martedì 27 ottobre 2009

Evoluzione I,10.

Ed eccoci al decimo capitolo, è a suo modo un piccolo traguardo, finisce il primo blocco della storia. Vorrei ricordarvi di nuovo che la storia non l'ho finita e, se nessuno di voi mi incoraggia a farlo, non lo farò mai. Scrivetemi alla mia e-mail digiacomo.stefano@gmail.com oppure alla mia pagina di anobii che trovate digitando lo stesso indirizzo. Se non lo fate, arrivati al capitolo 35, la storia si interromperà di botto e non sapremo mai come finisce.
E ora, eccovi il capitolo dieci:

X

Il colonnello Mariani non aveva mai capito perchè fosse stato scelto come ufficiale di collegamento per i progetti a possibile uso militare dell’IIT, ma i suoi superiori lo sapevano bene: perchè anche se aveva dei grossi problemi ad accendere il suo computer senza farlo esplodere, era veloce a capire gli ordini ed ancor più rapido a farsi obbedire.
Ascoltò quindi con attenzione quello che il generale gli riferì al telefono quella mattina, comprese gli ordini ed espresse la più totale convinzione sulla ragionevolezza di questi ultimi con uno dei suoi famosi “Signorsì”, che erano ugualmente potenti e rispettosi con il superiore presente o al telefono.
Col berretto sotto l’ascella uscì a passo veloce dal suo ufficio e si diresse attraverso quei lunghi corridoi al reparto di biomeccanica molecolare in cui da alcuni giorni lavoravano al loro importantissimo progetto il dottor Loi e il dottor Ferrero.
Il soldato di guardia alla porta scattò sull’attenti vedendolo arrivare e gli fece un perfetto saluto a cui lui rispose con un cenno del capo, poi aprì la porta ed entrò nel nuovo corridoio.
Già avvicinandosi sentì la voce bassa del dottor Loi e quella più acuta e impostata di Ferrero che discutevano ad alta voce dei problemi che ogni momento sorgevano nella realizzazione delle microsonde.
- Buongiorno dottori! – disse entrando e trovandoli intenti ad esaminare una grossa vasca di plastica in cui si muovevano una decina di topi glabri e verdi dalle cui teste spuntavano delle piccole antenne simili a corni.
- Buongiorno a lei colonnello! – disse Loi, mentre Ferrero accennava un ridicolo saluto militare. Odiava Ferrero, c’era qualcosa in lui che glielo rendeva sgradevole come l’odore della gorgonzola.
- Come vanno i nostri piccoli topolini? – chiese guardando quelle orrende bestiole che si muovevano a tempo nella loro piccola prigione.
- Abbiamo avuto qualche piccolo problema quando ne abbiamo collegato mentalmente più di due alla volta, ma forse abbiamo trovato la soluzione. – disse Ferrero prendendo in mano uno dei topi.
- Che problema c’era? –
- Gli si erano incasinate le menti, sembrava che non capissero più niente e allora stavano fermi o davano delle testate nel muro.-
- Bello! – disse il colonnello.
- Ma come le ha detto Silvio abbiamo trovato una soluzione. – disse a sua volta Enrico gettando dei semi di girasole ai topi che cominciarono a mangiarli insieme, tutti nella stessa posizione - Ha mai sentito parlare del progetto SETI? –
- Sì, mi sembra che si tratti di un progetto di ricerca di messaggi alieni nella fascia delle onde radio che riceviamo con i radiotelescopi. – rispose Mariani guardando quei topi che mangiavano come piccole macchine; gli facevano schifo, quasi quanto Ferrero.
- Esatto, e per fare quel lavoro ci vogliono capacità di calcolo che nessun computer ha. – disse Loi.
- E allora i realizzatori hanno avuto un’idea: tutti quelli che vogliono possono donare la potenza inutilizzata del loro computer quando sono in rete, e a ogni piccolo microprocessore il mega computerone centrale dà una piccola parte di calcoli. – disse Ferrero, e Mariani pensò che solo un essere come lui poteva dire “megacomputerone”.
- E allora? –
- Allora signor colonnello, noi facevamo funzionare i cervelli di questi animali con un collegamento in rete, che è ancora gestibile quando a sovrapporsi sono due sole menti e due sole memorie, ma quando queste aumentavano nelle testoline di queste bestiole c’era l’equivalente delle urla del mercato del pesce e loro non capivano più nulla. –
- E il SETI che cosa c’entra con tutto questo? – chiese Mariani un po’ esasperato.
- Il fatto è che il computer centrale del SETI non è alla pari degli altri, ma è gerarchicamente al di sopra. È lui che affida i lavori e divide i compiti, ignorando i lavori individuali che ogni computer fa in quel momento e facendolo intanto andare avanti nel suo compito all’interno del gruppo. –
- Ed è questo che abbiamo fatto noi con i topi. – disse Ferrero posando l’orrendo topo nella vasca – Questo terminale è collegato via radio con le loro menti e le comanda facendoli lavorare tutti insieme, annullando le idee individuali di ognuno di loro, o meglio fondendole insieme, ma permettendo nello stesso tempo a ognuna di queste bestie di agire, camminare o risolvere i problemi che si trovano davanti. –
Mariani guardò i topi che ora stavano tutti fermi col naso rivolto all’insù verso di lui, tutti verdi e lucidi e con quelle schifose antennine al centro del cranio. – E cosa sanno fare questi aborti? –
