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martedì 31 luglio 2012

Ecco il capitolo XVIII, Comincia il macabro valzer.

XVIII

Il bambino ucciso dall’esplosione del water nel bagno della sua casa in Canal Street a cui accennava il trafiletto sul News e di cui racconteremo dopo, non era stata la prima vittima del “nuovo” It. Era stato solo la prima vittima di cui fosse stato ritrovato il corpo. Aveva fame It, molta fame, e il sabato dopo essere risorto decise di fare una sortita nel suo territorio di caccia preferito, i Barrens.
L’area dei Barrens, come gran parte del centro della città, era stata devastata dall’alluvione dell’85 e la zona dove Bill Tartaglia nascondeva la sua sferragliante Silver era stata poi trasformata in un parcheggio.
Si trovava in una zona di uffici e negozi ed era quindi un parcheggio molto affollato nei giorni feriali in ora diurna e praticamente deserto al sabato sera. In fondo al parcheggio c’era una siepe di arbusti vari, tra cui anche dei rovi pieni di spine, e subito al di là una breve scarpata e i Barrens.
Come chiunque di voi potrà capire il terreno sotto alla siepe, e naturalmente anche i rami più in basso, erano addobbati di preservativi usati, essendo quello uno dei posti migliori per parcheggiare la macchina e darci dentro con la reginetta del liceo.
Ed era proprio per questa ragione che il diciassettenne Anthony Jones stava dirigendo in quel parcheggio l’auto del padre, una Toyota Prius di tre anni. Certo, farlo in una Plymouth del ’58 o giù di lì sarebbe stato molto più scenografico, ma ognuno vive nel secolo che si merita. Accanto a lui c’era la sedicenne Emily Baker, cheerleader e campionessa di spelling al tempo delle elementari, nota ora ai più col nomignolo di Tettedoro, tette che erano poi la ragione principale che avevano spinto Anthony a portarla fuori per un frappé corretto.
Sicuro che avrebbe trovato il posto occupato, perché c’era un unico punto del parcheggio che andava bene per quello che lui aveva in mente, cioè il punto in fondo a destra, dove le siepi facevano angolo e il lampione rotto non illuminava tutto con la sua fastidiosa luce arancione, entrò nel parcheggio e si guardò intorno. Fece due giri del parcheggio a passo d’uomo per controllare che non ci fosse nessuno, il posto era libero!, e poi si avvicinò alla postazione.
- Qua? – chiese Emily.
- Sì. Perché, c’è qualcosa che non va? –
- In mezzo alle siepi che danno sui Barrens? –
- Sì. – vedeva che non le piaceva l’idea. E la sua bimestrale esperienza con le donne gli diceva che non c’era nessuno di più rompicoglioni al mondo di una pollastrella che non è convinta.
- Ma non c’è proprio un altro posto? –
- Be’, in camera mia, ma glielo spieghi tu a mia madre? –
Emily rise, bene, se ride non è troppo incazzata, poi disse: - Ma no, scemo. Dicevo un altro posto meno nascosto. Qua sembra da film horror. –
- Ah. Ma allora hai paura! – disse lui, si mise tutto impettito dando una capocciata nel tettuccio dell’auto, si riabbassò ridendo e disse: - Ma di cosa hai paura? Del mostro? L’hanno preso Gray, non l’hai letto? –
- Certo che l’ho letto, stupido. È solo che … non mi piace qui, ecco tutto. –
- Vuoi che ce ne andiamo? – chiese lui con la faccia più da cocker che riusciva a fare.
Emily guardò fuori dal finestrino e vide il parcheggio totalmente deserto. Anche la strada era deserta. Davanti e a sinistra c’erano quelle orrende siepi. Oltre le siepi i Barrens. Sbuffò e lo guardò. Era bello, e baciava davvero bene. – Ma no, dai! –
Lui si tolse la cintura di sicurezza e le accarezzò la guancia. Liscia come il velluto, ce l’aveva già duro. Si avvicinò per baciarla e sentì il suo alito alla fragola, doppio frappé fragola e limone, tre dollari e mezzo, spesi da lui, naturalmente. Lei sorrideva e si passò volutamente la lingua sui denti. Cominciarono a baciarsi così, senza dire troppe parole, che a volte sono di troppo, no? Le poggiò una mano sulla spalla, la fece scendere lentamente sul braccio e, mentre le loro lingue facevano una specie di lotta greco-romana la spostò sul seno. Tettedoro pensò con notevole soddisfazione mentre le faceva passare l’altra mano sotto alla camicetta e le sganciava il reggiseno.
