lunedì 19 ottobre 2009

Evoluzione I,4.

Ed eccoci al quarto capitolo. Ma qualcuno li sta leggendo? O sono come un pazzo che predica nel deserto? Che qualcuno mi risponda, vi prego?
E ora, dopo i miei lamenti, a voi la mia opera:

IV

Il giorno dopo quell’incredibile notte d’amore con sua moglie, svegliatosi come drogato dall’esperienza della mente condivisa con la donna che amava, Enrico Loi andò come previsto da un mese a presentare la sua invenzione ai suoi datori di lavoro con le stellette.
- Buongiorno signor Loi. – disse con voce adatta a comandare il colonnello dell’esercito che si trovò davanti nella sala dove avrebbe tenuto la conferenza. – Sono il colonnello Mariani, incaricato dallo Stato maggiore di esaminare quelli che ci dicono essere i rivoluzionari risultati del suo lavoro. –
- Piacere. – disse Enrico tendendogli la mano e vedendo solo allora che il militare aveva al posto del braccio destro una protesi uguale in tutto e per tutto alle braccia dei droidi che facevano le pulizie in tutti i laboratori del centro. Era la prima volta che vedeva una protesi nuda, non ricoperta dalla pelle cosmetica, ma trovò questo un vezzo adatto ad un militare.
Mariani vide che stava guardando la sua mano e disse: - Una bomba in Libano, ma come vede la protesi funziona ancora meglio del mio vecchio mazzo di salsicce. -, e gli strinse la mano con una delicatezza che sembrava stonare con la fredda rigidità di quelle dita di plastica.
- Allora Enrico! – disse con falsa allegria il suo capo Antonio Meucci, proprio come l’inventore del telefono, che se la stava evidentemente facendo sotto dall’emozione, - Siamo pronti per la dimostrazione? –
- Sì capo. – disse lui poggiando sul lungo tavolo, posto davanti all’anfiteatro di sedili su cui avevano preso posto altri militari pieni di decorazioni e una decina di altri studiosi per un totale di almeno trenta lauree specialistiche, i due grossi labirinti di plastica in cui si sarebbero mossi i due topi.
Posò poi ai lati dei due labirinti le tre vaschette in cui stavano i ratti, uno bianco, uno marrone e uno nero.
Prese il primo, Albus Silente, e gli pose sulla testa una coroncina uguale a quelle che avevano usato la notte precedente lui e Marina, accendendola.
- Quello che ho appena messo sulla testa del nostro piccolo ratto è il risultato dei nostri studi degli ultimi anni, una sorta di modem mentale, capace di collegare tra loro le cortecce cerebrali di due esseri facendo così funzionare in rete le loro menti. –
Posò Albus Silente nella stanza di partenza del primo labirinto e pose poi un pezzo di formaggio nella stanza d’arrivo. Prese poi il ratto marrone, che si chiamava James Brown, e
- Ora Albus Silente e James Brown sono una cosa sola, pensano gli stessi pensieri e vedono le stesse cose, potendo addirittura accedere l’uno alla memoria dell’altro, come vedrete tra poco. –
Sollevò la barriera che divideva Albus Silente dal labirinto e questi cominciò ad esplorare i corridoi che si trovava davanti, in cerca del formaggio, mentre James Brown correva senza posa sulla sua ruota.
Dopo cinque minuti e dopo aver sbagliato strada almeno una decina di volte, il ratto bianco trovò finalmente il suo formaggio e lo mangiò, mentre il ratto marrone smetteva di correre sul suo cricetesco tapis roulant.
Spense la coroncina sulla testa di Albus Silente e disse: - Ora questo ratto ha imparato la strada per trovare il formaggio e come lui lo ha fatto James Brown che non si è mai mosso dalla sua gabbia. –
Prese allora il topo nero, Black Jack, e posizionò sulla sua testolina una terza coroncina accendendola.
- E ora Black Jack e James Brown ci faranno vedere una piccola magia. – disse, e posò il ratto nero nel secondo labirinto, in fondo al quale stava li a spargere il suo odore un altro pezzo di formaggio. – Il ratto nero naturalmente non è mai stato in un labirinto simile. – disse e tolse la paratia.
James Brown ricominciò a correre sulla ruota e nello stesso istante Black Jack corse senza indugio tra gli stretti corridoi trovando dopo soli tredici secondi e senza alcun errore, il succulento premio in fondo al percorso.
Tutti gli spettatori scattarono in piedi applaudendo il risultato incredibile delle ricerche del dottor Loi, mentre il colonnello Mariani sfregava l’una contro l’altra le sue due diversissime mani pregustando i possibili utilizzi militari di quella splendida invenzione.
L’unico a non essersi alzato in piedi ad applaudire era stato il dottor Ferrero, responsabile del reparto di microelettronica e biomeccanica molecolare. Era invece corso incontro a Enrico, parlando con lui per tutto il tempo che erano durati i festeggiamenti sugli “spalti” del piccolo teatro.

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