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domenica 29 luglio 2012

Capitolo XVI, It.

XVI

It stava rassettando. La sua tana era rimasta abbandonata per ventisette anni e, anche se era rimasta impregnata della sua presenza abbastanza da tenere lontani scarafaggi e topi, tutto era comunque ricoperto di polvere e muffa.
Arrampicandosi sulle parete con le sue lunghe zampe pelose It andava da un lato all’altro della grande sala tendendo i fili della sua ragnatela. Era un lavoro che aveva fatto per milioni di anni, a ogni risveglio dal suo letargo, quando la fame di paura umana lo riportava qua dai suoi Pozzi Neri e lo faceva ridestare sotto al suo pollaio privato chiamato Derry.
Però, mentre era quasi sul punto di terminare il cerchio più largo di ragnatela, cui sarebbero seguiti a spirale quelli più stretti fino ad arrivare al centro, It si rese conto di stare fischiettando.
Come era possibile? Era una cosa da umani, una di quelle stupide debolezze che lui poteva utilizzare per farli suoi. E invece fischiettava. Riconobbe anche il motivetto, quella stupida canzoncina di Spiderman, TA-DA-DA’ TA-DA-DA’ TA-DA-DA-DA-DA-DA-DA-DA’.
Che gli prendeva? Si fermò e scese a terra appendendosi al suo filo, camminò fino al suo antro là in fondo, quello dove riposava e si guardò dentro.
Era diverso. Stava pensando. In milioni di anni di esistenza It non aveva mai pensato, se non in un modo molto semplice per catturare le sue prede. Solo da quando quei marmocchi lo avevano attaccato e ferito in Neibolt Street aveva cominciato a farlo, ma non gli era piaciuto, ne aveva avuto paura.
Ma ora era diverso. Sentiva i suoi pensieri concatenarsi ordinatamente nella sua testa, nel modo dei cervelli di quei ridicoli esseri di cui si nutriva.
Forse … sì, forse era così. La memoria dell’acqua, quel folle principio su cui si basa l’omeopatia. Per ventisette anni It, almeno nella sua incarnazione qui sulla terra, era esistito solo come parte dei pensieri di Robert Gray. Si era inserito in lui come un virus in un computer e lentamente aveva cominciato a conoscere il comportamento della sua mente. Ci aveva messo un bel po’, ma presto aveva cominciato a parlargli da dentro, prima come un pensiero tra i suoi, poi come voce autonoma, come la voce di un Padre che gli suggeriva cosa fare. Al momento della morte di Gray, ben poco dell’originale era rimasto in lui, per la maggior parte del tempo era It a pensare e ad agire.
E ora, ora che era finalmente uscito da quel ridicolo corpo, ora che si era potuto staccare da quella debolezza e da quei sentimenti, scopriva con fastidio che molto di lui, la struttura stessa della sua mente, gli era entrata dentro contaminandolo.
Uscì dal suo cunicolo e si avvicinò al corpo di Robert Gray. Quando era uscito da lui questi era tornato alla forma originale, quella del bambino che era arrivato fin laggiù spinto dal terrore e da una sorta di reminescenza dei pensieri di It. Lo aveva terrorizzato, lo aveva aggredito, gli aveva fatto pagare quei ventisette anni passati in un buco di corpo umano e ora il bambino giaceva in una sorta di coma avvolto nel bozzolo della sua ragnatela. Lo scosse per guardargli occhi, ma non erano più vivi di un sasso, se qualcosa di lui ancora viveva, purtroppo era nella sua mente.
Tornò ad arrampicarsi sulla sua ragnatela chiedendosi se fosse ancora sé stesso, o se fosse un qualcosa di diverso, di nuovo. Non aveva mai pensato a chi fosse e a quale fosse la sua essenza, domande da umani in crisi, ma ora lo fece.
Prima che It prendesse totalmente il sopravvento su di lui Robert Gray aveva cominciato l’università e aveva seguito corsi di fisica, filosofia e letteratura. L’influsso di It all’epoca lo portava solo ad uccidere piccoli animali con una sadica lentezza. Quelle materie erano piaciute a Bob e ora It si trovava a riutilizzarne i termini e le idee per inquadrare la sua esistenza.
Cosa era It? Non era davvero un ragno, proprio no, e di sicuro non era un dio.
Era eterno, o comunque esisteva da prima dell’universo, ma solo da pochi milioni di anni sapeva di esistere.
It pensò alla fisica, a quelle caratteristiche della materia e dell’energia come la gravità, il magnetismo, i legami deboli e forti. Erano ovunque ed erano connaturati a tutto.
Ecco, forse It era una tendenza della materia. Un buco nero fagocita una stella? Quello è It.
Un leone uccide una gazzella? È It.
Due bambini si prendono a schiaffi? Di nuovo It.
Un vulcano esplode distruggendo il territori intorno a sé? Anche quello è It.
It forse era una pulsione di odio e di distruzione che era ovunque e sempre presente.
Persino i Perdenti, i suoi nemici, lo avevano in sé, era stato It a far appuntare sulla bacheca da Bill Dembrough l’assegno per il suo primo racconto venduto. La voglia di vendicarsi sul suo professore era It. Beverly Marsh che schioccava la cintura sulle palle del marito violento per difendersi, provando però un certo perverso piacere facendolo, era di nuovo It.
E anche Ben Hanscom, il buonissimo Ben Hanscom, quando aveva vinto la gara di corsa ed era andato a vantarsi dal professore che lo aveva umiliato, era stato It a farglielo fare.
It era ovunque, c’era sempre stato e così sarebbe sempre stato, come così era anche per la Tartaruga che doveva invece essere la tendenza a creare e ad amare. Tutto era It, almeno in parte e quindi It era immortale.
Ma, come l’idrogeno che è ovunque nell’universo, in media un paio di atomi a metro cubo, e a volte collassa su di sé fino a creare una stella e le sue reazioni nucleari e il suo calore, una qualche particolarità, un qualche accidente aveva fatto collassare su sé stesso un po’ di quell’It amorfo e quello che ne era uscito fuori era questo It, quello sotto a Derry, che assomigliava all’It diffuso quanto una stella che devia il tempo e lo spazio intorno a sé assomiglia all’idrogeno siderale.
Quando quella tendenza al male e alla morte aveva raggiunto la massa critica, gli piaceva quest’espressione, era cominciata una reazione, un’evoluzione che lo aveva cambiato, così come dalla fusione del nucleo di una stella nascono calore e elio, e poi carbonio e poi ferro.
I Pozzi Neri, capiva ora che poteva pensare introspettivamente, erano solo quella non esistenza diffusa, una sorta di maligno Nirvana da cui veniva e in cui quei Perdenti avevano tentato di rispedirlo.
Ma It non era solo quel ragno, la stessa Derry faceva parte di lui, come un sistema solare nasce con la sua stella e con essa muore. Quando quei sette maledetti lo avevano ucciso era stata Derry stessa a richiamarlo in vita, perché lui era Derry e Derry era lui.
Ora era tornato, era di nuovo in piedi e aveva di nuovo fame. Prima si sarebbe nutrito di Derry, e poi si sarebbe vendicato di quei maledetti Perdenti.

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