Ora sentiva anche la punta di rum che le aveva versato nel frappé, l’aveva portato da casa dentro a una bottiglietta dell’acqua minerale e mentre le rovistava il palato molle con la lingua e le impastava il seno sinistro come pasta da pizza, sentì la mano di lei scivolarle sul pacco. “ E dai!” pensò preparandosi a scavalcare la leva del cambio, quando lei si irrigidì e urlo: - Chi cazzo era quello? –
Rimase un attimo interdetto, il seno di lei adagiato morbidissimo nella sua mano, poi si svegliò dall’incantamento e disse: - Cosa? –
- Là fuori. – disse lei indicando la siepe alla sua sinistra. C’era qualcuno che ci guardava. –
Anthony si sporse verso il finestrino passando sopra di lei e ne sentì il profumo. Mamma mia che profumo che aveva, faceva pensare a letti sfatti e pelle rosea e sudaticcia. – Non vedo niente. –
- C’era una faccia lì. Ci guardava. –
- Aveva un impermeabile giallo e un uncino al posto della mano? – le chiese sarcastico e capì di averla fatta grossa. Non fare mai capire alla pollastra che la consideri stupida. Si incazzano e non te la danno più.
- No, non aveva un uncino, stronzo! –
- Aspetta un attimo. – disse lui, si aggiustò come poteva la maglietta, tentò di riposizionarsi l’uccello nella postura da camminata e uscì dall’auto.
- Attento! – disse lei e lui si voltò sorridendo. Si avvicinò alle siepi girando intorno all’auto, infilò le mani tra i rami e – Cazzo che male! – disse dividendoli.
- Cosa c’è? – gli chiese lei tirando la testa fuori dal finestrino.
- Spine. Cazzo che male, sanguino. –
- Oh! – disse lei. Sembrava più calma, e quell’ “Oh” sembrava promettere un qualcosa di simile all’infermiera sexy.
Lui guardò di nuovo nella siepe, aveva sentito un rumore, aguzzò lo sguardo per vedere nel buio, ma c’erano solo silenzio, se si può definire silenzio la brezza tra i rami e l’acqua che scorreva a una quindicina di metri.
- C’è qualcuno? – chiese ad alta voce e per un attimo si sentì il fesso dei film horror, quello che sta in macchina a pomiciare con la ragazza, ah-a!, esce perché lei ha sentito qualcosa, ah-a!, si inoltra tra le frasche, ah-a!, e viene infilzato dal maniaco con l’uncino che poi lo appende sopra l’auto a sgocciolare per bene. Era paura, quella? Aveva paura di cazzate simili? Cazzo, gli era venuto piccolo come il mignolo del piede.
- Non c’è niente. – le disse girando a passo (non troppo) svelto intorno all’auto e riinfilandosi dentro. Chiusa la portiera si sentì più tranquillo, l’auto era calda e satura del profumo di Emily. Non si era neanche riallacciata il reggiseno, cazzo, aveva la camicetta sbottonata per metà e lo spettacolo era davvero … - Niente! – e le sorrise.
Ricominciarono a baciarsi ridendo delle loro paure infantili e le loro mani tornarono dove si erano fermate prima. – Emily! – le disse mentre lei gli slacciava la cintura, una mano di lui sul seno e l’altra che le scendeva sulla schiena verso l’inizio dei glutei.
- Cazzo! – urlò lei staccandosi con violenza e lui si girò subito. Con la coda dell’occhio vide davvero un ramo muoversi. Poteva essere il vento, poteva essere stato lui a spostarlo e ora era tornato al suo posto. Poteva, sì. Ma si era mosso.
- Ma chi cazzo … - disse riallacciandosi la cintura, poi accese i fari. La siepe si illuminò a giorno mettendo in mostra tutta la sua decorazione di preservativi appesi come bocce di Natale.
- Vedi niente? – le chiese.
- Ora no, ma c’era una faccia, ne sono sicura. –
- Va bene. Ora scendo e gli spacco il culo! – e poggiò la mano sulla maniglia della portiera.
- No. – disse lei prendendolo per un braccio. Era spettinata, bellissima.
- È un guardone, capisci, ora lo prendo e gliela faccio pagare. – ma malgrado l’incazzatura non è che avesse poi tutta questa voglia di infilarsi tra quelle siepi. Continuava a ripensare al fesso dei film che finisce a sgocciolare sangue sulla sua auto appeso per i piedi.
- No, Tony. Andiamo al bar e prendiamoci un altro frappé. Dai! –
Si guardò intorno, aveva voglia di spaccargli la faccia a quel porco, ma aveva anche paura di uscire. Un frappé? Ma sì, dai. – Andiamo, magari poi andiamo a vederci un film al drive in. – non si poteva scopare al drive in, al massimo sbaciucchiarsi un po’, ma dopotutto …
- Va bene. – disse lei, e sorrise. Lui avviò il motore, innestò la retromarcia e si allontanò. Ma sì, dai, sarebbero andati al drive in, chi se ne frega del parcheggio. E si allontanarono nella notte.

