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venerdì 17 agosto 2012

Capitolo 35, Stan e Carole. (Il cap 35 e i seguenti sono praticamente parti di un unico capitolo)

XXXV

- Ciao Stan. È successa una cosa – disse Carole Danner al figlio che le aveva appena telefonato. Era davanti alla porta di casa di Stan, era andata a bagnare le piante d’appartamento e si era accorta che la porta era forzata. – Qualcuno è entrato in casa tua. –
- Cosa? –
- Ti hanno forzato la porta. Con un piede di porco o qualcosa di simile. –
- Tu dove sei, mamma? –
- Sono fuori. Ero venuta a bagnare le piante e stavo per entrare, quando ho visto che la porta era … vuoi che entro a controllare? –
- Mamma … Ascoltami bene! Ora tu risali in macchina senza girarti indietro e esci dalla città. Capito? –
- Cosa? Ma domani lavoro! –
- Domani fai ferie, ora Sali in macchina e vai da zia Henrietta. –
- Ma cosa dici, Stan, lo sai che io e Henrietta litighiamo tutto il tempo! –
- Mamma, ti fidi un po’ di me? Ti fidi almeno un po’ di tuo figlio che fa il poliziotto e se ne capisce un po’ di ‘ste cose? –
- Certo Stanley, certo! –
- Ecco. Allora tu adesso sali in macchina ed esci dalla città. Quando sei a Bangor o giù di lì chiami Henrietta e la avverti che stai arrivando. –
- E per la tua casa? Non bisogna chiamare la polizia? –
Stan ripensò al capo Gardener che dava distrattamente l’ordine di linciare Gray, con il povero agente Hanlon lì in mezzo a farsi ammazzare. Quella città era marcia, cazzo, marcia da capo a piedi. – Vattene via, ma’, ci penso io a quello. –
Carole andò verso l’auto, aprì la portiera e poi chiese al figlio, prima di entrare nell’auto – C’è qualcosa che non mi stai dicendo, Stanley? Mi sembri tuo padre quando aveva quelle strane idee sulla città e i suoi abitanti. –
Stan ripensò al linciaggio, al corpo di suo padre impalato sull’inferriata e a tante piccole cose che aveva osservato nel suo anno e mezzo di servizio. – Papà aveva ragione, mamma. Aveva totalmente ragione. Vattene subito senza voltarti. – e gli sembrò di essere la voce del signore che parla a Lot. Non gli venne da ridere, cazzo, non gli venne per niente da ridere. – Vattene subito da zia Henrietta, mamma, poi ti spiegherò tutto, ma ora vai! –
- Va bene, Stanley. Vado. – e chiuse il cellulare. Entrò nell’auto, mise la cintura e partì, andò verso la superstrada e, una svolta prima di imboccare l’entrata pensò a Mike. Sul mobile nel salotto c’era l’urna di Mike, lo avevano fatto cremare invece che rimetterlo nella tomba. L’idea era quella di spargere le ceneri nel Gran Canyon, dove avevano fatto la luna di miele, ma per ora era lì.
Ferma all’incrocio ripensò alle parole del figlio, alla preoccupazione quasi palpabile nella voce del figlio. E ripensò a Mike. Solo e indifeso in quell’urna. Svoltò a sinistra per tornare a casa, tanto doveva solo entrare un attimo, prendere Mike e uscire. Anche Stan sarebbe stato d’accordo, ne era sicura.

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