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giovedì 30 agosto 2012

Capitolo 48, i Perdenti (nuova formazione).

XLVIII

- Scusate la mia ignoranza, - disse Rachel – Ma che diavolo sarebbe uno scolmatore? – e intanto scendeva con grande attenzione la scoscesa stradina che portava alle sponde del canale in secca che andava poi a sfociare nel Penobscot a meno di mezzo miglio da lì.
- B-B-Ben, pensaci tu! – disse Bill che apriva la strada con una pila molto potente in mano. Accanto a lui camminava Stan che era l’unico tra loro ad aver visto la zona di giorno.
- È un canale artificiale che viene costruito, in questo caso sotto terra, in cui si scaricano le acque in eccesso di un fiume, perché non tracimino. Questo parte prima di Derry? –
- Sì. Appena prima di quello che chiamano il canale. – disse Stan – Poi circa ogni cinquecento metri sotto alla città c’è una bretella che collega il fiume allo scolmatore, per l’acqua che cade sul centro abitato. –
- Ah! E allora questo scolmatore porta sotto a Derry? –
- Porta diretti da It. – disse Bill. E finita la discesa si trovarono sull’argine in cemento armato del canale. C’erano delle luci molto fioche, giusto per indicare il dislivello, ma si riusciva comunque a vedere il fondo del canale. C’erano molti sedimenti, ghiaia e sassi, e in mezzo a loro erano cresciuti dei cespugli, rovi soprattutto.
Alla loro sinistra si apriva, grande come le fauci di una Moby Dick di tenebre, la bocca dello scolmatore. Una decina di metri di larghezza per quattro e mezzo di altezza. Un rivoletto d’acqua passava tra i sassi serpeggiando sul fondo in cemento. A massimo quattro passi dall’entrata la tenebra sembrava diventare solida.
- Tu ci sei mai stato? – chiese Ben a Stan avvicinandosi a lui e porgendogli il casco da speleologo e l’imbracatura con la bombola di carburo.
- Una volta, tre mesi fa. Si era perso un bambino e si pensava che fosse finito qua dentro. Ci hanno chiamato per dirci che era stato trovato a casa del padre separato quando avevamo fatto sì e no cinquanta metri. Rimane larga così anche dentro, almeno fino a lì. –
- E quanto c’è da qui a Derry? –
- Tre miglia circa. Va più dritto della strada. –
- Un’oretta di cammino, forse un po’ di più se c’è molto sporco. –
- Che voglia incredibile che ho di infilarmi qua dentro! – disse Richie passando avanti a tutti con l’ugello per l’acetilene già acceso. – Entrare qua dentro mi sembra la cosa più furba che abbia mai fatto in vita mia! –
- E sei ancora v-v-vivo? – gli chiese Bill.
- Lassù qualcuno mi ama, Dembrough, lo si capisce anche dalla mia bellezza da dio greco. –
- Ti ci hanno mai mandato, Tozier? – chiese Ben poggiandogli una mano sulla spalla.
- Dove Hanscom? A ritirare il premio Nobel per la bellezza e la simpatia? –
- No. A fare in culo. – disse Ben, poi, mentre tutti ridevano, accese anche il suo elmetto. Faceva luce sì e no fino a quattro metri davanti a lui, poi c’era un alone grigiastro di un metro scarso e infine il niente. Gli venne mente un antico autore romano che parlava di un tunnel dell’epoca, forse Cicerone. Diceva all’incirca così: “La tenebra era così fitta che le fiaccole non la dissipavano, la rendevano solo più scura.” E loro stavano per entrarci.
- Qualcuno di voi si ricorda cosa c’era là sotto? – chiese Beverly che era stata zitta fino ad allora.
- Cunicoli allagati e tanta merda. – disse Richie.
- E scheletri ammuffiti. – disse Ben.
- E It. – disse Bill.
- Sì, lo so. – disse Beverly – Ma nessuno si ricorda come fosse poi It? –
Ben si girò verso di lei e sembrò sul punto di rispondere, poi scosse la testa e disse: - No, cara. Buio totale. –
- Bene! – disse allora Stan caricandosi sulla spalla buona lo zaino e accendendo la sua luce – Mi sembra proprio in tema. Andiamo? – e si addentrò nella galleria buia.
Lo seguirono camminando in due file di tre, mentre la luce fioca della notte si perdeva velocemente dietro di loro e a fare loro compagnia rimanevano solo i cerchi di luce dei loro elmetti. Riuscivano, a tratti, a vedere le pareti della galleria, ma dall’eco che ripeteva i loro passi, capivano che era sempre molto larga. Non era tanto ingombra di terra e sassi, e l’acqua sul fondo era poco più di una pisciatina. Ogni tanto intorno a loro sentivano strisciare delle bestie, topi, ricci e serpenti che cercavano là dentro un po’ di fresco nell’estate torrida del Maine. E sopra di loro, un minuto sì e uno no, volavano nugoli di pipistrelli disturbati dal loro passaggio.
- Ma la notte questi topastri non dovrebbero essere fuori a cacciare zanzare? – disse sbottando Ben.
- E privarci del piacere di sentirceli sulle teste? – gli rispose Richie – Come ti ho detto, Hanscom, lassù qualcuno mi ama! –
- Più che altro laggiù qualcuno ti odia, Tozier, credimi! – disse Beverly.
- E non solo me. – disse ridendo – E non solo me, Bevvie. Ma ora gli andiamo a fare il culetto! –
- Che ottimista! – disse Bill che camminava davanti a loro accanto a Stan e che dava il ritmo alla camminata. Non vedeva l’ora di arrivare da It e di farla finita, a un modo o a un altro, ma non sapeva che a una cinquantina di metri da loro, appostato nell’oscurità, qualcuno li stava aspettando per impedirgli di raggiungere It.

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