Omega con gli occhi fuori dalla testa.

«No. Va molto peggio.» le rispose Maul. «Questi esseri non hanno realmente una mente singola, ma sono comandati dalla loro Regina, che genera le uova e dirige totalmente il branco. La mente dell’Imperatore è nella Regina, e ogni persona che uccide alimenta il suo potere. È per quello che stavano venendo qua, ogni mostro generato da uno di questi cloni avrebbe aumentato indefinitamente il suo potere, che già ora è incredibilmente maggiore di quello che aveva prima.»

«Dobbiamo distruggere i cloni.» disse Ahsoka.

«Subito.» disse Maul, e dobbiamo impedire che quei mostri lascino il pianeta. Se arrivassero su altri Sistemi … diventerebbe più potente di un dio, non gli servirebbe più la Morte Nera per distruggere i pianeti, potrebbe lanciare loro addosso le lune. E, alla fine, divorerebbe tutta la vita.

Ahsoka sbuffò, pareva proprio che avrebbe dovuto fidarsi del suo vecchio nemico. “Omega, tu distruggi tutti i cloni, un paio di colpi di blaster dovrebbero bastare. Io e Maul andiamo a distruggere le navette dello spazioporto qua vicino.

Omega non sembrava molto contenta del compito, non era mai stata un’assassina. Li guardò salire sulla navetta Jedi e, blaster alla mano, tornò nel guscio. Avrebbe cominciato dai cloni di Sidious, avevano una faccia davvero antipatica.

 

Ahsoka pilotava la navetta volando a bassa quota e, quando arrivarono in vista dello spazioporto, Maul le disse una cosa che non si aspettava. «Le navette che distruggeremo sono l’unica possibilità di salvezza delle persone che vivono qui. Distruggerle vuol dire condannarle a morte.»

«Vedi forse qualcuno per strada, Maul?»

«No.» in effetti era tutto deserto.

«E non lo senti nella tua mente?»

Lui annuì. In effetti lo sentiva, una specie di sussurro, la voce di Sidious che ipnotizzava le menti dei più deboli. «Chi non è già morto è sicuramente in coma con un mostro nel petto, e chi ancora non ha un mostro nel petto, è in uno stato di trance ad aspettare il suo turno di essere inseminato.»

Maul le afferrò una spalla con forza. «Che ti prende?»

«Omega! Il potere di Sidious sta crescendo, e se arrivasse alla capsula?»

Ahsoka lo guardò, preoccupata. «Possiamo solo fare in fretta.»

Arrivati allo spazioporto bombardarono quattro navi parcheggiate, ma una era appena partita. «Il sistema di puntamento è danneggiato.» disse Maul «Non riesco a colpirla mentre vola.»

Ahsoka si alzò e gli disse: «Vai ai comandi, ci penso io.» e andò allo sportello laterale. Maul la vide camminare sull’ala, erano almeno a trecento metri di altezza e volavano a qualcosa come seicento chilometri orari, ma lui aveva capito perfettamente cosa doveva fare. Si avvicinò alla nave che volava in maniera molto irregolare, evidentemente le mani del mostro non erano molto adatte ai comandi umani, e si posizionò proprio al di sopra. Ahsoka, con un’agilità incredibile, saltò da una nave all’altra e, appena atterrata, tagliò lo scafo sui motori e sugli alettoni. La nave cominciò a precipitare in avvitamento e lei saltò nel vuoto, precipitando verso il basso in caduta libera. Maul la affiancò e aprì il portellone posizionando l’ala proprio sotto di lei.

«Voi Jedi facevate questo tipo di cose, nella Guerra dei Cloni?» le chiese quando rientrò nella cabina di pilotaggio.

«Questa è robetta per younglings.» gli rispose sorridendo e guardandolo dall’alto in basso con le braccia incrociate.

«Pazza di una togruta.» disse lui ridacchiando e rivolgendo la prua verso il guscio dove Omega doveva avere ormai finito il suo lavoro. Mentre atterrava si stupì che lei non li stesse aspettando fuori, dovevano partire il prima possibile. Allo stupore seguì la preoccupazione, quando lei non uscì mentre aprivano il portellone ventrale. E alla preoccupazione seguì la disperazione quando, nella navetta in cui quasi tutte le capsule erano state distrutte, trovarono Omega in terra, un granchio abbarbicato solidamente al suo volto. Di nuovo, Sidious gli aveva tolto di nuovo tutto quello che aveva al mondo.

Ahsoka stava controllando Omega, esaminandola con uno strumento radiografico portatile che aveva trovato sulla nave, quando si accorse che Maul non c’era più.

Persino da lì, vicino alla povera ragazza in coma, poteva sentire il Lato Oscuro che lo stava divorando. Stava correndo verso la città, la spada laser già attivata in mano.


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