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giovedì 16 agosto 2012

Capitolo 34, Ben e Stan

XXXIV

Stan se ne stava seduto sul patio a guardare le stelle, anche se il cielo di Los Angeles è una vera chiavica, troppo smog e troppe luci artificiali.
- C’è più fresco qui, eh? – disse un uomo dietro di lui.
Si voltò di scatto e vide Hanscom che se ne stava in piedi appoggiato allo stipite della porta. Era un uomo alto e magro, una corta barba grigia a rendere più autorevole la faccia.
- E sì. –
Hanscom non disse nulla per un bel po’, Stan era un po’ a disagio. Poi disse: - Vi ci siete proprio ritrovati in mezzo! –
- Cosa? –
- Tu e Rachel, in questa storia. È come se foste stati sorteggiati come vincitori in un concorso a cui non vi eravate iscritti. E non è che il premio sia poi ‘sto gran che. –
Stan rise piano. Gli era simpatico Hanscom.
- Non è che per noi sia diverso. Non l’ho chiesto io di stare su quel ponte in inverno, con la mummia che mi inseguiva. E tuo padre non stava certo cercando il Rodan alle Ferriere quel giorno. È solo che noi ci stiamo dentro da prima. –
Non parlarono per un altro po’, poi Hanscom si sedette vicino a lui. Allungò una mano e disse: - Io comunque sono Ben! –
- Lo so. – disse Stan rispondendo alla stretta.
- Lo so che lo sai. Solo che quando mi guardi c’hai scritto in faccia “Signor Hanscom”. Io sono solo Ben. –
- E io Stan. –
- Certo agente Hanlon. – e risero. Una risata sincera, da vecchi amici.
- Mi dispiace per tuo padre. Per la morte e per quel fatto di un po’ di giorni fa. –
Stan non rispose subito. Quando parlava della morte del padre poi gli veniva sempre da piangere. E non gli piaceva piangere davanti a un uomo appena conosciuto, anche in quella situazione. – Ha sofferto un bel po’. Purtroppo. –
Ben sospirò, guardò la città che si stendeva sotto di loro, un’enorme distesa di luci gialle e rosse. Un vero e proprio mostro. – Mi dispiace non esserci stato. Avrei voluto ricordarmi di lui. Maledizione! –
- Perché It gli ha fatto quella cosa? Perché cazzo? Era morto! –
- Vendetta. Tuo padre lo ha fatto soffrire, tuo padre lo ha spaventato. Penso che It non sia diverso da un bambino capriccioso. È abituato a fare quello che vuole e si incazza con chi glielo impedisce. E poi voleva spaventare te e noi. –
- Capisco. –
Ben si grattò la tempia con un dito, sbadigliò e disse: - E comunque non penso sia stato It. –
- Cosa? –
- Cioè, non direttamente. Per certi lavori semplici usa degli scagnozzi. Ai nostri tempi c’era Henry Bowers. –
- Un suo cugino ha partecipato al linciaggio. Un bel po’ di ‘sti bozzi me li ha fatti lui. –
- Diciamo che se nascesse una malattia che uccide tutti i Bowers del pianeta, e solo loro, non mi metterei a studiare medicina per trovare la cura. – disse Ben.
- Neanche io. – disse Stan. Rimase in silenzio a pensare per un po’, poi disse: - Però Bowers mi sembra troppo cretino per fare una cosa così complessa. –
- E allora ci sarà qualcun altro. – disse Ben – It trova sempre qualcuno debole o incazzato o pazzo. È il suo modo di agire. –
Stan ripensò a quel giorno al cimitero. C’era uno che li guardava, lui e la madre. – Chambers! Il padre delle bimbe. Quello del linciaggio. –
- Ha ragioni per avercela con te? –
- No. Cioè, sono io che ho arrestato Gray. It potrebbe convincerlo che io sono stato troppo lento o che … -
- Come minimo gli è apparso sotto forma delle figlie. Pensa un po’: te ne stai lì in casa da solo, ad ascoltare il rumore del silenzio di due figlie morte, poi ti riappaiono e ti dicono che c’è un colpevole ancora vivo, magari ti dicono che quel poliziotto poteva salvarle … -
- Cazzo! –
- Esatto, Stan. Cazzo! –
- Potrebbe non aver finito. C’è mia madre lì a Derry. –
- Carole Danner? –
- La conosci? –
- Veniva a trovare tuo padre in ospedale nell’85. Se non glielo avessi detto io a quel fesso che lei era innamorata cotta, tu saresti ancora in cielo con le aluccie, Stan. Gran bella donna, se non ti offendi. –
Stan sorrise arrossendo, poi disse: - Pensi che corra dei pericoli? –
- Ha un posto dove andare? Dei parenti, una casa lontana da Derry? –
- Ha una sorella che vive nello stato di New York. La invita sempre per l’estate e lei trova sempre una scusa per non andare. Non è che si amino alla follia, capisci? –
- Come Bev e mio figlio Eddie. Se sono lontani si parlano al telefono e si mancano. Se sono nello stesso fuso orario cominciano a litigare. Roba da tirargli il collo, prima a uno e poi all’altra. –
Stan rise e diede una pacca sulla spalla a Ben. Strano per uno riservato come lui, ma cosa c’era di non strano nella sua vita negli ultimi giorni dopotutto?
- Credi che sia meglio avvertirla? –
- Male non fa. E poi fa bene litigare con una sorella ogni tanto. Dicono, io sono figlio unico. –
Stan si alzò e disse: - Le telefono subito. – e tirò fuori di tasca il cellulare. Cercò il numero in rubrica e schiacciò il tasto verde. Al quarto squillo, quando cominciava a preoccuparsi, Carole Danner gli rispose. – Ciao Stan. È successa una cosa … - disse lei con voce preoccupata.

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