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giovedì 26 luglio 2012

Tredicesimo, Bill e Richie.

XIII

- Ciao Big Bill! – disse Richie – Come butta? –
- Sempre all’erta. – e si misero a ridere.
Tozier guardò il gobbo e lesse: “Il libro di racconti, da dove gli vengono le idee, perché non horror”
- Allora, Big Bill … Bel libro, racconti, non horror. Come mai? –
Bill inspirò rumorosamente e si apprestò a rispondere, ma fu interrotto da Tozier che disse: - Mi è piaciuta molto la scena de “Il corpo” in cui i quattro ragazzi affrontano i bulli di Ace, ma perché non ce l’hai messa? –
- Cosa? – chiese Dembrough, ma la sua faccia era la meno stupita nello studio. Richie stava improvvisando e Richie non improvvisava mai, se non era costretto.
- La battaglia a sassate, Big Bill, la battaglia a sassate. E non hai neanche scritto che Ace era brutto come il sedere di un mulo. –
Bill rise alla battuta e disse – Beep-Beep Richie.- e giù altri sghignazzi da preadolescenti. Tutti nello studio li guardavano sbalorditi.
- Ma non l’ho scritto perché se devo immaginarmi Bowers se posso lo immagino un po’ più bello di come era. – e rise di nuovo.
- E non ci hai messo nemmeno Bev, cacchio Big Bill, Bev con la sua fionda li avrebbe fatti secchi. –
- Eh già. Se ti devo dire me la ero proprio dimenticata, colpiva tutte le lattine, no? –
- E colpiva pure altre cose, ti ricordi in Neibolt Street? Lo ha preso in pieno! – e dopo aver detto queste parole Tozier parve ingrigire come un cadavere e si accasciò sulla sedia. Tutto gli girava intorno, perché insieme al licantropo di Neibolt Street aveva ricordato anche il viaggio, anzi i due viaggi, nelle fogne. Ancora non ricordava il perché e il per chi, ma sapeva che anche questo crudele cetaceo stava per venire a galla.
Anche Dembrough aveva tremato a quelle parole, ma i suoi ricordi erano un po’ più chiari. Poggiò una mano sul braccio di Richie e disse: - Tranquillo Boccaccia, v-va tutto b-bene. –
Oramai lo studio televisivo era tutto un andirivieni di persone agitate, l’assistente di studio parlava col regista, i cameraman chiedevano cosa dovevano inquadrare, il gobbista sfogliava i grandi fogli che teneva in mano tentando di capire a che punto fosse arrivato il signor Tozier, mentre l’agente di Bill parlava un po’ con tutti tentando di spiegare cose che non sapeva.
- Ti ricordi, Big Bill, eravamo una forza noi sette eh? I Perdenti, il balbuziente, il ciccione, il secchione, la bella vestita di stracci …
- E Eddie che aveva l’asma e Stan che era ebreo e Mike che era nero. – disse Bill e aveva le lacrime agli occhi. Dentro di sé ringraziava il cielo per quei bei ricordi che gli stavano invadendo la testa, perché bilanciavano almeno un po’ quegli altri ricordi, quelli di IT. – Una bella squadra di perdenti eravamo, eh? –
- Ma li abbiamo fatti neri. – disse sorridendo Richie, poi rabbrividì di nuovo e disse con la voce un po’ tremante – Abbiamo fatto nero anche lui, vero Big Bill? –
La faccia di Dembrough sembrava un collage. I suoi occhi erano quelli di un bambino, ma il resto del suo volto sembrava invecchiato di dieci anni in un paio di minuti. – L’abbiamo fatto nero, sì. – disse, poi cominciò a piangere e disse – Stan e Eddie non … Gl-gliela faremo p-p-pagare a quella stronza, fosse l-l-l’ultima cosa che faccio la ammazzo. –
- Sono con te Big Bill, sempre e comunque. –
- Lo so Boccaccia, lo so. – e risero insieme.
Il caos nello studio era ormai totale, c’era chi voleva interrompere il programma, chi pensava che fosse meglio andare avanti fino alla fine facendo finta di niente, l’editore di Bill aveva chiamato l’agente urlandole offese che sarebbero state eccessive anche per Giuda Iscariota e Adolf Hitler, lei aveva risposto difendendo Bill e mandando a cagare l’editore, l’assistente di studio si era lanciato verso Richie entrando nell’inquadratura e il gobbista l’aveva afferrato trascinandolo indietro dando origine a uno dei filmati di Youtube che avrebbero spopolato per settimane. Intanto Bill e Richie continuavano a parlare tra loro fregandosene delle telecamere, totalmente presi dai loro ricordi che ogni minuto di più si accavallavano nelle loro menti.
E poi, quando a Derry, un centinaio di metri sotto a Derry, a dire il vero, It sprizzò come acqua frizzante dal corpo di Bob Gray redivivo e scivolò come melma fino a riunirsi al suo corpo, quando il ragno che non era un ragno ricominciò a muoversi e si palesò nella sua forma di clown a Bobby per ringraziarlo, allora tutto tornò in mente ai due uomini seduti uno a fianco all’altro e per un attimo entrambi pensarono di morire, lo sperarono forse.
Ma non accadde. Il terrore li galvanizzò, si sentirono di nuovo giovani, ragazzini intrappolati per sbaglio nel corpo di due anziani vestiti eleganti e seppero cosa dovevano fare.
- Vado? – chiese Richie a Bill, perché Bill era il capo, lo era stato allora e lo era anche adesso.
- Vai Boccaccia. T-t-tocca a te. –
Richard Tozier guardò in camera con una faccia seria che il suo pubblico non conosceva, poi sorrise e disse: - Ci vediamo a Derry, ragazzi. È tornato. – poi sorrise e disse: - Pubblicità. – e appena le telecamere furono spente scoppiò il pandemonio.
Mentre Richie tentava di calmare i produttori e lo staff, Sandra, l’agente di Bill, gli si avvicinò col telefonino in mano, lo teneva come se fosse stato ricoperto di vermi. Non aveva lo sguardo incazzato che si sarebbe aspettato, sembrava che stesse per piangere. Lui capì subito.
- Audra. – disse, poi prese il cellulare.

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