Archivio blog

venerdì 3 agosto 2012

Capitolo XXI, Stan, Bev e Ben.

XXI

Carole Danner rispose al telefono per abitudine, perché per come si sentiva non aveva certo voglia di parlare con qualche sconosciuto che chiedeva i loro orari di apertura o se avevano l’opera omnia di H. P. Lovecraft, ma tant’è … rispose e la voce all’altro lato della cornetta chiese di parlare col signor Hanlon. Rimase un attimo in silenzio tentando di capire come potessero sapere che Stan era lì, poi pensò che forse aveva detto ai colleghi che sarebbe passato lì, o magari era una giornalista, con quello che era appena successo al cimitero … - Sì. È qui, glielo passo. – disse.
Posò la cornetta e infilò la testa nell’ufficio dove Stan si era seduto un attimo tentando di calmarsi. Quello che aveva visto al cimitero sembrava averlo provato ancora più di lei. Forse era per il trauma della notte in cui Gray … - Stan, ti cercano al telefono. –
- Qui? –
- Sì. Vai che è in attesa. –
Stan si alzò a fatica, sentiva dolori in posti nuovi a ogni movimento che faceva, sentiva male e aveva voglia di rompere la faccia a qualcuno. E aveva voglia di fuggire lontano, naturalmente, lontano da un posto dove c’erano palloncini che … - Sì, desidera? –
- Mike? – chiese la voce di donna al telefono.
Stan non rispose subito, dovette raccogliere le idee, poi cominciò: - Signora, mio padre purtroppo è morto l’anno scorso. –
- No! – un’esclamazione, c’era dolore in quella voce. Poi sentì che la donna confabulava con qualcuno, gli sembrò la voce di un uomo, nessuno dei due sembrava troppo giovane. – E come … - stava chiedendo la donna quando lui la interruppe – Lei è Beverly Marsh, vero? –
- Sì. –
- E parlava con Ben Hanscom? –
- Sì. Eravamo amici di tuo padre. –
- Lo so. Non l’ha ucciso lui, se vuole saperlo. È morto di tumore. –
- Quando dici lui … - chiese la donna – Tu sai di, cioè, cosa sai davvero? –
- It? Di It temo di sapere pure troppo, signora Marsh. È tornato tre sere fa, se mai se ne era andato, naturalmente. –
- E, ne sei sicuro? Come le sai queste cose? –
- Ho letto il quaderno di mio padre, non so se l’aveva visto. Era bianco fino a tre sere fa, le parole sono riapparse durante il terremoto. –
- O mio Dio. – disse la donna, poi la sentì riferire al marito qualcosa che lui non aveva capito.
- E poi ci sono stati Dembrough e Tozier in tv, li avete visti? –
- Sì. Anche loro erano del gruppo. –
- Lo so. Io ero con Rachel e abbiamo capito molte cose. –
- Chi è Rachel? – chiese la donna che sembrava sempre più agitata, sentiva in sottofondo la voce del marito che la tranquillizzava.
- Rachel Uris, è una dottoressa dell’ospedale. –
- È la figlia di Stan? – chiese la donna stupefatta – Ma Stan non aveva figli. –
- Rachel è stata concepita appena prima che lui … appena prima che si suicidasse. –
- E c’è altro? – questa era la voce dell’uomo.
- Sì, c’è altro, è scomparso un bambino, e un altro è morto nell’esplosione del gabinetto. –
- It. Senza dubbio. – disse l’uomo.
- Sì, e poi stanotte qualcuno ha distrutto … - e fu interrotto da un urlo disumano a fianco a lui. Era una ragazzina di quindici o sedici anni che stava leggendo qualcosa sul computer accanto alla scrivania di sua madre. – Un attimo. – disse al signor Hanscom – Vedo cosa succede. –
- Cosa c’è? – chiese alla ragazzina mentre tentava di far rallentare il suo cuore a velocità sub luce, aveva voglia di tirarle il collo. Tutti si erano girati a guardarla e anche sua madre era uscita dall’ufficio con gli occhi fuori dalla testa.
- È morta la moglie di Bill Dembrough. – disse la ragazzina, sembrava sull’orlo di una crisi di nervi – Io adoro Bill Dembrough, ho letto e riletto tutti i suoi libri. Mi dispiace troppo! – e cominciò in effetti a piangere.
Stan si girò pensando che a volte se piangi per uno sconosciuto, forse vuol dire che la vita ti va anche troppo bene, poi disse al telefono – Avete sentito? –
- Sì. – era di nuovo la donna. – C’entra sicuramente anche questo, anche lei era rimasta coinvolta ventisette anni fa. –
- Lo so. L’ho letto nel quaderno di mio padre. –
- Ma cosa hai detto che era successo al cimitero? – gli chiese Beverly.
- Una cosa orrenda. – disse lui, poi si guardò intorno, non c’era nessuno così vicino da sentirlo parlare, meglio. – Quando stamattina sono uscito dall’ospedale, mi ci ha mandato It, indirettamente, poi vi spiegherò, quando sono uscito comunque c’era il mio capo che mi aspettava. Era lì fuori nel parcheggio …

Nessun commento:

Posta un commento