- Cazzo! Ma potevi starci attento, ancora un po’ e quello scendeva a spaccarci la faccia! – disse Wally, un tredicenne che aveva sentito a scuola da amici comuni che Emily Tettedoro Baker quella sera sarebbe andata con Tony Jones a farlo. E l’unico posto per farlo in macchina era lì.
- È che non vedevo niente! – disse Jimmy Rispoli, un dodicenne che seguiva Wally come un cagnolino ammaestrato.
- E infatti non abbiamo visto niente. – disse Wally che era incavolato da far paura. – Ma che ti credi, di poter appoggiare il naso all’auto? –
- Ma c’avevo un ramo davanti! –
- C’avevo un ramo davanti. – gli fece il verso Wally parlando con voce stridula. Era Tettedoro, cazzo, Tettedoro e gliela avrebbe data! –
- E ora? – gli chiese Jimmy che era molto avvilito.
- E ora? Ora ce ne andiamo a casa, cavolo! – e uscì attraverso la siepe e si incamminò verso casa. C’era CSI, se faceva in fretta vedeva almeno il secondo episodio. Ma guarda te quel fesso … - ‘notte Jimmy! – gli disse voltandosi un attimo, poi attraversò di corsa la strada.
Jimmy rimase lì dietro alla siepe per un attimo chiedendosi se dovesse passare fuori, cinquecento metri buoni prima di arrivare a casa, o se gli convenisse attraversare i Barrens. Guardò in alto, c’era la luna, non più piena, ma quasi. Si incamminò tra i cespugli bassi pensando a cosa avrebbero potuto vedere se fosse stato un po’ più attento. Doveva essere davvero una gran fica Tettedoro, si sarebbe tolta la camicetta e … e scivolò sul terreno scosceso e ricoperto di foglie marce. Scivolò sul sedere per un bel po’ andando a cadere circa dove cinquantaquattro anni prima era caduto uno dei più famosi architetti del mondo. Rise istericamente, lo faceva sempre cadendo, poi si guardò intorno.
Era coricato sotto a dei rami bassi, era in fondo a un fosso e la luce della luna lì non c’era. Tentò di alzarsi e rimase avviluppato nei rami. Si sentì come quello di quel racconto di Poe che aveva letto a maggio a scuola. Gli mancavano solo un pendolo affilato a volteggiare sul petto e i topi.
I topi? Altro che topi, cavolo, ratti. Jimmy odiava i ratti, cavolo, avevano quelle code rosa che gli facevano davvero schifo. Tentò di rialzarsi dal terreno umido e viscido e di nuovo un ramo lo tenne giù. – Cavolo! – disse, quando sentì dei fruscii intorno a lui. Fruscii tutto intorno a lui, ovunque, e rumore di piccole unghie, minuscole unghie che colpivano il terreno a ogni passo.
- Cavolo! – disse tentando di nuovo di alzarsi, ma la mano gli scivolò e finì ancora più in basso, i rami dei cespugli che lo schiacciavano a terra. Quei fruscii erano sempre più vicini. E c’era dell’altro, squittii. Erano topi, topi ovunque. Entrò nel panico più totale e a ogni tentativo di alzarsi finiva solo per scivolare più in basso e ferirsi le mani e la faccia contro i rami. – Aiuto! – urlò sentendo qualcosa di morbido che gli passava sulla mano. Era morbido, pesante, peloso e caldo. Guardò in quella direzione e vide due occhietti che luccicavano nell’oscurità, occhietti arancioni.
- Cazzo! - urlò tentando di nuovo di alzarsi e battendo violentemente la testa in un ramo più grosso. Il sangue gli sgorgò dalla fronte e gli entrò in un occhio. Riuscì a scrollarselo, ma gli squittii ormai erano migliaia. Vedeva i loro occhietti, migliaia di occhietti arancioni intorno a lui, gli mordicchiavano i calzoncini, gli camminavano sulle gambe. – Aiuto! – urlò ormai in preda al terrore, quando i ratti gli salirono tutti insieme addosso. Camminavano su di lui schiacciandogli addosso le loro pance calde e pesanti, sentiva il loro odore di fogna e muffa. Uno lo guardava stando in piedi sul suo petto. Era argentato nella luce della luna. E aveva gli occhi arancioni. Per un attimo fu ancora così lucido da chiedersi quando avesse mai sentito di animali che al buio hanno gli occhi arancioni, poi i ratti lo aggredirono tutti insieme e perse il senno molto prima della vita.
Quando il suo corpo finì di sussultare i ratti scesero da lui e si arrampicarono uno sull’altro fino a formare una colonna. Cambiarono forma, divennero un clown, poi il clown afferrò Jimmy per un piede e cominciò a trascinarlo verso un cilindro di cemento delle fognature, tane dei Morlock li chiamava Covone, e se lo trascinò nelle fogne fischiettando.

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