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lunedì 27 agosto 2012

Capitolo 45, Eddie e It.

XLV

La carcassa sanguinante strisciava su mani e ginocchia, lasciandosi dietro le dita che continuavano a staccarsi a ogni movimento. Poi cadde su un fianco mugolando pietosamente e, quando fu a pancia all’aria, anche il naso cadde scivolando lentamente sulla guancia e finendo in terra.
Respirava a fatica, gonfiava il petto e si sentiva un sibilo sottile che usciva dalla bocca e dall’ampia ferita che era stata il suo naso. E poi smise di respirare, sussultò una o due volte e poi i suoi occhi iniettati di sangue parvero perdersi oltre il soffitto della volta, quel poco dei lineamenti che aveva avuto finalmente rilassati dalla cessazione del dolore.
La zampa del ragno lo sfiorò. Niente, morto, kaputt. Lo scosse con più forza, ma il corpo rimase lì immobile. – Eh no, Eddie! – disse canzonandolo It, poi si concentrò e appoggiò sul viso stravolto dalla lebbra del bambino il suo muso. Neanche It sapeva bene cosa succedesse, ma sapeva che succedeva. Eddie sussultò, fu scosso come da un breve attacco di convulsioni e, mentre tutte le parti che il suo corpo aveva perso si riformavano dal nulla, aprì gli occhi e urlò. Rinascere sembrava molto più doloroso di morire. – Come va Eddie? – gli chiese It che aveva appena riassunto la forma del clown, parlava meglio quando era umano. – Ti sei divertito ad avere la lebbra? –
Eddie non gli rispose. Si rannicchiò stringendosi le ginocchia con le braccia, ansimando per la sua asma e piangendo. Aveva perso il conto delle volte in cui era morto, oramai non gli sembrava neanche più reale, perché quando non veniva torturato dormiva e sognava ancora It. Naturalmente il povero bambino era impazzito. Ricordava vagamente la sua vita fuori di lì, la sua vita da adulto, ma It lo teneva lontano da quel periodo. Era stato un uomo pavido, ma da bambino, prima di entrare nel gruppo dei Perdenti, era stato davvero terrorizzato da tutto. A It piaceva terrorizzarlo, e gli piaceva come stesse perdendo la speranza. Oramai soffriva sempre, anche quando non lo torturava.
E ora It aveva fame. Si ritrasformò nel ragno e avvolse velocemente Eddie nel bozzolo per poi cominciare a sollevarlo verso il suo posticino sulla ragnatela.
Si arrampicò agile sulle pareti con Eddie tra le fauci, poi camminò sul filo grande come un filo di lana arrivando al punto preciso che aveva scelto per Eddie. Attaccò il bozzolo e cominciò a scendere.
Gli piaceva torturare Eddie, da impazzire, ma aveva fame di carne nuova. C’era una bambina, era grassa e brutta, stava sempre sola. Le piaceva andare in una fabbrica abbandonata e fare finta di essere Ellen Ripley che lottava con Alien. L’aveva seguita già varie volte, aveva studiato i suoi giochi e le sue paure, le sarebbe apparso come un barbone, all’inizio, poi al barbone sarebbe esplosa la pancia e ne sarebbe uscito Alien. Sarebbe stato divertente vederla combattere e scappare, e poi aggredirla con quella bellissima bocca doppia a scatto. E, mentre già pregustava il sapore del cervello della bambina, mentre sentiva già il dolcissimo sapore del suo terrore, accaddero due cose.
Eddie cominciò a ridere. Rideva, il bambino, ma non era la risata di un pazzo. Era la risata gioiosa di chi vede la luce in fondo al tunnel, lo scoppio di gioia del sepolto vivo che sente scavare la terra sopra di sé. Eddie rideva perché Loro stavano arrivando.
Questa fu la prima cosa. La seconda fu che It ebbe paura. L’aveva già avuta ventisette anni prima, ma non pensava che sarebbe successo di nuovo. Li sentiva avvicinarsi, oramai a poche miglia da Derry, a poche miglia da lui, e tutto a un tratto capì che erano ancora forti. Forse non abbastanza forti per ucciderlo di nuovo, questo probabilmente no, ma anche nell’85 aveva pensato che non avrebbero più potuto fargli niente. Avevano ancora paura di lui, lo sentiva, ma non abbastanza da scappare, non così tanta paura da mettersi in un angolino a piangere disperati, in un angolino dove lui avrebbe potuto mangiarli in un solo boccone.
Stavano arrivando e volevano ucciderlo. E avrebbero potuto farcela, cazzo, e lui non voleva morire, non di nuovo.
Era tornato in vita una volta, era vero, e di nuovo lo avrebbe fatto, perché i Pozzi Neri e Derry avrebbero tentato di nuovo di collegarsi come la terra e il cielo quando c’è un fulmine, ma ci sarebbero stati di nuovo paura, sofferenza, morte, seppure momentanea.
It non lo voleva, proprio no. e se fossero scesi lì da lui, per quanto improbabile, sarebbe potuto succedere. La paura lo paralizzava, lo si sarebbe potuto chiamare un attacco di panico, se lui fosse stato una persona. Aveva voglia di ucciderli con le sue mani, questo sì, di sentire il loro sangue scivolargli addosso, ma se fossero arrivati lì davanti a lui, tutti e sei, avrebbero potuto farcela.
Si andò a rintanare nella sua tana, per la prima volta da sempre tremava, pensando a cosa avrebbe potuto fare, mentre quel maledetto Eddie Kaspbrak continuava a ridere. Quel suono gli trapanava la testa, come la filastrocca di Bill Dembrough o i nomi degli uccelli di Stan Uris avevano fatto tanti anni prima.
- Basta! – urlò con tutta la sua voce, la grande sala tremò e i bozzoli delle sue prede oscillarono nell’aria ferma. – Basta! – ripeté rendendosi conto di essere quasi sul punto di piangere – Basta! – urlò ancora, e poi decise di agire.
Doveva dividerli. Doveva spezzare il loro gruppo prima che arrivassero a lui. Avrebbe usato Derry, come sempre.
Gli abitanti di Derry non chiedevano altro di agire per difenderlo. Bastava nascondere quello che gli chiedeva con una sottile mano di trucco, dire che era per quello che uno aveva fatto o per una colpa nascosta. Sì, Derry li avrebbe uccisi per lui, almeno alcuni di loro, e lui si sarebbe occupato degli altri.
Erano a metà tra Bangor e Derry, non aveva molto tempo, ma gli sarebbe bastato. Sapeva da chi andare, e sapeva anche come presentarsi a quella persona. Sì, ci avrebbe pensato lui, non chiedeva altro mentre se ne stava lì a guardare la tivù mangiando dei ravioli in scatola. Non chiedeva altro che poter aiutare Derry, gli bastava una piccola bugia.
E poi, se qualcuno ne fosse uscito, ci avrebbe pensato Chambers. Sì, It cominciò a ridere, la paura era passata, lui avrebbe vinto e finalmente i Perdenti sarebbero morti tutti.
Si lanciò attraverso il suo regno di cunicoli a velocità folle, verso la casa del capo Gardener. Ci sarebbe arrivato in un lampo.

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