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venerdì 9 novembre 2012

Voci.

VII

Dove i nostri eroi si asserragliano per resistere all’assedio.

Nicola, Daniele, Elena e Anna erano rimasti lì come inebetiti, ma quando il sole scomparve dietro ai monti e Mirko urlò di andare via, cominciarono ad andare all’indietro, fissando il pozzetto aperto da cui arrivavano grugniti e risate. Poi Nicola urlò: - Tutti nel bordello, presto! – e spinse gli amici, poi si mise sulla porta e vide decine e decine di vampiri che salivano senza fatica dalla cloaca. Allo stesso modo li vide emergere dai pozzetti chiusi lungo la strada, con i loro vestiti luridi, tuniche o divise napoleoniche che fossero.
I loro piedi si muovevano, ma sembravano non toccare terra, e i loro occhi rosseggiavano nel buio della sera, infissi in volti che di umano avevano solo i lineamenti, non l’essenza.
Li vide avvicinarsi con calma, riempivano ormai la strada, poi capì che lo stavano ammaliando, richiuse la porta sbattendola e urlò: - Qui non potete entrare! –
Crollò a terra con la schiena appoggiata allo stipite e vide che i suoi amici si erano raggomitolati in un angolo a tremare, come bambini che dovessero dormire da soli per la prima volta. Sorrise guardandoli, poi disse: - Questa è da raccontare. Diventiamo ospiti fissi ai talk-show. – e rise.
A una finestra vide i volti di alcuni vampiri che li spiavano senza poter entrare. Molti erano degli antichi romani, tra cui anche un neonato che si librava a un metro da terra, ma uno era un ragazzo in jeans e maglietta, un tredicenne uguale sputato al tizio coi capelli bianchi che aveva consigliato loro di non passare lì la notte, perché lui lo aveva fatto da ragazzo una ventina d’anni prima.
- Ho visto tuo fratello. – disse ribaltando un tavolo e sistemandolo contro la finestra per non vedere quelle cose – Non penso che voglia mandarti un saluto. – voltandosi vide che gli altri tre erano ancora più terrorizzati di prima, tremanti e con gli occhi persi. Sicuramente sentivano voci nelle loro teste, anche lui le sentiva appena smetteva di muoversi o di fare qualcosa.
- Sono le sei e mezza! – disse ad alta voce – Dobbiamo occupare il tempo fino all’alba! –
Lo guardarono inebetiti, poi Anna disse: - È inutile. – e Elena aggiunse: - Entreranno e andremo con Mirko. –
Daniele parlò senza riuscire ad emettere alcun suono, poi, con uno sguardo totalmente assente disse: - Forse non è troppo brutto poi, basta invitarli ad entrare. –
Nicola li schiaffeggiò uno dopo l’altro, facendosi male alla mano, poi urlò: - Cazzo! Svegliatevi! Vi stanno ipnotizzando. Guardatemi! Parlatemi! – Li scrollò e dovette dare un altro schiaffo ad Elena, ma alla fine li aveva risvegliati. Fu felice di vedere di nuovo un vero terrore nei loro occhi, era l’espressione che una persona sana di mente avrebbe dovuto avere in quella situazione.
- Forse le ragazza vogliono sentire una storia … - disse dando una pacca sulla spalla a Daniele – Una notte dovrebbe bastare per raccontare tutto Il Signore degli Anelli. –
Daniele annuì, rimase in silenzio, incapace di cominciare, guardando ora allo spicchio di finestra da cui si affacciavano volti famelici, ora alla porta che dava alle stanzette delle prostitute. – Dai! – disse Nicola mettendosi tra lui e la finestra – Qui siamo al sicuro. Ora comincia tu, io continuerò dopo. –
Daniele si schiarì la voce tossendo, poi cominciò a parlare quasi sussurrando: - Tutta Hobbiville era in fermento nell’attesa del compleanno di Bilbo Baggins … - e, col passare dei minuti, la sua voce divenne sempre più chiara e ferma e quelle voci nelle loro menti cominciarono a essere sovrastate ed eclissate dalle splendide visioni della Terra di Mezzo.

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