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sabato 18 agosto 2012

Capitolo 36, il signor Chambers.

XXXVI

Luke Chambers era sempre stato ateo, ma è difficile rimanerlo quando le tue due figlie e tua moglie muoiono in rapida successione in un paio di giorni. Come succede ai malati in un reparto oncologico, l’idea di un aldilà dove ritrovare i tuoi cari scomparsi comincia a sembrarti molto più allettante e credibile. Però quella notte, seduto al buio su di una sedia nel salotto di Carole Hanlon, guardando gli spettri delle sue due figlie che giocavano a biglie sul tappeto, con la pelle grigia e gli occhi come luci di argento, Luke pensava proprio che quello in cui si trovava doveva essere l’inferno.
Aveva studiato Dante al liceo, ne aveva di idee bizzarre quell’italiano, ma che cosa fosse l’inferno, quello non lo aveva proprio capito. L’inferno è ritrovare le tue figlie morte e scoprire che sono diventate il male. L’inferno è dover sentire le tue figlie morte che ti chiedono di fare del male a qualcuno, di essere incredibilmente crudele con qualcuno a dire il vero, e non avere il coraggio di rispondere di no anche se sai che è sbagliato, perché saranno solo spettri, saranno malvagie, ma sono sempre Allison e Louise e se non le accontenti si metteranno a piangere, e tu non vuoi che piangano dopo la morte che hanno avuto, cazzo, no.
E l’inferno è anche dover lavorare in compagnia di una bestia come Harlan Bowers. Luke non pensava che si potesse essere contemporaneamente così cretini e così malvagi, pensava che le due cose fossero incompatibili. Anche Harlan parlava con uno spettro, un certo Henry, e la cosa strana era che a volte rispondeva al suo Henry ed erano state Allison e Louise a fare la domanda. Ecco, l’inferno è anche quando un cretino come Bowers prende le tue figlie morte per suo cugino Henry.
- Dammi un cinque Chambers! – disse Bowers entrando. Aveva uno sguardo ebete e trionfante, sembrava uno di quei gatti stronzi quando ti hanno fatto fesso e ti hanno mangiato il canarino.
- Cha cazzo vuoi, Chambers? Sta’ zitto! –
- Mitico, Chambers, troppo forte! –
- Cosa hai fatto? –
- C’era l’urna della cenere del negro, hai visto che l’ho portata di là, no? –
Ceneri, non cenere, ceneri, cazzo! Pensò Luke, poi gli chiese: - E allora? –
- L’ho aperta e l’ho buttata sul letto della moglie, e poi mi sono calato le braghe e c’ho cagato sopra! Le ho cagato sulla cenere del marito e sul letto! – e cominciò a ridere come lo scemo che era. Il brutto è che anche Louise e Allison ridevano, battevano le mani e facevano le capriole come dei clown. Ecco, l’inferno è quando le tue figlie morte tornano da te e trovano esilarante che un coglione abbia cagato nelle ceneri di un brav’uomo. –
- L’avevo visto in un film! – disse tutto fiero Bowers e Chambers se lo immaginò nei panni del gatto di De Niro in “Mi presenti i tuoi?”, ma Harlan continuò: - Era un film fortissimo, con un’auto assassina, e dei pazzi la distruggevano e per offendere il padrone ci cagavano anche dentro. Mitico! Troppo forte, davvero! – il film tra l’altro, se vi può interessare, era tratto da un vecchio libro di Bill Dembrough.
- Va bene, ora stai zitto un po’. – gli disse sentendo l’impulso di prenderlo per il collo per poi andarsene a casa con la testa sotto alle coperte, quando le bambine dissero: - Eccola! La troia sta arrivando! – e mentre Luke pensava che l’inferno è quando le tue figlie morte chiamano troia una donna, Bowers disse, guardando almeno settanta centimetri sopra le teste di Allison e Louise – Sì Henry, va bene! –
E rimasero zitti al buio sentendo un rumore di passi femminili che si avvicinava sul vialetto. Carole Danner stava arrivando, proprio come avevano detto le bambine. Stan Hanlon avrebbe sofferto per averle lasciate morire, la morte di sua madre lo avrebbe fatto soffrire.

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