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mercoledì 29 agosto 2012

Capitolo 47, Stan.

XLVII

Stan Hanlon aveva combattuto in Afganistan e aveva visto un bel repertorio di cose raccapriccianti, ma se pensava al vero terrore, come è probabilmente giusto, lo aveva vissuto la prima volta al cinema.
Aveva dodici anni e il suo professore di storia, un reduce del Vietnam, ecco il problema degli Stati uniti, troppi reduci di troppe guerre, aveva deciso di portare tutta la classe a vedere un film, anche se era vietato ai minori di tredici anni. Ma era amico del direttore del cinema, il cinema nuovo Aladdin di Derry, e così tutti gli scolari si erano trovati al buio a vedere Salvate il soldato Ryan di Steven Spielberg. Ecco, per Stan il vero terrore erano i minuti iniziali di quel film. Non i primi due, col vecchio Ryan che va sulla tomba del capitano, e neanche i venti successivi in cui si vedono i Tedeschi fare letteralmente a pezzi i soldati americani che sbarcano a Omaha beach. No. quello che ci sta in mezzo, quel breve lasso di tempo in cui i soldati sono imprigionati dentro ai mezzi da sbarco che si stanno avvicinando alla spiaggia.
La scena era quasi silenziosa, ricordava Stan mentre la macchina correva sul nastro d’asfalto che univa Bangor a Derry mentre il cielo diventava da rosso viola scuro e le stelle cominciavano ad apparire a est. Si sentiva solo il rumore delle onde, come ora solo quello del motore e del vento che entrava dal finestrino, e le voci dei soldati che pregavano e di quelli che piangevano e di quelli che invocavano la madre.
Ricordava benissimo lo sguardo di Tom Hanks, la sua mano che tremava come se gli fosse stata estranea, un soldato che vomitava in preda al terrore più nero. Ecco, per lui il terrore era lo sguardo di Tom Hanks in quel mezzo da sbarco, mentre la sua mano trema e il portellone sta per aprirsi.
Alzando un attimo lo sguardo si vide riflesso nello specchietto retrovisore interno, lo sguardo era senza dubbio lo stesso. Lo sguardo di un condannato a morte che vede il patibolo precipitare verso di lui. Guardò le sue due mani, entrambe bloccate, una nel gesso e l’altra dal corpo di Rachel che si era forse addormentata con la testa appoggiata alla sua spalla. Non tremavano. Ma Hanks non ce l’aveva mica la sua ragazza appoggiata alla spalla.
- Come va, Stan? – gli chiese Ben che stava guidando.
- Come se avessi vinto la lotteria. – e fece un sorriso a trecento denti.
- E avessi perso il biglietto subito dopo? –
- Eh! Proprio così. – disse , poi sentì il suo cellulare suonare. Mentre lo prendeva con molta fatica, svegliando intanto Rachel, vide il cartello “Derry 4 miglia” che passava veloce alla sua destra.
- Ciao Andy. – disse rispondendo, a chiamarlo era il suo collega Andy Gaunt, uno dei suoi migliori amici.
- Siete in strada Stan? – gli chiese Andy; parlava sottovoce e sembrava spaventato. Davvero un brutto tono di voce, da cospiratore.
- Siamo quasi a Derry. – gli disse Stan preoccupato.
- Fermatevi subito, accostate e stammi a sentire. –
- Fermati qui, Ben! – disse Stan, poi rivolgendosi a Andy: - Dimmi pure Andy. –
- Cazzo Stan! – e gli sembrò che stesse per piangere, cazzo, Andy che piangeva – Voglio che mi giuri di dire la verità, voglio che lo giuri sull’anima di tua madre, che possa bruciare all’inferno se menti! – e ora piangeva per davvero, e Andy era molto credente e non avrebbe mai scherzato sull’Inferno.
Stan guardò i suoi compagni che erano molto incuriositi e cercavano di afferrare qualcuna delle parole di Andy, poi disse: - Lo giuro, Andy, lo giuro solennemente. –
- Tu non c’entri con Bob Gray, tu non c’entri nulla con quei bambini morti? – gli chiese Andy come sputando un boccone che gli si era bloccato nel gargarozzo.
- A parte che l’ho arrestato, niente di niente. –
- Lo giuri? –
- Certo che lo giuro, Andy. Cazzo, Andy, ma che stai dicendo? –
- Stan, qui va tutto a catafascio, sono tutti impazziti. –
- Cosa sta succedendo, Andy? –
- Il capo Gardener. Ha detto che eri complice di Gray e Paniska, ha detto che hai degli altri mostri con te, e che state arrivando a Derry per uccidere altri bambini. –
- Cosa? – e prima di sentire la risposta riferì in poche parole quello che Andy gli aveva detto ai suoi compagni.
- Ci hanno ordinato di fermarvi. Dicono che siete armati e pericolosi, qui si stanno armando tutti fino ai denti. Nessuno lo ha detto chiaramente, ma l’ordine è quello di sparare a vista. –
- Grazie, Andy. Sei un amico. –
- Ma che sta succedendo qua, Stan? – gli chiese Andy piangendo.
- È Derry, Andy, Derry ha qualcosa di sbagliato. – gli disse Stan. –
- Mia sorella ... – disse allora Andy – La mia sorellina Sarah, mi ha detto che l’altro giorno, mentre giocava da sola in un capannone … mi ha detto che qualcosa la stava guardando. Qualcosa che sembrava Alien. È questo che intendi quando dici che Derry è sbagliata? –
- Sì, Andy. –
- Se venite qui vi ammazzeranno. Bloccano ogni via di entrata. –
Stan rimase un attimo in silenzio col cellulare in mano, guardò i suoi compagni mentre qualche macchina li superava sparendo nel buio che era ormai sceso. Poi disse: - A che distanza da Bangor siete? Dove è il posto di blocco? –
- Un miglio. –
- Grazie Andy. Sei un vero amico. – guardò gli altri facendo un cenno con la mano, alzò il pollice. E poi disse: - Andy, se puoi prenditi la tua famiglia e portala via da Derry. –
- Pensi che succederà qualcosa, Stan? –
- So che succederà, Andy, lo so. Addio, amico. – e chiuse il cellulare.
Li guardò tutti e vide che aspettavano una spiegazione, ma non c’era tempo per spiegare. Potevano anche stufarsi di aspettarli e venirli a cercare. – A un quarto di miglio da qui, - disse a Ben – C’è lo sbocco dello scolmatore. Lo hanno costruito dopo l’85 per prevenire le alluvioni. Possiamo entrare da lì. –
Si guardarono tutti aspettando che qualcuno prendesse la decisione, e naturalmente fu Bill a farlo. – Andiamo ragazzi. – sorrise e per un attimo apparve la faccia del bellissimo ragazzino che era stato – Ho sempre sognato di entrare in uno scolmatore! – e Ben mise in moto l’auto inoltrandosi nella strada buia.
Nessuno di loro si era accorto della Toyota che li aveva superati e che aveva accostato un centinaio di metri davanti a loro. Appena la superarono li seguì a fari spenti fino a che si fermarono accanto alla stradina che portava allo scolmatore. Anche quell’auto si fermò.

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