- Be’, -rispose Ferrero – noi gli abbiamo fatto fare questo. – e gli porse un mangiarino da uccellini diviso in otto comparti. In ognuno di essi si trovavano biglie e cilindretti di quattro diversi colori, perfettamente separati. – Glieli abbiamo buttati nella vasca in un bel mucchio e abbiamo dato ordine al computer di dividerli per forma e colore. Ce l’hanno fatta in meno di due minuti. –
Mariani annuì soddisfatto. Poi disse: - Potreste venire di là con me? –
I due professori lo seguirono nella sala dedicata alle conferenze, dove Mariani li fece sedere davanti alla scrivania. Lui rimase in piedi.
- Sapete che le vostre ricerche ricevono grossi finanziamenti dall’esercito perché è possibile immaginare un loro uso a livello bellico? –
- È per questo che riferiamo a lei i nostri risultati. – disse Loi.
- Bene. – disse Mariani. – Quando pensate che questa tecnologia possa essere applica- ta? –
- Sui topi o… - chiese Ferrero.
- Sull’uomo naturalmente. – rispose freddo Mariani.
- Vede signor colonnello, si tratta di una tecnica molto invasiva, che va a toccare la mente e la struttura fisica dei soggetti. – disse Loi – Non so se sia giusto ipotizzarne un utilizzo umano. –
- Non vi ho chiesto questo. Io vi ho chiesto quando sarà utilizzabile. –
- Ma signor colonnello… - disse Ferrero – La mente umana non è la mente di un topo, e il corpo è totalmente diverso. Potrebbe essere molto pericoloso. –
- E poi chi potrebbe voler fare da cavia? – chiese Enrico.
Mariani lo guardò e sorrise. – Da quel che ne so lei e la sua bellissima signora, per esempio. – disse.
Enrico Loi lo guardò incredulo e arrossì, non sapeva neanche lui se per la vergogna o per la rabbia. – Ma come vi siete…-
- Lei ha portato fuori da qui materiale classificato come top secret, signor Loi, pensava che non ce ne saremmo accorti e che non ci saremmo accertati dell’uso che ne avrebbe fatto? – disse il colonnello interrompendolo – Comunque grazie a lei e alla sua bella moglie sappiamo che questa tecnologia, almeno nella sua prima versione, funziona alla grande. – sorrise con evidente soddisfazione e disse: - Di nuovo: quando pensate che questa tecnologia sarà utilizzabile? –
Ferrero fece per rispondergli come prima, ma Enrico lo precedette: - Ci dia un mese e mezzo e l’avremo adattata all’uso di cui parla lei. –
Mariani andò alla finestra e diede le spalle ai due dottori. – Ora vi svelerò un segreto che dovrete portarvi nella tomba. Ne va della vita di centinaia di migliaia di persone. –
I due lo guardarono perplessi.
- Sappiamo da fonte sicura che un terrorista islamico sta costruendo una bomba atomica da quindici chilotoni in un nascondiglio sicuro in Brasile. È protetto da almeno cento narcos armati fino ai denti e solo lui sa come arriverà in Brasile l’uranio arricchito e chi lo porterà a destinazione.
Sappiamo per certo che l’obbiettivo finale è una città italiana, ma non abbiamo la minima idea di come la bomba potrà arrivare a destinazione, o chi la potrebbe portare.
È assolutamente indispensabile catturare vivo il terrorista e sapere tutto quello che sa lui, chi gli ha dato l’ordine di agire, chi ha ideato il piano, chi lo aiuta e chi riceverà la bomba.
Non trovate che un piccolo gruppo di soldati che siano stati equipaggiati con la vostra invenzione potrebbero agire velocemente e, semplicemente contaminando il terrorista con le microsonde, potrebbero scoprire tutto quello che ci interessa? –
I due dottori annuirono, pensando a una bomba atomica piazzata in mezzo ad una città.
- Sappiamo che la bomba sarà pronta tra dieci giorni, e che dovrà esplodere tra ventidue giorni esatti. I volontari li ho già trovati, sono i militari migliori che si possa sperare di avere ai propri ordini. Le vostre microsonde saranno pronte da qui a otto giorni? –
Ferrero scosse la testa. – Non è possibile, ci vuole più tempo.-
- E se…- disse Enrico guardandolo – E se noi lavorassimo in collegamento mentale con le mie corone. Potremmo fare molto prima! –
- No, io non lo farò! –disse con voce alterata Silvio Ferrero.
- Se servirà, ve lo ordinerò. – disse Mariani, - Posso farlo e lo farò. –
- Non potete costringermi! – urlò Ferrero alzandosi in piedi su gambe che sembravano non reggerlo – il dottor Loi forse non si rende conto… -
- Dottor Ferrero, - disse Mariani – queste sono cose che riguardano la sicurezza nazionale, lei non immagina neanche che cosa sono autorizzato a fare in casi come questi. È meglio per lei se mi obbedisce di sua volontà, perché mi creda, conosco altri modi per farglielo fare. -
Ferrero si sedette con le lacrime agli occhi e si coprì la faccia con le mani. Mariani chiamò il militare che era fuori di guardia e gli diede questi ordini: - Sergente, faccia accompagnare a casa i dottori Loi e Ferrero e gli faccia prendere abiti ed effetti personali per qualche giorno. Gli faccia anche salutare i parenti, se ci sono, ma non li lasci mai soli. Entro due ore dovranno essere qui. –
- Signorsì signore! – disse il sergente scattando sull’attenti.
- Ci vediamo presto, signori. – disse Mariani ai due dottori e li fece uscire.

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