domenica 2 settembre 2012

Capitolo 51, ancora i Perdenti.

LI

Camminarono ancora nel buio in quella grande cavità dove i loro passi rimbombavano, fino a che videro, a sinistra, quasi nascosto dal buio, l’accesso alle vecchie fogne. Lì anni prima avevano trovato il corpo di Patrick Okstetter, trascinato via dall’acqua ventisette anni prima con mezza città. Si infilarono in quel pertugio vecchio, stretto e ammuffito, così diverso dallo spazio ampio dello scolmatore.
- Eccoci. – disse Bill e tutti sentirono che quello era per davvero il territorio di It. Lo scolmatore era una parte estranea, cresciuta quando It non c’era, ma queste erano le sue fogne, i suoi cunicoli, la sua tana. L’odore di It permeava tutto, era un odore mentale più ancora che fisico, che avrebbe fatto impazzire chi fosse entrato lì per sbaglio, ma loro no. La loro magia li proteggeva, formava uno scudo intorno alle loro menti.
- Almeno non c’è più la merda. – disse Ben.
- Forse fa ancora più schifo, però. – disse Bill – Si sente meglio l’odore di It. –
- Però non c’è più la merda. - disse Richie – Covone ha ragione, sapete, questi pantaloni e queste scarpe sono nuovi. –
- Boccaccia … - disse Beverly – Ma non ti ha mai mandato nessuno a cagare? –
- Aspettavo di incontrare una vera signora come te, Bevvie! – disse Richie. E continuarono a camminare in quei vecchi cunicoli scendendo sempre più giù.
Camminarono per un bel po’, ore forse?, dovendo ogni tanto accucciarsi e, ma solo una volta, dovendo strisciare in terra, cosa che per Stan, col braccio rotto, non fu affatto facile. Rachel e Stan rimanevano stupiti per come quei vecchi giravano sicuri a ogni svolta in quel buio soffocante, ma in realtà sentivano che anche loro non avrebbero avuto problemi a trovare la strada, quei ricordi facevano parte dell’eredità dei loro padri.
- E così mio padre ci venne solo da bambino quaggiù? – chiese Stan a Bill e, quando lui si girò a vederlo, gli vide una faccia tirata e sudata, come uno che sta per avere un infarto. Stava per chiedergli come si sentisse, ma Bill gli fece cenno di no. Fu Richie a rispondere.
- Quel lavativo di tuo padre … - disse a Stan - … usò la scusa di una coltellata alla gamba per non venire, ma abbiamo capito tutti che invece non voleva sporcarsi di nuovo con tutta quella pupù. – e Ben si girò sorridendo, perché era bello in quel buio e con davanti a loro quello che li stava aspettando, avere qualcuno che sparava cazzate e ti teneva un po’ su.
- E te non ridere, Uris! – disse a Rachel che teneva il braccio a Stan e che aveva riso alla sua battuta – Che tuo padre Stan … , ma ti piacciono mica gli uomini che si chiamano Stan, perché sai, bella, io mi chiamo Richie Stan, anzi, Stan Richie, anzi, ah no, mi chiamo proprio Stan sai? –
- Beep-beep Boccaccia! – disse Bill da davanti a loro.
- Sì, sì, lo so, ce l’avete tutti con me perché sono il più bello. Cosa ho io che ‘sto ragazzo non ha? È più alto di me? È più giovane di me? Ha la pelle colore del bronzo e senza neanche una ruga? È bello come un bronzo di Riace mentre io sembro un troll? E allora? Sono sempre più bello io! –
- Mio Dio, Richie! Ma con gli anni peggiori! – disse Ben ridendo mentre teneva la mano di Beverly nella sua – Ma quando è che cresci? –
- Se io cresco tu ritorni ciccione, Ben, è legge di natura. – poi si girò di nuovo verso Rachel e disse: - Ti dicevo, Uris, che tuo padre era la persona più schizzinosa che avessi mai visto, sempre vestito bene con la sua camicina infilata nei pantaloni, e i pantaloni con la piega, e i capellini pettinati … che palle! E poi è dovuto venire quaggiù a sguazzare nella merda di tutti gli abitanti di Derry. E aveva quella faccia da lord inglese come a dire “O mio Dio, ma questa è cacca!” – e se Bill non lo avesse interrotto Richie sarebbe potuto andare avanti tutto il giorno a sparare cazzate, ma Bill disse: - Zitto un po’ Boccaccia! –
Si fermarono e si guardarono intorno. Erano di nuovo in una galleria larga come lo scolmatore, in lieve discesa, lastricata di grandi pietre come un’antica strada romana. Tutto intorno a loro c’era una strana luminescenza verdastra che rendeva ancora più misere le fiamme di acetilene sui loro caschi.
Davanti a loro, perso nella penombra, un enorme muro. Al centro del muro, in fondo e piccolissima, una porticina.
- Oltre quella porta c’è It. – disse Bill con voce stanca. – Vediamo di farla finita, stavolta. –
- Sì Big Bill. – disse Ben andando al suo fianco e poggiandogli un braccio sulle spalle. – Una volta per tutte. – disse.
Rimasero ancora un po’ lì fermi a guardare quel muro e quella porta, potendo quasi avvertire il pulsare dell’odio che li aspettava dall’altra parte, poi ripartirono a passo deciso, tutti in riga ora. Richie aveva infilato una mano nella tasca dei pantaloni e si rigirava tra le dita quello che aveva comprato a Bangor. Sarebbe stata una bella sorpresa per It, e sì. -

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