giovedì 29 ottobre 2009

Evoluzione II,2.

Ciao Belli! Come vi va la vita? A me discretamente mediocremente, spero che a voi vada meglio. Siete soddisfatti della politica in Italia? Anche voi preferireste mille volte vivere in un paese governato dal nepotista Sarkozy o dal noioso e scialbo Brown. Il mondo reale vi fa un po' schifo? Buttatevi nel mondo della finzione, leggetevi un bel libro, guardate un bel film e, se vi avanza un pochino di tempo, leggete anche il dodicesimo capitolo del mio romanzo finora incompiuto. Eccolo bello fresco per voi:

II

Marina aveva collegato gli hard disk del droide al suo portatile e stava tentando di capire quanto si fosse salvato della sua memoria. La sua prima diagnosi, cioè che si fosse salvata del tutto, era risultata un po’ troppo ottimistica, in quanto una scheggia di un proiettile aveva lesionato un dei dischi portandosi via un bel po’ di dati e rendendo molto problematica la lettura di quelli che si erano salvati.
- Ciao cara. – disse Enrico entrando, ma lei si accorse subito della sua espressione, strana almeno quanto la sua voce.
- Cosa c’è? – gli chiese alzandosi e baciandolo.
- Niente, Marina, solo che per qualche giorno dovrò fermarmi in laboratorio e non potrò tornare a casa. – disse, indicando con un cenno del capo il militare che si era fermato sulla porta ad aspettarlo.
- Ma che diavolo sta succedendo? – chiese lei, ma lui le fece cenno di no con la testa e disse: - Ti ho detto che non è niente, devo solo stare qualche giorno fuori. – e fece un sorriso falso come una banconota fotocopiata.
- Signor Loi, tra poco dobbiamo muoverci. – disse il soldato - Andiamo a prendere le sue cose. –
Enrico salì le scale seguito dal soldato che non faceva nulla per nascondere la pistola che portava nella fondina, mentre Marina rimase giù in preda al panico. Sapeva bene il progetto a cui stava lavorando il marito, dopo quelle ultime notti non c’erano più segreti tra di loro, così come sapeva che lui aveva violato un bel po’ di leggi e regolamenti portando fuori dal laboratorio le coroncine e usandole con lei.
- Eccomi cara! – disse lui scendendo le scale con una valigia molto gonfia in mano, seguito dalla sua ombra verde kaki. – Cosa stai facendo lì? – le chiese indicando la testa del droide smontata sul tavolo.
Marina per un istante non capì neanche la domanda, poi si scosse e rispose: - Sto tentando di riparare il droide che ha aiutato Elena durante quella rapina, ma ho dei problemi con i dischi di memoria. –
Enrico fu velocissimo, raggiunse il tavolo e armeggiò per due o tre secondi col cranio di plastica che conteneva i dischi. – Così dovrebbe andare meglio. – disse poggiando sul tavolo la testa, e infatti sullo schermo del computer apparve una pagina di dati che lei non era ancora riuscita a leggere. – Vieni qua bella! – le disse allargando le braccia e abbracciandola – Ci vediamo presto. – e uscì seguito dal soldato che sembrava sull’orlo di una crisi coi fiocchi.
Marina lo vide salire sull’auto col soldato e lo salutò mentre si allontanava. Tornò in casa con le lacrime che erano ormai traboccate dalle palpebre e le stavano scivolando sulle guance, quando vide una cosa appoggiata tra le parti elettroniche dentro alla calotta cranica del droide. Sorrise, perché era il trasmettitore della corona neurale che avevano usato le notti precedenti. Con l’antenna del droide, che poteva collegarsi alla casa produttrice per dei download di aggiornamento, avrebbero potuto collegarsi in qualunque momento.

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