sabato 31 ottobre 2009

Evoluzione II,3.

Il tredicesimo capitolo, se fossi un auperstizioso non italiano, potrei pensare alla possibilità che possa portare sfiga.
Ma non sono superstizioso e se lo fossi avrei paura del 17.
E quindi, miei inesistenti lettori, eccovi un nuovo capitolo di paura!

III

Come al solito Beppe era arrivato per primo, non si era mai presentato ad un appuntamento con meno di otto minuti di anticipo e anche questa volta non si era smentito. Nicola arrivò e lo salutò portandosi la mano alla fronte con una noncuranza che rivelava la loro lunga frequentazione. Per ultimo arrivo Christian, sempre in ritardo a differenza del capo, ma capace di colpire un centesimo a duecento metri, anche di notte o usando per la mira gli occhi di un droide guasto. Anche lui salutò Beppe, ma con un qualcosa che assomigliava già un po’ di più a un saluto militare.
- IIT. – disse Nicola leggendo la targa alla destra della porta - Che cosa sarebbe? –
- Istituto italiano di tecnologia. – disse Christian buttando a terra la sigaretta e schiacciandola col piede.
- E cioè? –
- Un posto dove lavorano un sacco di teste d’uovo. –
- E noi che ci facciamo qui? – chiese rivolgendosi a Beppe.
- Ordini. –
- E di chi? –
- Di un superiore. –
In quel momento si aprì la porta e ne uscì un soldato che disse: - Il colonnello Mariani vi aspetta. – e li fece entrare.
Lo seguirono su per le scale e poi in lunghi corridoi dai pavimenti lucidi e dalle pareti dipinte in colori chiari. Incontrarono droidi come quelli che si vedevano per strada e altri che invece nessuno avrebbe avuto in casa per ancora molti anni. Nessuno di loro era un grande esperto di tecnologia, ma videro dei robot che non si muovevano affatto come macchine, ma con una grazia da predatori, e altri droidi che li salutarono con un saluto militare che sembrava molto umanamente ironico.
Finalmente il soldato li fece entrare nell’ufficio di Mariani, che videro essere un colonnello alto e robusto, sui quarantacinque anni e con una protesi polifunzionale al posto del braccio destro che stranamente non era ricoperta di pelle sintetica. Beppe, che era capace di valutare le persone con un solo sguardo, pensò di lui che fosse una persona che sarebbe stata capace di ordinare la fucilazione della propria madre, se l’avesse ritenuto necessario.
- Sergente Salvi, caporale Mazzi, caporale Sensini, benvenuti all’IIT. –
I tre scattarono sull’attenti e lo salutarono.
- Riposo signori, sedetevi pure. – aspettò che si fossero accomodati e poi disse: - Vi è stato detto perché vi ho convocati qui? –
- No signore. – rispose Beppe.
- E avete una qualche idea del perché siate qui? –
- Con permesso signore – disse Beppe – penso che per un progetto vi serva la nostra esperienza come gruppo d’assalto. –
- Sì e no, sergente Salvi, sì e no. – si sedette di fronte a loro e fece cenno al soldato di chiudere la porta ed allontanarsi. – Ora vi dirò quale è la gravissima situazione in cui ci troviamo in questo momento e vi farò una domanda in nome del nostro paese. Una domanda, non un ordine, ma spero che voi mi risponderete sì.
I tre si guardarono tra loro sorpresi, poi Beppe disse: -Avanti, signore. –
- Allora, signori, - disse alzandosi e andando alla finestra – I nostri servizi segreti ci hanno avvertito di un attentato terroristico che colpirà una non meglio precisata città italiana tra pochi giorni. Un attentato in cui sarà usata una bomba atomica.
Noi sappiamo chi la sta costruendo e dove lo sta facendo, ma il posto è controllato da almeno cinquanta uomini armati pesantemente, pronti a difendersi da qualunque tipo di attacco.
Quello che ignoriamo è chi abbia fornito il materiale al nostro “piccolo chimico” e chi si preoccuperà di portare l’ordigno a destinazione. Ignoriamo tutto dell’organizzazione a monte e a valle del nostro fisico della domenica, e per noi sgominare l’organizzazione nella sua interezza è importante quanto impedire che questa bomba arrivi a destinazione, per questo non possiamo semplicemente bombardare il luogo dove la stanno costruendo come avrete già sicuramente pensato. –
- Quindi noi siamo stati convocati perché siamo un gruppo particolarmente addestrato in questo genere di missioni… - disse Beppe prima di essere interrotto con un gesto da Mariani.
- Voi siete stati convocati perché siete ritenuti da chi comanda le persone più adatte al tipo di missione che abbiamo in mente. – disse, poi chiese a Beppe: - Sergente Salvi, da quanto tempo collaborate con la polizia utilizzando i caschi ricetrasmittenti ottico-neurali? –
- Più o meno un anno e mezzo, signore. –
- E vi trovate bene? Ci sono dei problemi per voi ad agire con quell’equipaggiamento? –
- No signore. – rispose Beppe – La vostra idea è di mandarci nel teatro delle azioni con il nostro solito equipaggiamento? –
- No, signori. Il nostro piano prevede… - cominciò a dire il colonnello quando il telefono cominciò a trillare interrompendo- lo – Avevo detto di non essere interrotto per nessun motivo. – disse al suo interlocutore, poi si mise ad ascoltare con attenzione con una espressione sempre più seria, annuendo e borbottando ogni tanto un “sì”. Dopo circa un minuto disse: - Trovate subito l’assistente del dottor Ferrero e fatelo venire qui da me, gli dirò io in che situazione ci troviamo. – e mise giù il telefono.
- Cazzo! – disse sottovoce picchiando il pugno di plastica contro il palmo della mano, poi si girò verso di loro e ricominciò come se non fosse neanche stato interrotto. – Come vi dicevo il nostro piano è un po’ diverso.
C’è una nuova tecnologia, molto più moderna, che vi permetterà di agire molto più velocemente eliminando del tutto il rischio di incomprensioni ed errori.
Non avendo molto tempo vi spiegherò in breve cosa voglio da voi:
L’idea è di iniettarvi delle microsonde, cioè dei piccoli nanorobot simili a virus artificiali, che produrranno in voi delle piccole mutazioni assolutamente reversibili, che vi collegheranno l’uno con l’altro rendendo le vostre menti un’ unica rete di pensieri.
Queste nanosonde vi renderanno anche più forti e resistenti alla fame, nonché quasi invulnerabili, permettendovi tra l’altro di mimetizzarvi nell’ambiente dove agirete. Con voi verranno inviati anche alcuni droidi di nuova generazione, che forse avrete notato a spasso per i corridoi, che sono forse le armi più letali mai progettate dall’uomo. Anche queste macchine saranno collegate alla vostra rete mentale e saranno quindi una specie di estensione dei vostri corpi. –
- È un po’ strano, signore. – disse Beppe deglutendo, - Penso di parlare anche a nome dei miei uomini dicendo che non capiamo il perché di queste novità. –
- Un perchè c’è, sergente, ed è che noi non vogliamo solo distruggere questa cellula terroristica, ma debellare tutta la rete di cui fa parte, e per fare questo dobbiamo entrare in possesso di tutte le informazioni di cui sono a conoscenza le persone presenti sul luogo. –
- Continui pure, prego. –
- Queste nanosonde non agiscono solo sui vostri corpi e sulle vostre menti, ma sono in grado di moltiplicarsi ed infettare altre persone. Voi sarete dotati di speciali organi artificiali con cui potrete pungere altre e iniettare nei loro corpi nanosonde che li renderanno parte della rete. –
- Come vampiri. – disse Nicola – Bello! –
- Vede caporale Mazzi, so anch’io quanto possa suonare strana e innaturale questa storia, ma dovete capire che nel momento stesso in cui il terrorista sarà stato infettato con le sonde… -
- Noi sapremo tutto quanto saprà lui, e non potrà più nasconderci nulla. – disse Beppe – Anzi, se la nostra mente collettiva sarà abbastanza forte da annullare la sua individualità, egli stesso vorrà aiutarci nella nostra missione. È così? –
- Sì sergente Salvi, è proprio questo che noi abbiamo in mente. – disse e si alzò – E ora se permettete sono stato avvertito pochi minuti fa di un grave problema che devo andare a risolvere.
Tornerò tra circa tre quarti d’ora e vorrei avere in quel momento una risposta definitiva alla nostra proposta. A tra poco, signori. – li salutò e loro scattarono sull’attenti quando lui uscì.

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